Il risultato delle
elezioni regionali siciliane ha determinato, secondo la maggior parte dei media e dei commentatori politici, una
rivoluzione . Pur avendo prevalso la coalizione capitanata da Rosario Crocetta,
formata da Pd, Udc , il vero vincitore di questa consultazione è stato il rifiuto degli attuali partiti. Infatti il movimento 5 stelle, che ha come ragione
sociale la lotta alla partitocrazia , con
il suo candidato Giancarlo Cancelleri ha
ottenuto il 18% dei consensi, determinando l’ossimoro per cui il primo partito siciliano è un “NON PARTITO”.
Se a questo dato aggiungiamo che il 53% dei siciliani non è andato a votare,
ecco che l’espressione di rifiuto del sistema partitico costituisce il 71% della popolazione elettorale. Questa analisi personalmente non mi sorprende .
Infatti da oggi in avanti ogni tornata elettorale dovrà esser considerata ,non come mezzo per
eleggere la coalizione che dovrà guidare la Regione piuttosto che il Paese, ma un vero referendum abrogativo del sistema dei partiti. E’evidente che in Sicilia ha vinto il “SI” ovvero i il 71% dei siciliani si è espresso a
favore della’abrogazione dei partiti. Ma
da cotanta rivoluzione scaturirà l’assoluta normalità. Infatti la minoranza più numerosa, formata da
partiti “ABROGATI” dagli elettori ,
andrà al governo della regione, obbligata a fare accordi con l’altra
minoranza sconfitta composta da altrettanti partiti “ABROGATI” e contando forse nell’appoggio del “NON
PARTITO” - schieramento più votato fa quelli in concorso - già
disponibile a diventare “PARTITO”. Lo scenario determinatosi oltre lo stretto si ripeterà, probabilmente,
anche nelle prossime tornate elettorali. Come mai una tale maggioranza di
dissenso contro il sistema non riesce a
sovvertire il sistema stesso? La riposta è semplice. L’abrogazione non è sufficiente per cambiare, se non si propone un’alternativa a ciò che si vuole
abrogare. Denunciare la corruzione, l’appropriazione
indebita di denaro pubblico, la difesa
dei grandi privilegi, l’utilizzo privato di carica pubblica, tutte faccende legate alla gestione degli
attuali partiti, chi più chi meno, è
sacrosanto ma inutile. Le invettive grilline unite al malcontento
astensionista, pur determinando una
maggioranza bulgara di consensi, sono
inutili in mancanza di un vero progetto rivoluzionario. Vincerà
sempre la minoranza più numerosa anche
se la sua legittimazione elettorale godrà sempre di minori consensi. Oggi un progetto alternativo è inesistente.
L’errore più grande che limita la costruzione di un’alternativa, è
quello di voler colpire gli assassini (i partiti) senza curarsi dei mandanti. I mandanti utilizzano gli assassini non solo
per uccidere lo stato sociale, ma anche
per intercettare il malcontento popolare . Rabbia che si concentrerà
sul degrado morale lasciando
che gli stessi mandanti continuino nel loro insano progetto di
depredare il reddito da lavoro per trasferirlo
sul profitto finanziario. Una sorta di bad
company, quella formata dai partiti, ben remunerata utile ad effettuare il lavoro sporco
cui fa da contraltare l’efficienza della good company, reale
detentrice del potere. E’ quindi fondamentale, per costruire un alternativa seria, capire che il nemico vero da colpire è il MANDANTE, ovvero il potere del capitale
finanziario. Questo demanda alla bad
company la funzione di distogliere la protesta sociale, o addormentandola con inutili
quanto innocui propositi di conflitto, o
veicolandola verso altri lidi. Dunque le
vere ragioni della profonda crisi economica e sociale risiedono nel sistema neo liberista che un’arrogante oligarchia capitalistico
-finanziaria sta imponendo all’Europa attraverso trattati capestro,il cui ferro rispetto è affidato ad esecutivi nazionali composti da amici di banchieri o, come nel
caso italiano, dai banchieri stessi . Per cambiare veramente l’attuale stagnante
situazione è necessario costruire un fronte di contrasto netto al potere
capitalistico finanziario, che in Italia
è rappresentato da quel governo Monti, sostenuto
incondizionatamente dagli stessi partiti delegittimati dall’urna elettorale, per ora solo siciliana. Se non si hanno ben chiari gli obbiettivi la lotta sarà sempre perdente. Il No Monti day di sabato scorso ha confermato
che qualcosa comincia a muoversi anche in Italia. In Grecia in Spagna e in
Portogallo il fronte è più consolidato. Qui in Italia il movimento composto da diverse
organizzazioni e singoli cittadini è anche osteggiato dal fardello di alcune forze che, da un lato sostengono con
convinzione la necessità di ribellarsi alla dittatura capitalista, ma dall’altro trattano
con la bad company fedele guardiano del
potere finanziario. E’ il caso di Nichi
Vendola il quale non perde occasione per tuonare contro i trattati europei,
contro la troika, salvo partecipare alla farsa democratica delle primarie del
centro sinistra firmando una carta d’intenti in cui chi vince si impegna a
rispettare quegli stessi trattati europei
che il presidente della Regione Puglia tanto aborrisce. Ancora peggiore è il comportamento del Partito dei
Comunisti Italiani, una parte, insieme con Rifondazione Comunista , di quello strano e sciagurato aggregato che è
la Federazione della Sinistra. I
dirigenti del Pdci si sono affrettati a
tranquillizzare la bad company rifiutandosi di partecipare al No Monti day, nonostante il leader minimum Diliberto si sia sempre
scagliato contro l’esecutivo Monti -ricordiamo la sua foto accanto ad una ragazza
che sfoggiava una maglietta con la
scritta “FORNERO AL CIMITERO” - ma sono
stati sconfessati dai propri militanti che invece al No Monti day ci sono
andati con tanto di bandiere al seguito. Da ultimo una grosso peso che limita
la conflittualità del fronte anticapitalista è costituito dai sindacati CISL, UIL parte integrante della bad company e dalla CGIL che
pretende di contrastare
il governo dei banchieri organizzando
delle proteste finte, come quella del 20 ottobre scorso, risoltesi a
tarallucci e vino, nel senso reale del termine, guardandosi bene dall’indire
uno sciopero vero (non le misere 4 ore pianificate) per il 14 novembre, giorno
in cui lo sciopero generale accomunerà Spagna, Grecia e Portogallo in un
conflitto unico. In conclusione il
referendum per l’abrogazione dei partiti è del tutto inutile a determinare un
inversione di rotta,ma anzi è funzionale
a mantenere l’attuale stato di cose . Accadrà che il “SI” avrà sempre maggiori consensi. Ciò
produrrà una crescente disillusione e
sfiducia lasciando carta bianca ai partiti , sempre più delegittimati incuranti della
perdita di credibilità popolare, che continueranno a svolgere il loro ruolo di
guardiani così che il neo liberismo
imperante continuerà a produrre macerie.
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