Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 24 agosto 2012

Zeman o non Zeman

Alberto Piccinini


“Questo è l’articolo che per solito si scrive su comando e chi si sente immancabilmente votato a smentite sesquipedali”. Lo scriveva Gianni Brera su Repubblica presentando il campionato di sere A 1989-90. “Le squadre – rifletteva ancora l’anziano Vate, a un mese dalla chiusura del calcio mercato –vanno assumendo un loro profilo più o meno definito. Se lo ritieni labile ti sbagli; se lo ritieni prefetto, anche”. Si può sorridere nel proseguire la lettura dell’articolo (mai come di questi tempi il vintage calcistico è una delle poche cose che ti riconcilia con la spesso cupa contemporaneità del gioco), dove si sbertucciava con stile la campagna acquisti della Juventus (“da centro classifica”), e si davano favorite le milanesi (“ Van Basten ha il faccione dell’ibrido –celta…”). Ci si ferma infine a rileggere una frase sparsa con la quale a metà pezzo Brera mette in guardia i dirigenti di Inter e Milan dalla “misteriosa entità degli scommettitori malandrini”: “Se esistono? In coscienza, non saprei dire: però il sospetto vige, e qui puntualmente ne do conto”. Conto, non Conte. Antonio Conte. “Il discorso motivazionale altissimo” (parole sue e in terza persona calcistica), col quale l’allenatore della Juventus, ieri, ha cercato di smontare le accuse che lo condannano in appello a 10 mesi di squalifica per omessa denuncia di combine ai tempi in cui allenava il Siena, vale quel che vale un discorso motivazionale appunto . Uno dei più celebri discorsi motivazionali di Nereo Rocco, durante la consegna della maglia a un suo terzino suonava così: “Tuto quei che se movi su l’erba , daghe. Se xe la bala, pasiensa”. E’ finito nei libri di storia, o quasi. Chiaro che risentire nel contesto della conferenza stampa di Conte “Non potevo non sapere, non ho capito che vuol dire” , a vent’anni esatti da Tangentopoli e con la ferita ancora aperta di certi exploit del Berlusconi politico, consegna tutto a livello di parodia di second’ordine, che del piacere del vintage in fondo è il dovuto contrappasso, come la terribile ruota per il criceto. Detto questo per il campionato che s’apre questo fine settimana la Juventus non è la squadra da battere : di più , parte largamente favorita . Decisamente è la squadra più antipatica . Detto ancora con le parole del suo allenatore: “Sono antipatico perché vinco? Non è un problema mio”. Ora, considerare il presidente bianconero Andrea Agnelli che denuncia la “caccia alle streghe “ ai bianconeri come una parodia dell’Avvocato, è molto più che fargli un piacere. Ma l’apparizione dello spauracchio numero uno della Juventus, Batman Zdènek Zeman, in maglia giallorossa e nuovamente sul palcoscenico del massimo campionato, no che non è parodia. E’ uno scherzo del tempo. Una grande trovata di sceneggiatura. Ai tempi in cui Conte e la quasi totalità degli allenatori di seria A (Allegri, Ciro Ferrara, Stroppa, Mazzarri, Montella) facevano i giocatori con alterne fortune, chi bravo, chi meno, Zeman era già in panchina. Nel 1989 degli scommettitori malandrini evocati da Gianni Brera varava il “Foggia dei miracoli” . Nel ’94 consegnò Stroppa - oggi suo sostituto al Pescara – alla Nazionale di Sacchi. E così’ via. Zeman è il sopravvissuto di una “ teoria del calcio” sua e solo sua che ci riporta a un’epoca lontana, anni Ottanta, quando la zona era un’eretica utopia (“terzo ginnasiarca” sempre nel giudizio di Brera) , il nostro campionato il più bello del mondo, Berlusconi e Agnelli vincevano sempre ma i “poveri” (fossero Maradona, il Foggia,o la Roma di Falcao e il Verona di Bagnoli) si potevano togliere qualche soddisfazione. Almeno la soddisfazione di discutere di calcio. Oggi che ci è rimasto? I “discorsi motivazionali” certo . Abbiamo abbastanza orrore della psicologia aziendale per considerarli una cosa seria . Dunque ci resta solo Zeman, il 4-3-3 e i gradoni. Se non si è tifosi romanisti (o juventini) non si faticherà almeno a simpatizzare. L’estate ci ha consegnato un termine nuovo, relativamente, nel nostro calcio: top player . Top indica il livello dello stipendio, più che altro,il resto – come si sa e per fortuna –lo decide il campo. La partenza di Ibrahimovic, Thiago Silva, Thiago Motta in direzione Paris Saint Germain, fin qui una specie di caricatura di uno squadrone pagato dagli sceicchi e allenato da Ancellotti, hanno già ispirato agli osservatori malinconiche considerazioni sulla crisi economica, la doverosa sobrietà con la quale affrontarla , e le sorti ormai segnate dell’ex campionato più bello del mondo . Paratiti i top player, si è assistito persino a una minaccia di class action dei tifosi rossoneri (poi rientrata, ma quest’anno gli abbonamenti sono meno di 20 mila) . In generale, il Milan con la partenza per raggiunti limiti d’età di Gattuso e Nesta, e lo scambio Cassano-Pazzini coi cugini interisti , è la squadra che soffre di più la situazione. Per ovvi motivi sembra appiattirsi sul tramonto infinito del suo Presidente, il quale mediterebbe ancora l’ultimo colpo di riportare in rossonero Kakà, uno che ai tempi gli portò tanta fortuna anche elettorale. Certo quest’anno anche la categoria famigeratissima dei Presidenti sembra vivere la sua (momentanea) eclisse. Moratti, coi nerazzurri tornati tanti Paperino, s’è affidato a sorpresa al giovane allenatore Stramaccioni . Per il momento, poi si vedrà. Il Presidente del Napoli De Laurentis è l’unico personaggio capace di eguagliare certi fasti del passato ( a differenza di Lotito e Zamparini, ha una squadra capace di arrivare a vincere lo scudetto): se non stile Lauro, almeno stile Christian De Sica nei film di Natale, che gli è più familiare. Per dire: i giallorossi manco ce l’hanno un presidente (fondi d’investimento americani, forzieri di banche italiane). Che modernità . Via i top player, messi da parte i Presidenti , largo ai giovani: Mattia Destro alla Roma , Insigne al Napoli, El Sharawy al Milan ecc. Lo hanno detto già in tanti : sarà il loro campionato. Tutto sta a mettersi d’accordo se è soltanto una maniera di consolarsi e se lo spettacolo può sopravvivere senza star, oppure no. Per questo rivolgersi ancora a Zeman che del calcio “collettivista” è l’ultimo sopravvissuto autorizzato. Si segnala tra l’altro che a Pescara, Viterbo, Bari, Palermo i biglietti omaggio per i politici in tribuna Vip sono stati aboliti, o comunque ci stanno provando. E con questo anche la Casta è servita. Il Siena parte da -6, l’Atalanta da -2, Torino e Samp da -1 per i noti fatti. Si annuncia uno splendido campionato.





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