Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 29 giugno 2011

gelminiani ricordi

di lo Scorfano

Intendiamoci, le colpe della ministra Gelmini, in questi ultimi tre anni, sono ben più gravi di questa. E però a me fa molto ridere questa letterina che oggi si trova in prima pagina sul quotidiano «Il Giorno», edizione milanese (visto che vi lamentate che i link al Miur non funzionano, ho preparato anche la cliccabilissima immagine questa volta). Una letterina dolce dolce, quasi zuccherina, scritta dal ministro ai maturandi, per «la tappa fondamentale e cruciale» che stanno in questi giorni affrontando e che ricorderanno per tutta la vita.
Mi fa ridere perché la letterina insiste ossessivamente sulle memorie personali del ministro: «Un ricordo ancora molto vivo e puntuale in me»; «Un momento che non è possibile, di certo, dimenticare mai»; «Di quei giorni di prove e di studio conservo ancora oggi un ricordo assai positivo». Per giungere in conclusione al finale sognante, in cui il ministro rivela di essere ancora oggi preda, come tanti suoi coetanei, di sogni che riguardano il suo vecchio esame di maturità (tanto che il titolo della lettera, ma non credo scelto da lei, è proprio: «Un bel sogno»).
Ecco, può darsi che sia stato il titolista a essere spiritoso, non lo so (ma ne dubito: pochissima la mia stima dei titolisti dei quotidiani). Perché, obiettivamente l’unico ricordo concreto citato dalla ministra in questa miscela zuccherosissima di ricerche del suo tempo perduto (parecchio perduto) è un ricordo sbagliato.
La ministra scrive di aver svolto (bene; non lo scrive ma si capisce che è sottinteso: la ministra svolge bene) un tema su Fogazzaro, Palazzeschi e i Crepuscolari. Io ho letto e mi sono chiesto: «Ma che cavolo c’entra Fogazzaro con Palazzeschi e i Crepuscolari?»
Niente, infatti: non c’entra niente, perché non era Fogazzaro (la traccia è questa, l’anno era il 1992). Si trattava di Sergio Corazzini, invece, poeta crepuscolare a tutti gli effetti, anche lui un po’ troppo zuccheroso a voler essere del tutto sinceri, ma almeno coerente con gli altri due (il terzo era il mio amato Moretti) e con la traccia proposta.
Insomma, proprio un ricordo indelebile, signora ministra; e anche una competenza letteraria non invidiabilissima, me lo lasci dire: che Fogazzaro e Corazzini hanno in comune giusto la doppia zeta, nient’altro. E pensare che sono «poeti e scrittori che conosceva bene», per fortuna; e noi invece speriamo che i giovani a cui lei si rivolge li conoscano un po’ meglio, signora ministra, sempre un po’ prima della classe. Lo speriamo per loro.

 


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