Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 22 ottobre 2010

Alemanno FASCISTA E LAZZIALE

I parcheggi a Campo Testaccio!


di Massimo Izzi   dalla rivista "Il Romanista"









Lì dove è nato e cresciuto un mito, là dove Masetti prendeva il nipote di Ferraris IV per sollevarlo verso la folla, dove lacrime e gioia hanno segnato il tempo di questa città, sta nascendo una grande area destinata alle auto!



Non ci voglio credere. Ero presente quando Franco Sensi nel 2000 inaugurò il nuovo campo a Testaccio. Quel giorno a salutare la rinascita della culla sacra ai romanisti c’era anche l’attuale presidente della Roma, Rosella Sensi.
 La ricordo come una giornata splendida, come un sogno, tutto bello, persino l’affannosa ricerca per ottenere l’accredito e vivere da vicino il ritorno di una leggenda. A rendere tutto più solenne la presenza di Naim Krieziu, l’ala del primo scudetto della Lupa. Naim a Testaccio aveva debuttato, era in campo nella gara d’addio. Ci teneva molto, me lo disse, ad essere lì, 60 anni dopo per chiudere il cerchio.
Dopo l’abusivismo, l’incuria, l’oltraggio fatto alla storia era il trionfo del bello, l’apoteosi del giusto.
Proprio in quei giorni, grazie all’aiuto di Daniele Lo Monaco e di Fabrizio Grassetti diedi alle stampe un libro che non a caso intitolai: Testaccio per sempre.
Il sottotilo a dirlo oggi sembra una beffa: "Storia dell’amore a lieto fine tra un quartiere e la sua squadra". Era il mio omaggio a quell’epilogo favoloso, alla
dimostrazione che a volte la ricerca del tempo perduto ha successo.
La Roma non se n’era mai andata da quei due ettari di terra. Per chi abitava a Testaccio il riferimento era sempre presente: "Ci vediamo dietro al campo della Roma...".
Campo Testaccio, dicevamo non se n’é mai andato, ma la sua memoria ostinata era affidata solo alla memoria, unica custode di quel tempio. Dopo l’inaugurazione del nuovo campo, Testaccio di colpo non era stato più solo un ricordo, un’evocazione, si poteva di nuovo attraversarlo, sporcarsi le scarpe con il gesso che segnava le linee del campo.
Sotto il Monte dei Cocci si poteva tornare a calciare in rete, come avevano fatto in passato Bernardini e il primo Amadei. Non avrei mai creduto di vivere così a lungo da vedere quel giorno, ma ero altrettanto certo che mai più quel paradiso giallo-rosso sarebbe scomparso.
Quando un amico, qualche giorno or sono, mi ha detto. «Hai visto che hanno fatto a Testaccio?» non gli ho creduto.
Sono andato a Via Zabaglia con la speranza di scoprire che si trattava di uno scherzo di cattivo gusto. L’impatto è stato scioccante. Enormi scavi hanno
trasformato il campo in terra battuta in un paesaggio lunare. Le porte abbattute, in parte sommerse dalla terra, sembrano sul punto di affogare travolte da
un orripilante naufragio.
Non mi vergogno a dirlo, mi sono arrampicato sul muro di cinta per riuscire a scorgere il lato sotto il cimitero degli inglesi. Lì c’erano ancora intatti i sottopassaggi che portavano dagli spogliatoi alla botola d’accesso al campo. Se le ruspe sono arrivate sin lì hanno cancellato per sempre il miglio verde della nostra storia, un’infamia imperdonabile.
Mi sono attaccato al telefono, e dopo alcuni riscontri una voce mi ha detto. «Dovrebbero costruirci un parcheggio». E’ un amico, lo mando a quel paese:
«Un parcheggio sotto al Monte dei Cocci.... sul campo della Roma?».
«Si» ... Non ci credo, ancora oggi non ci voglio credere.
Stanno vendendo i box, c’è un ufficio che si occupa di questo. Non credo che in quell’ufficio sappiano con quanto orgoglio la gente di questo rione, e tutti
coloro che si riconoscono nella Roma guardano a questo lembo di terra.
Masetti quando percorreva il sottopassaggio prendeva per mano il nipote di Attilio Ferraris e lo sollevava verso la botola d’uscita, verso la luce, verso il boato della folla.
Tutto questo lo vendono ... "Ampio box, zona centralissima". ... Francamente di cose sciagurate in questa città ne ho viste a bizzeffe. Pensavo di aver raggiunto il vertice quando la sede della Fortitudo è stata spazzata via, dopo un secolo di storia per far spazio ad una nuova sede della Lumsa. Mi sbagliavo, i box a campo Testaccio è qualcosa di peggio.
In superficie, secondo il progetto, con tecniche all’avanguardia verrà riallestito un campo. Non ho più parole.
Una ridda di voci, m’insegue, poi Tonino Cagnucci mi chiede un pezzo sulle ruspe a Campo Testaccio. Guardo il foglio e l’unica cosa che mi riesce di scrivere
è ... non ci credo.






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