Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 3 dicembre 2010

IL DOSSIER SULLA RIVOLTA STUDENTESCA

a cura di Fabiana Stefanoni, insegnante precaria della Lega internazionale dei lavoratori



Dopo le mobilitazioni della settimana scorsa, la cui radicalità è efficacemente sintetizzata delle immagini degli studenti che hanno assaltato il Senato, le lotte contro il Ddl Gelmini sono di nuovo esplose con forza martedì, il giorno della votazione finale in aula. Almeno un milione di studenti, ricercatori, precari, docenti sono scesi in piazza per dire no ai tagli e alla drastica accelerazione dei processi di privatizzazione dell’istruzione pubblica. Dopo il taglio di 180 mila lavoratori precari della Scuola, il blocco degli scatti stipendiali per i lavoratori del pubblico impiego (insegnanti e ricercatori inclusi), la distruzione dell’istruzione pubblica secondaria con la cosiddetta “riforma” delle Scuole superiori, è ora la volta della cancellazione definitiva dell’università pubblica.
 
Centrodestra e centrosinistra uniti nelle privatizzazioni
Dopo decenni di leggi bipartisan (da Berlinguer a Fioroni per il centrosinistra, dalla Moratti alla Gelmini per il centrodestra) che hanno smantellato la scuola pubblica e accelerato i processi di privatizzazione, oggi il governo Berlusconi infligge il colpo finale all’Università statale. Il Ddl che è stato approvato prevede il drastico taglio dei finanziamenti agli atenei: quelli con i bilanci in rosso non solo vedranno ridimensionate le risorse economiche ma rischiano il commissariamento. Verranno introdotti in tutte le università dei consigli di amministrazione, aperti alla partecipazione di banche e imprese, che trasformeranno l’istruzione universitaria in un’occasione di investimento per il capitale privato. La conseguenze immediata sarà un aumento stratosferico delle rette universitarie: per compensare i tagli del governo le tasse si innalzeranno sensibilmente, con la conseguente impossibilità per i figli della classe operaia di accedere a una formazione universitaria.
Tutto questo è la logica conseguenza delle leggi di autonomia varate precedentemente dai governi di centrosinistra: anche per questo sono ipocrite e ridicole le esternazioni dei vari Bersani, Vendola, Di Pietro e Ferrero a sostegno dei ricercatori e degli studenti. Per fare un solo esempio, il decreto che ha per primo trasformato gli istituti scolastici in fondazioni di diritto privato porta il nome proprio di Bersani (la stretta di mano del segretario del Pd ai precari della ricerca è come il bacio di Giuda!).
A tutto questo vanno aggiunti sia il taglio delle borse di studio (ormai si parla solo di qualche “prestito” a vantaggio dei più… “meritevoli”) sia il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato dei ricercatori (si parla di contratti triennali rinnovabili per solo due volte, dopo o si è assunti – prospettiva decisamente improbabile, visto il blocco del turnover – oppure licenziati). La beffa sta nel fatto che, mentre aumenta il carico di lavoro per i docenti precari, diminuiscono gli stipendi e le garanzie per il futuro: è in atto il licenziamento senza liquidazione di migliaia di borsisti e dottorandi che hanno svolto per decenni attività di ricerca in cambio di misere borse di studio.
 
L’esplosione delle lotte: un monito per governi e padronato
In tutta Europa le lotte studentesche stanno esplodendo con una forza che non si vedeva da decenni. A Londra le manifestazioni studentesche sono pressoché quotidiane, con tanto di assalto ai palazzi governativi. In Francia, in tutte le città, esistono coordinamenti di lotta tra operai e studenti. Anche in Italia in questi giorni masse di studenti, insieme a ricercatori e docenti precari, hanno invaso le strade e le piazze delle principali città italiane. Nella sola giornata di martedì centinaia di migliaia di giovanissimi hanno letteralmente, parafrasando uno degli slogan lanciati in questi giorni, “bloccato le città”: a Bologna migliaia di studenti hanno creato una barriera umana sull’autostrada, a Pisa, Genova, Padova, Cosenza le stazioni dei treni sono state invase dall’onda studentesca. Sono centinaia e centinaia le facoltà e gli istituti superiori occupati: si sono mobilitati anche quegli atenei, come Bergamo e Brescia, che negli ultimi decenni non avevano conosciuto alcun momento di protesta. Significativamente, la forza d’urto delle lotte studentesche ignora anche l’inasprimento delle leggi di sicurezza voluto da Maroni (con le pesanti sanzioni penali inferte a chi blocca il traffico e la viabilità): è la dimostrazione che solo con la mobilitazione di massa si possono ribaltare i rapporti di forza. Come la settimana scorsa, il centro della protesta è Roma. Gli studenti, in massa, hanno cercato di assediare il Parlamento: la polizia, schierata in forze, ha bloccato la fiumana umana sbarrando l’ingresso di Montecitorio con le camionette. Ma gli studenti non si sono fermati e hanno cercato di rovesciarle.
 
E ora sciopero!Gli slogan degli studenti dimostrano una maggiore consapevolezza rispetto agli anni passati. Le sconfitte subite, incluso l’avvenuta approvazione del Ddl proprio nella giornata di martedì, dimostrano ai giovani che non è lecito aspettarsi nulla dai partiti di governo né dai loro interlocutori parlamentari e governativi. Per questo oggi gli studenti gridano: “noi la crisi non la paghiamo” o “riprendiamoci il futuro”. Tra le parole fa capolino la consapevolezza che questo sistema economico e sociale non offre nulla alle giovani generazioni. Ma nessuna rivendicazione potrà trovare ascolto o essere vincente se la lotta degli studenti non si salda a quella dei lavoratori. Occorre costruire un grande sciopero generale europeo, a partire dal quale dare vita a un percorso di lotte a oltranza che, con l’occupazione delle fabbriche e la creazione di comitati di lotta in tutti i luoghi di lavoro, rovesci i rapporti di forza a favore delle masse proletarie. La crisi del capitalismo mostra, sulla pelle dei giovani e degli operai, che solo l’abbattimento di questo sistema economico e la costruzione di un’economia socialista potranno garantire un futuro alle giovani generazioni.
 
Riportiamo alcuni brevi reportage di lotta, inviati al nostro sito dai compagni e dalle compagne
di Alternativa Comunista attivi nelle mobilitazioni studentesche
 
Roma: assalto al Parlamento! Corrispondenza di Claudio Mastrogiulio, studente dell’Università La Sapienza di Roma
Gli studenti, con tutta la loro radicalità, finalmente irrompono nello stantio panorama politico italiano. In particolare a Roma, migliaia di studenti medi e universitari hanno paralizzato la città. Il corteo degli universitari è partito in tarda mattinata dall’università La Sapienza, per percorrere gran parte della città, fino ad arrivare nei pressi di Montecitorio. Il dispiegamento di forze ordinato dal titolare dell’Interno Maroni è stata una provocazione inaccettabile a cui il corteo ha giustamente risposto con il tentativo di violare la cosiddetta “zona rossa”. La polizia, non sapendo far altro che manganellare chi lotta per i propri diritti, ha caricato la folla inerme ed ha addirittura fermato uno studente. Successivamente, il corteo si è spostato verso la stazione Termini, e nel tragitto è stato oggetto della solidarietà di gran parte dei passanti (nella fattispecie automobilisti, solitamente infastiditi dai problemi di traffico creati da manifestazioni spontanee), per finire ad occupare una decina degli oltre venti binari della Stazione Termini. In pratica, oggi gli studenti hanno dato una vera e propria dimostrazione di forza, rispondendo con la lotta alle ingiustizie decretate da questa riforma filo-baronale e alle efferatezze che in questi giorni le forze dell’ordine stanno perpetrando nei confronti di questo movimento.
 
Torino: una mole di proteste! Di Giuliano Dall’Oglio, studente universitario in lotta a TorinoEbbene sì! Anche a Torino, come in tutte le altre città, gli studenti hanno ricaricato le batterie ed hanno dimostrato che il movimento studentesco torinese non è morto, anzi. Nel giro di un mese gli studenti appartenenti alle diverse facoltà hanno messo su occupazioni nei maggiori “centri di studio”: nelle mani degli studenti è caduto prima il Politecnico, in seguito è stata la volta di Palazzo Campana. Proprio la sede di Scienze rappresenta un simbolo della città perché proprio da lì partì il ’68 torinese che tanto fece tremare la borghesia. Nelle ultime settimane è stato occupato anche Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, dove gli studenti si ritrovano per confrontarsi e per partecipare alle numerose Assemblee d’Ateneo che si sono susseguite con maggior frequenza ed è stato laboratorio di espressione delle diverse voci delle facoltà.
L’escalation delle proteste ha toccato luoghi che erano stati tralasciati questi anni come la stazione di Porta Susa, il museo del Cinema interno alla Mole, sono stati occupati diverse volte i binari della stazione Porta Nuova, alcune fermate della metropolitana sono state bloccate per molto tempo. Un passo in più è stato fatto con il blocco della didattica, con il contatto con il pubblico anche grazie all’intervento nella presentazione del Tff al Teatro Regio e gli studenti si sono riversati in strada per fermare il traffico e a ciò si è anche aggiunto l’occupazione di diversi licei e scuole medie superiori, il tentativo di assalto al Palazzo della Regione e la contestazione al senatore Dell’Utri che presentava i diari del duce in una libreria.
 
Bologna: traffico bloccato! Corrispondenza di Anna Paduano, studentessa in lotta dell’Università di BolognaA Bologna gli studenti in mobilitazione hanno diviso in due l’Italia! Un lungo corteo di circa 10 mila studenti ha prima bloccato il traffico lungo i viali della città e si è poi diretto verso l’autostrada, bloccando il traffico in tutte le direzioni di marcia. Dopo questo blitz, il corteo è tornato in città, bloccando anche il traffico in tangenziale. Per finire: tutti in assemblea a Lettere. Una grande giornata di lotta, cominciata in mattinata con carichi di letame scaricati davanti alla sede del PdL. Ci sono stati anche scontri con la polizia e alcuni studenti sono rimasti feriti. Qui la lotta non ha alcuna intenzione di fermarsi.
 
Napoli: la protesta è contro Confindustria. Corrispondenza da Rogerio Freitas, dell’Universita di Napoli Napoli, ore 10 circa. Un corteo di studenti medi e universitari si avvia sotto una pioggia battente verso il lungo percorso fino alla sede della Confindustria. La difesa della scuola e della università pubbliche, di qualità e per tutti è il nocciolo delle rivendicazioni del corteo che si colora anche di facce variopinte e di una miriade di ombrelli aperti. Il corteo dopo circa due ore giunge in vista del mare e della sede della Confindustria, ritenuta a ragione ispiratrice dell’attacco al diritto allo studio, sia tramite la privatizzazione dell’Università e della ricerca sia tramite la riduzione drastica dei posti di lavoro, dei salari, delle pensioni. Alcuni studenti hanno inoltre occupato Palazzo Reale.
 
Vicenza, città in lotta. Corrispondenza dal collettivo studenti scuola pubblica - Vicenza Questa mattina come collettivo studenti scuola pubblica abbiamo lanciato la manifestazione che è stata anche autorganizzata dagli studenti delle varie scuole superiori con cortei spontanei da ogni istituto verso la stazione FS. Da qui siamo partiti in corteo non autorizzato lungo delle arterie principali del centro città con megafoni e striscioni per gridare la nostra contrarietà al Ddl Gelmini. Abbiamo manifestato per la difesa del diritto allo studio: le borse di studio secondo quanto previsto nel ddl infatti non saranno più erogate dallo Stato ma da una SpA sotto forma di prestito temporaneo (prestito d’onore) su base meritocratica e non più per criteri di reddito: potrà permettersi gli studi solo chi avrà la possibilità economica di sostenerli.
Inoltre abbiamo manifestato contro la privatizzazione di fatto dell’università avviata dal ddl sotto la forma mascherata del Cda con il 40% minimo di esterni privati che imporrà i percorsi didattici e di ricerca. Come studenti medi abbiamo voluto appoggiare la protesta degli universitari, visto che in un futuro non molto remoto toccherà anche a noi frequentare l'università che oggi la Gelmini vuole smantellare con questa riforma fatta di soli tagli, ispirata più dal ministero dell’economia di Tremonti che da quello dell’Istruzione, per cui la formazione è vista solo come un costo e non come una risorsa.
Protestiamo contro il ddl anche a Vicenza perché, anche se manca un collettivo di universitari, abbiamo il dovere di fare la nostra parte in una mobilitazione nazionale che in queste ore coinvolge tutti gli atenei del paese.
Condividiamo la proposta e l'occupazione dei diversi atenei e delle stazioni ferroviarie in molte città d'Italia. Anche a Vicenza ci siamo fatti sentire occupando parte del Liceo artistico Martini in città, organizzando assemblee e momenti di dibattito. Come in tutta Italia, proseguiremo a oltranza la mobilitazione affinché venga ritirato il ddl.
 
Cagliari in corteo. Corrispondenza di Diego Soru, studente in lotta dell’Università di CagliariNegli ultimi giorni anche a Cagliari il livello della protesta nel mondo dell'istruzione è piuttosto cresciuto. Un'assemblea tenutasi la scorsa settimana ha deciso che ieri si sarebbe svolto un volantinaggio itinerante che avrebbe toccato in forma di corteo diversi poli dell'Ateneo per concludersi di fronte al Rettorato: l'iniziativa è andata bene oltre ogni previsione ed in pochi minuti da una cinquantina di studenti si è arrivati a quattrocento circa. La sera stessa un altro possente corteo si è snodato per le vie della città e stamattina si è ripetuta l'esperienza della mattina precedente, con le stesse cifre ma stavolta arrivando nel centro di Cagliari e di fronte alla sede del Consiglio Regionale sardo (coinvolgendo praticamente tutti gli studenti che nelle facoltà guardavano in diretta la seduta di discussione del Dddl alla Camera). Nonostante l'approvazione del decreto gli studenti rimarranno in mobilitazione permanente, consci del fatto che la fase di rivolta sociale che si sta aprendo (a partire dai pastori che scenderanno in piazza il 7 dicembre) richiede una forte partecipazione e un'ulteriore espansione del movimento studentesco.
 
Bergamo: bloccata la città! Corrispondenza di Stefano Bonomi, della sezione bergamasca del PdACAnche a Bergamo la scuola protesta contro la riforma Gelmini. Dagli universitari ai ragazzi delle scuole superiori la città registra stamattina, martedì 30 novembre, mobilitazioni “diversificate”. A cominciare da quella degli studenti dell'istituto Natta: tutti a manifestare fuori dalla scuola mentre una ventina di loro sono saliti sul tetto dell'edificio scolastico esponendo vari striscioni tra i quali uno più che mai eloquente : "Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli".
Invece la porta Sant'Agostino è bloccata da un'altra manifestazione, quella degli universitari che hanno creato un corteo-cordone dividendo di fatto la città bassa da quella alta. E’ stato un blitz a sorpresa, non comunicato alla questura, così come sta succedendo in tante altre città d’Italia. Tutti fermi e lunghe code in entrambi i sensi di marcia per più di un’ora. Gli studenti hanno rimediato una serie di insulti d’altri tempi, ma non hanno ceduto il passo. Seduti sotto la porta fino al momento del voto della riforma in aula. Solo dopo gli inviti della Digos i manifestanti hanno deciso di continuare la protesta in università senza creare ulteriori disagi ai cittadini. “Siamo un movimento che è nato spontaneamente – spiega uno degli organizzatori della manifestazione e abbiamo deciso di scendere in piazza perché anche Bergamo non può stare zitta di fronte a questa riforma che ci nega il diritto allo studio”. Manifestazione anche in centro, con il Movimento studentesco che ha bloccato per una decina di minuti Porta Nuova.
 
Le lotte contro il Ddl Gelmini in Puglia. Corrispondenza di Adriano Lotito, dei collettivi degli studenti mediIn questi giorni a Bari centinaia di studenti, dottorandi e ricercatori hanno occupato la facoltà di ingegneria del Politecnico per ribadire l’opposizione alla riforma universitaria del ministro Gelmini, mentre è ancora in corso l’occupazione dell’Ateneo e delle facoltà di giurisprudenza e scienze politiche. Si sono svolte assemblee interfacoltà e cortei interni. Le proteste hanno più volte mandato in tilt il traffico con occupazioni delle strade e dei corsi della città. Occupato simbolicamente anche il teatro Petruzzelli sulla cui facciata esterna è stato affisso uno striscione. Da una settimana mobilitazioni studentesche anche a Lecce, dove si sono svolti cortei e lezioni in piazza oltre all’occupazione dell’anfiteatro romano e di altri palazzi storici della città che hanno coinvolto migliaia di studenti. Anche a Foggia imperversano manifestazioni a difesa dell’università pubblica con l’occupazione da parte di un centinaio di studenti dei tetti del palazzo dove ha sede la Facoltà di Lettere e Filosofia.
 
Reggio Calabria: aula magna occupata. Corrispondenza di Carmelo Idone, studente universitarioDa oggi 30 novembre 2010 è un dato di fatto che la legge economica sulla cultura italiana è stata approvata. Pochi sanno che più che una legge a favore della rinascita culturale i signori del governo ci hanno proposto sul piatto d'argento un bellissimo portafogli da riempire,come se già non ci avessero spremuti abbastanza come dei splendidi e succulenti agrumi del sud. A Reggio Calabria i ragazzi della Mediterranea in seguito ad una riunione organizzata dal collettivo unirc e con ampia adesione anche di qualche professore hanno deciso di occupare l'aula magna di ateneo “Antonio Quistelli”. L'occupazione è iniziata dopo circa un’ora dalla riunione ed ancora mentre scrivo (30 novembre, tarda sera) l'aula è occupata. La nostra non è un occupazione solamente fisica, ma anche profondamente morale poiché il tempo che passiamo fra quelle mura non è mai banale, organizzando ripetuti interventi da parte degli studenti, dei professori e dei ricercatori. Sono dibattiti in cui si parla di problematiche forse irreversibili. Si organizzano eventi di creatività come suonate, proiezioni… insomma, tutto ciò che di buono una mente giovane ancora può sviluppare. Corriamo il rischio di avere un futuro poco promettente, e ancora oggi siamo in tempo per lottare contro chi non ha voglia di vedere nel futuro un’Italia migliore.
 
Anche a Salerno, studenti in lotta. Corrispondenza di Rossella Bosco.Dopo la manifestazione dell’8 ottobre, che aveva visto una buona partecipazione degli studenti salernitani, il 20 novembre, ad accogliere la Gelmini c'era un gruppo più piccolo, ma in compenso, non essendo egemonizzato come ad ottobre dall'apparato Pd-Cgil, molto determinato. Per cui quando le altre organizzazioni, inclusi i Cobas, si sono ritirati in buon ordine seguendo le indicazioni della polizia, i ragazzi sono rimasti a continuare il presidio, insieme a noi compagni del PdAC. Anche nel campus universitario di Fisciano, come sta avvenendo in gran parte degli altri atenei, sono saliti sui tetti studenti, precari e docenti. La protesta è continuata di nuovo martedì, sia in città che all' università, con la rappresentazione del "assassinio dello studio " da parte della Gelmini su mandato di Tremonti.
 

Nessun commento:

Posta un commento