Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 1 giugno 2011

Impariamo la lezione

Luciano Granieri


Ci siamo divertiti. Una delle caratteristiche principali e sorprendentemente positive di queste tornate elettorali amministrative è stato  il ritorno all’ironia, al dileggio alla presa in giro. Sicuramente le uscite dei vari Moratti, Berlusconi, Lettieri,  le storie del ladro di furgoni, le moschee abusive,  zingaropoli, il quartiere inventato di Sucate, la farsa del concerto di Gigi D’Alessio hanno fornito un materiale così ampio per cui le trovate comiche si sono moltiplicate ingigantite anche dall’effetto dilagante della rete con i social network in prima linea. . Il ritorno dello  slogan “una risata vi seppellirà” è stato un segnale importante. Ma volendo trarre delle conclusioni più complete  giova partire da una considerazione. L’effetto dirompente dei risultati, con  le schiaccianti vittorie di Pisapia, di De Magistris, di Zedda, oltre alla diffusione di un vento nuovo,  debordante l’immagine stantia della società virtuale espressa dal berlusconismo, ha fatto gridare al miracolo. Molti, noi compresi,  mai avremmo immaginato un esito così dirompente. Ma ripercorrendo quanto accaduto negli ultimi anni è possibile identificare il percorso  che ha prodotto questo sbocco elettorale. E’ una storia che comincia da lontano, comincia , guarda caso, dai  movimenti locali e nazionali , dalla piazza. La presa di coscienza che il  berlusconismo, costruito sulle  incrostazioni di un liberismo degradato , non era altro che un’operazione  di redistribuzione delle illusioni, che sotto le immagini scintillanti trasmesse dalle televisioni di regime  si nascondeva la redistribuzione della precarietà, della povertà, del saccheggio dei diritti,  probabilmente risale all’autunno del 2008.  Molti ricorderanno nell’autunno di quell’anno il movimento studentesco, dell’onda e dell’onda anomala. A quella mobilitazione si  è affiancata in seguito la protesta dei precari della scuola, che presto è confluita nei movimenti contro  il precariato diffuso. La lotta operaia ha ripreso vigore alimentata dalle iniziative della Fiom e dei sindacati di base. Insegnanti, operai ricercatori, studenti hanno incominciato ad invadere, tetti, gru e carceri dismessi. La protesta alimentata anche dai sommovimenti presenti in altre  nazioni, si estendeva dal  semplice contrasto al governo alla lotta contro l’intero sistema neoliberista. Quando la consapevolezza ha connesso i singoli ceti sociali nella condivisione di una comune pratica di contrasto il cerchio si è chiuso. Le manifestazioni , “Se non ora quando” e il “C-Day” in difesa della Costituzione pur accompagnati da discussioni e distinguo fra i  vari movimenti  hanno dimostrato  che la stanchezza e l’intolleranza verso un sistema liberal-capitalista asfissiante corrotto da infiltrazioni malavitose era  ampiamente diffusa  in grandi  pezzi della società. I partiti d’opposizione , in qualche caso, hanno provato a cavalcare l’onda   ma il loro comportamento in aula quasi mai era in in linea con le richieste della piazza. Il voto favorevole alla guerra in Libia, nettamente in contrasto con l’art.11 della Costituzione  da parte di quei partiti che in piazza sostenevano di difendere la Carta, è un esempio lampante. Dunque un processo iniziato tre anni fa passato dalla consapevolezza, alla condivisione alla protesta diffusa non poteva non sboccare nell esito elettorale delle ultime amministrative. Non a caso De Magistris, Pisapia, Zedda,  pur provenendo da nomenclature di partito, hanno incluso, dato visibilità e agibilità politica a quei movimenti che in questi anni  hanno alimentato la protesta sociale. “Prossima fermata, Palazzo Chigi” questo gridava un Vendola entusiasta dal palco di P.zza del Duomo. Ma per prendere palazzo Chigi è assolutamente necessario tener conto dalla lezione politica che questa tornata amministrativa ha impartito.  




Ultima ora. La corte di Cassazione ha ritenuto insufficiente la legge inserita nel decreto Omnibus in materia di nucleare per annullare il quesito referendario contro la costruzione delle centrali. Un ennesimo segnale dello stato confusionale del governo . Starà ora a noi fare in modo che lo stato confusionale si trasformi in tracollo andando a votare per raggiungere il quorum. 

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