6 settembre: sciopero generale
TRASFORMIAMO LO SCIOPERO GENERALE
IN UNA MOBILITAZIONE DI MASSA E A OLTRANZA
FINO A RESPINGERE LA MANOVRA FINANZIARIA
IN UNA MOBILITAZIONE DI MASSA E A OLTRANZA
FINO A RESPINGERE LA MANOVRA FINANZIARIA
Il 28 giugno la Camusso ha siglato un accordo ignobile con Confindustria, Cisl, Uil e Ugl: è un accordo che, aumentando il peso della contrattazione aziendale, ha posto una pietra tombale sul Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro; che prevede limitazioni al diritto di sciopero; che ha lasciato alla Marcegaglia (cioè alla rappresentante dei padroni) il ruolo di portavoce unico delle cosiddette “parti sociali” (cioè i sindacati concertativi e gli industriali insieme, ipocritamente chiamati così, come se avessero interessi comuni, anziché contrapposti!). Soprattutto, quello del 28 giugno è un accordo che ha aperto la strada alle pesanti misure contenute nella manovra di Ferragosto: Tremonti, Berlusconi e Sacconi hanno colto al balzo la palla lanciata loro dalla Camusso per rincarare la dose e smantellare addirittura l’articolo 18.
La burocrazia Cgil sciopera per rilanciare la concertazione
Ora, dopo aver stretto la mano alla Marcegaglia, la Camusso chiama i lavoratori allo sciopero generale, proclamato per il 6 settembre. Si tratta di uno sciopero che ha, come esplicitamente rivendicato dalla direzione Cgil, principalmente lo scopo di rafforzare l’accordo concertativo di fine giugno: la burocrazia del più grande sindacato italiano vuole far valere il suo peso di fronte a un governo che, per cercare di sopravvivere al proprio declino, non esita a ignorare persino le indicazioni dei rappresentati della grande borghesia industriale. Nelle intenzioni della burocrazia sindacale, quindi, lo sciopero del 6 settembre è uno sciopero che serve per rilanciare gli accordi truffaldini di fine giugno, per rilanciare cioè, sulla pelle dei lavoratori, la concertazione. La piattaforma dello sciopero presentata dalla Cgil parla da sola. Se escludiamo la rivendicazione della tassazione delle “grandi ricchezze” e dei “grandi immobili”, per il resto ricalca la contromanovra presentata dal PD (che non a caso, nella sua componente maggioritaria, sosterrà lo sciopero), cioè ha lo scopo di apportare modifiche correttive alla manovra Tremonti-Berlusconi, accettandone gli assi di fondo. Per fare qualche esempio: si rivendica il federalismo; si accetta il pagamento del debito, indicando in due anni i termini della decorrenza dei vincoli di bilancio; si celebrano i fondi pensioni, definiti una risorsa strategica; si approva il taglio alle spese dei Ministeri; si chiedono incentivi pubblici per le imprese; si chiede un potenziamento dell’apprendistato con incentivi alle industrie che ne fanno uso; si spaccia l’emissione di Eurobond come vantaggiosa per i lavoratori, ecc. A tutto questo, va aggiunto il fatto che la direzione Cgil, anziché chiamare i lavoratori a una grande manifestazione nazionale, ha deciso, ancora una volta, di optare per manifestazioni provinciali: manifestazioni che, come abbiamo visto in occasione dello sciopero generale del 6 maggio, rischiano di trasformarsi in innocue passeggiate dimostrative.
Lo sciopero deve invece inaugurare un autunno caldo!
Nonostante questo, nonostante, cioè, le motivazioni della direzione Cgil, Unire le lotte – Area Classista Usb giudica positivamente l’indizione dello sciopero generale. Come ci dimostrano le lotte nel resto d’Europa, anche uno sciopero convocato su piattaforme concertative può innescare, tanto più in un contesto di profonda crisi economica, una dinamica di lotta di grandi dimensioni. L’indizione dello sciopero generale da parte della Cgil ha costretto l’Esecutivo nazionale di Usb a ritirare gli scioperi inutili già proclamati (2 ore nel Pubblico Impiego, 4 ore nei trasporti) e a indire lo sciopero generale proprio in contemporanea con lo sciopero della Cgil. E’ una scelta che è stata condivisa anche dalle altre sigle del sindacalismo di base (Cub, Si.Cobas, Slai Cobas, ecc). Si tratta di un risultato importante, ma che non era per nulla scontato: la nostra area, fin dalla nascita di Usb, ha dato battaglia proprio contro il settarismo nella questione degli scioperi e sempre, fin dal congresso fondativo, ci siamo sentiti dire che mai e poi mai Usb si sarebbe accodata agli scioperi della Cgil. Addirittura, la coordinatrice della nostra area è stata pretestuosamente espulsa: tra i motivi addotti (e scritti nero su bianco nel provvedimento di espulsione) anche l’aver dichiarato l’adesione allo sciopero di altri sindacati (di base). Evidentemente, i fatti ci hanno dato ragione, dimostrando che la pratica degli scioperi e delle manifestazioni separate è una scelta suicida, che non serve a far crescere il sindacato e che, soprattutto, non permette di interloquire con le masse lavoratrici. Riteniamo necessario che l’Esecutivo nazionale Usb faccia autocritica e ammetta di avere fino ad oggi sbagliato tattica. Confondere i lavoratori e gli attivisti, proponendo cambi repentini di linea senza fare bilanci, induce solo alla rassegnazione e mette in dubbio la stessa credibilità del sindacato. Soprattutto, una reale autocritica è il presupposto per un reale cambio di linea che ancora non c’è stato: i sindacati di base avrebbero dovuto organizzare una grande manifestazione nazionale e unitaria a Roma, dato che questo sciopero potrebbe e dovrebbe diventare un’occasione per assediare i palazzi del governo, come ci hanno insegnato i lavoratori greci. Si è invece optato per cortei territoriali (regionali): ancora più grave il fatto che saranno separati da quelli organizzati dalla Cgil e dalla Fiom. Questo conferma la tendenza, da parte delle direzioni dei sindacati di base, a ghettizzarsi nel proprio orticello: se si sciopera lo stesso giorno al fianco dei lavoratori chiamati dalla Cgil e dalla Fiom, allora bisogna essere in piazza con loro, smascherando i veri intenti della burocrazia concertativa, presentando un’altra piattaforma, chiamando quei lavoratori alla lotta a oltranza fino a respingere la manovra finanziaria.
Unire le lotte – Area Classista Usb chiede ai lavoratori di scendere in sciopero il 6 settembre, ma non per rilanciare la concertazione, bensì per rivendicare:
* Ritiro immediato della Manovra Tremonti-Berlusconi!
* No al patto concertativo del 28 giugno tra la Marcegaglia e Cgil, Cisl, Uil: i lavoratori hanno interessi contrapposti a quelli di Confindustria!
* No alla messa in discussione dei contratti collettivi, del diritto di sciopero, dell’articolo 18: occorre anzi estenderli a tutti i lavoratori, a partire dai precari!
* Ritiro dei tagli, già effettuati negli anni scorsi (anche dal centrosinistra), alla Scuola, alla Sanità, alla Cultura! Per un piano di finanziamenti ai servizi sociali che renda l’istruzione, la salute e la cultura diritti reali!
* Assunzione a tempo indeterminato per tutti i lavoratori precari!
* Scala mobile dei salari e delle ore lavorative: lavorare meno, lavorare tutti e a salari dignitosi!
* No agli ammortizzatori sociali: i lavoratori sono stanchi di pagare per i profitti dei padroni!
* Abolizione dei Cpt! Cittadinanza e diritto di voto agli immigrati! Parità di condizioni salariali e lavorative per lavoratori immigrati e nativi!
* Creazione di un’unica banca pubblica, sotto controllo dei lavoratori!
* Esproprio sotto controllo dei lavoratori delle industrie, a partire da quelle che licenziano, che mettono i lavoratori in cassa integrazione, che minacciano di trasferire la produzione all’estero (come la Fiat)!
* Solidarietà alle rivoluzioni arabe! Solidarietà agli indignados, alle lotte in Grecia, Inghilterra, Portogallo e negli altri Paesi d’Europa!
* No al patto concertativo del 28 giugno tra la Marcegaglia e Cgil, Cisl, Uil: i lavoratori hanno interessi contrapposti a quelli di Confindustria!
* No alla messa in discussione dei contratti collettivi, del diritto di sciopero, dell’articolo 18: occorre anzi estenderli a tutti i lavoratori, a partire dai precari!
* Ritiro dei tagli, già effettuati negli anni scorsi (anche dal centrosinistra), alla Scuola, alla Sanità, alla Cultura! Per un piano di finanziamenti ai servizi sociali che renda l’istruzione, la salute e la cultura diritti reali!
* Assunzione a tempo indeterminato per tutti i lavoratori precari!
* Scala mobile dei salari e delle ore lavorative: lavorare meno, lavorare tutti e a salari dignitosi!
* No agli ammortizzatori sociali: i lavoratori sono stanchi di pagare per i profitti dei padroni!
* Abolizione dei Cpt! Cittadinanza e diritto di voto agli immigrati! Parità di condizioni salariali e lavorative per lavoratori immigrati e nativi!
* Creazione di un’unica banca pubblica, sotto controllo dei lavoratori!
* Esproprio sotto controllo dei lavoratori delle industrie, a partire da quelle che licenziano, che mettono i lavoratori in cassa integrazione, che minacciano di trasferire la produzione all’estero (come la Fiat)!
* Solidarietà alle rivoluzioni arabe! Solidarietà agli indignados, alle lotte in Grecia, Inghilterra, Portogallo e negli altri Paesi d’Europa!
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