Angelo Mastrandrea da “il manifesto” del 24 agosto ’12
Desta una certa impressione guardare le immagini del trasloco di trecentomila volumi dell’Istituto italiano per gli studi filosofici dalla sua sede napoletana in capannone di Casoria mentre in redazione si lavora a una prima pagina sull’ennesimo regalo ai costruttori: l’azzeramento dell’Iva sulle infrastrutture come misura per la “crescita” . Avessimo voluto cercare un esempio paradigmatico dello stato del nostro Paese, piegato da vent’anni dio un’offensiva contro culturale che ha sistematicamente sottratto risorse al libero pensiero per consegnarle ai furbetti dei tanti quartierini della politica e dell’economia , non avremmo potuto trovare di meglio. E’ l’Italia alla rovescia di come la vorremmo, quella che ancora oggi – con Monti e Passera e non cin Berlusconi – prepara un regalo inaspettato ai cementifica tori e lascia chiudere la biblioteche. Un tempo l’Iva più bassa riguardava i libri e la cultura, beni cui incoraggiare il consumo, e non la Salerno – Reggio Calabria. L’Istituto italiano di studi filosofici deve smobilitare perché, tra Tremonti e Monti in pochi anni i contributi statali sono stati praticamente azzerati. I lanzichenecchi insediati alla Regione Campania hanno provveduto al resto, lasciando cadere nel dimenticatoio una vecchia delibera che prevedeva l’istituzione di una biblioteca per accogliere le migliaia di libri dell’Istituto e consentire a studenti e ricercatori di poterli consultare. Quando si lascia sfiorire un’istituzione culturale di rilevanza internazionale e si condannano i libri all’ammasso in un capannone di periferia come un raccolto di grano qualsiasi, siamo ad una forma più moderna degli antichi roghi ma dal sapore analogo. Giordano Bruno, che immaginiamo accatastato in ordine casuale tra migliaia di altri tomi più o meno antichi, non è nuovo a un trattamento del genere .
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