Domenica prossima 3 luglio è prevista in Val di Susa una manifestazione nazionale in appoggio ai comitati NO TAV per rivendicare, in base all’indirizzo espresso dai cittadini tramite i referendum sui beni comuni, che anche il territorio è bene comune e dunque non può essere oggetto di speculazione e profitto. Tutto il programma legato alla TAV (Treni ad alta velocità) soggiace palesemente agli interessi speculativi dei soliti noti, le lobby del cemento, e gli istituti finanziari che andranno a gestire gli enormi profitti distribuiti dalla montagna di soldi europei incanalata nella fitta rete di appalti e subappalti. Il tutto senza alcun benefico per la popolazione, anzi. Questa dovrà subire il saccheggio di enormi porzioni di territorio, oltre che rischiare la propria salute minacciata dai veleni di cui i materiali di risulta degli scavi sono pieni. La pianificazione di una modernizzazione della rete ferroviaria italiana risale a venti anni fa. In questo scenario si inseriva il progetto treni ad alta velocità con due direttrici principali: uno verticale: Napoli- Roma-Milano, l’altro orizzontale: Venezia-Milano-Torino con sconfinamento in Francia: Lione - Parigi. Il progetto avendo come priorità assoluta l’alta velocità, necessitava di tratte il più possibile rettilinee con l’obbligo di attraversare montagne e il gravoso impegno, sia economico, sia di impatto ambientale di scavare chilometri e chilometri di gallerie stravolgendo l’equilibrio naturale del territorio. In relazione alla Torino Lione, all’epoca (1991) fu proposto dalle associazione ambientaliste un intervento molto meno impattante. La proposta prevedeva, non già la costruzione di una nuova tratta, ma il raddoppio di quella esistente, in modo da riservare al solo traffico passeggeri la nuova parallela e destinare la vecchia al transito merci, incentivando il trasporto su ferro rispetto a quello su gomma, con inevitabili benefici per l’ambiente. Il programma si sarebbe realizzato nel giro di cinque sei anni con costi non elevatissimi, avrebbe liberato la valle dall’inquinamento dei camion e reso disponibile una linea per i passeggeri, sicuramente meno veloce della TAV , ma ugualmente molto confortevole. I partiti di allora, compreso i DS, così si chiamavano, decisero che la velocità doveva essere la priorità. Per cui via al treno ad alta velocità e via alla perforazione dell’intera valle. Dunque pianificazione costi elevati, e rinvio della questione sull’incremento del trasporto merci su ferro che ancora oggi non è risolta e che la soluzione TAV tenderà a peggiorare. Il progetto verticale Napoli-Roma-Milano della TAV ebbe inizio nel 1993 e si concluse nel 2006. Nella nostra Provincia la ferrovia a scorrimento veloce si estende nella già martoriata Valle del Sacco. Qui l’impatto ambientale è stato devastante , peggiorando le condizioni di una zona distrutta dall’inquinamento, dai liquami industriali sversati nel Fiume Sacco e dalla decomposizioni dei rifiuti tossici sotterrati dalla Snia diventata in seguito Simmel difesa. Le sponde del fiume per nove comuni da Roma e Frosinone sono state contaminate da B-HCHe dal LINDANO sostanze altamente tossiche che si erano diffuse anche nei terreni circostanti. Questa terra avvelenata rimossa dallo sbancamento per i lavori della TAV è poi finita nel foraggio degli allevamenti circostanti e nelle coltivazioni della zona, estendendo l’area contaminata per ettari ed ettari di terreno oltre le sponde del fiume. Intere coltivazioni a causa dell'utilizzo di questra terra sono andate perdute chilometri di territorio sono stati bruciati dal terriccio che i dirigenti responsabili dei cantieri cedevano ai contadini spacciandolo come adatto alla coltivazioni . La vicenda è bene spiegata in una ricerca dell’università di Urbino consultabile sul sito. http://www.uniurb.it/giornalismo/lavori2006/minutola/terra.htm. Traendo un bilancio su i danni arrecati dalla TAV nel nostro territorio, si può tranquillamente affermare che per consentire ad un treno pieno di signori di raggiungere Napoli da Roma in un’ora circa, si sono distrutti e sottratti all’uso della collettività chilometri e chilometri di terra, si è compromessa la salute di intere popolazioni. In contemporanea i treni dei pendolari che seguono la tratta normale continuano ad essere sempre più sporchi e ad arrivare sempre più in ritardo. Dalla triste esperienza vissuta in Ciociaria, giunge il monito alla Val Di Susa. RESISTETE NON FATEVI BUGGERARE DALL’ENNESIMO TENTATIVO DI FURTO DI UN CAPITALISMO MALATO ORMAI ALLA FRUTTA.
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