Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 30 ottobre 2012

Elezioni in Sicilia. Referendum sulla "bad company"

Luciano Granieri



 Il risultato delle elezioni regionali siciliane ha determinato, secondo la maggior parte  dei media e dei commentatori politici, una rivoluzione . Pur avendo prevalso la   coalizione capitanata da Rosario Crocetta, formata da Pd, Udc , il vero vincitore di questa consultazione  è stato  il rifiuto degli attuali partiti. Infatti  il movimento 5 stelle, che ha come ragione sociale la lotta alla partitocrazia ,  con il suo candidato Giancarlo Cancelleri  ha ottenuto il 18% dei consensi, determinando  l’ossimoro per cui  il primo partito siciliano è un “NON PARTITO”. Se a questo dato aggiungiamo che il 53% dei siciliani non è andato a votare, ecco che l’espressione di rifiuto del sistema partitico costituisce il  71%  della popolazione elettorale.  Questa analisi personalmente non mi sorprende . Infatti da oggi in avanti ogni tornata elettorale  dovrà esser considerata ,non come mezzo per eleggere  la  coalizione che dovrà guidare la Regione  piuttosto che il Paese, ma un vero  referendum abrogativo del sistema dei partiti.  E’evidente che in Sicilia ha vinto il “SI”  ovvero i il 71% dei siciliani si è espresso a favore della’abrogazione dei partiti.  Ma da cotanta rivoluzione scaturirà l’assoluta normalità.  Infatti la minoranza più numerosa, formata da partiti “ABROGATI” dagli elettori ,  andrà al governo della regione, obbligata a fare accordi con l’altra minoranza sconfitta  composta  da altrettanti  partiti “ABROGATI”  e contando forse nell’appoggio del “NON PARTITO”  - schieramento  più votato fa quelli in concorso - già disponibile a diventare  “PARTITO”.  Lo scenario determinatosi  oltre lo stretto si ripeterà, probabilmente, anche nelle prossime tornate elettorali. Come mai una tale maggioranza di dissenso contro il sistema  non riesce a sovvertire il sistema stesso? La riposta è semplice.  L’abrogazione non è sufficiente  per cambiare,  se non si propone un’alternativa a ciò che si vuole abrogare. Denunciare  la corruzione, l’appropriazione indebita di denaro pubblico,   la difesa dei grandi privilegi,   l’utilizzo privato di carica pubblica,  tutte faccende legate alla gestione degli attuali partiti, chi più  chi meno, è sacrosanto ma  inutile.  Le  invettive grilline unite al malcontento astensionista,  pur determinando una maggioranza bulgara di consensi, sono  inutili in mancanza di un vero progetto rivoluzionario.   Vincerà sempre la minoranza più numerosa  anche se la sua legittimazione elettorale godrà sempre di minori consensi.  Oggi un progetto  alternativo  è inesistente.  L’errore  più grande  che limita la costruzione di un’alternativa, è quello di voler colpire gli assassini (i partiti) senza curarsi dei mandanti.  I mandanti utilizzano gli assassini non solo per uccidere lo  stato sociale, ma anche per intercettare il malcontento popolare . Rabbia che  si concentrerà  sul degrado morale  lasciando che   gli stessi  mandanti  continuino nel loro insano progetto di depredare il reddito da lavoro  per trasferirlo sul profitto  finanziario. Una sorta di bad company, quella formata dai partiti, ben remunerata utile ad effettuare il  lavoro sporco  cui fa da contraltare   l’efficienza della good company, reale detentrice del potere. E’ quindi fondamentale, per costruire un  alternativa seria,   capire che il nemico vero da colpire è il  MANDANTE, ovvero il potere del capitale finanziario. Questo  demanda alla bad company  la funzione di distogliere  la protesta sociale, o addormentandola con inutili quanto innocui  propositi di conflitto,    o veicolandola  verso altri lidi. Dunque le vere ragioni della profonda crisi economica e sociale risiedono nel sistema  neo liberista che un’arrogante oligarchia capitalistico -finanziaria sta imponendo all’Europa attraverso trattati capestro,il  cui ferro rispetto è affidato ad  esecutivi nazionali  composti da amici di banchieri o, come nel caso italiano,  dai banchieri stessi .  Per  cambiare veramente l’attuale stagnante situazione è necessario costruire un fronte di contrasto netto al potere capitalistico finanziario, che  in Italia è rappresentato da quel  governo Monti,  sostenuto  incondizionatamente dagli stessi  partiti delegittimati  dall’urna elettorale,  per ora solo  siciliana. Se  non si hanno ben chiari gli obbiettivi  la lotta sarà sempre perdente. Il  No Monti day di sabato scorso ha confermato che qualcosa comincia a muoversi anche in Italia. In Grecia in Spagna e in Portogallo il fronte è più consolidato. Qui in Italia  il movimento composto da diverse organizzazioni e singoli cittadini è anche osteggiato dal fardello  di  alcune forze che, da un lato sostengono con convinzione la necessità di ribellarsi alla  dittatura capitalista, ma dall’altro trattano con la bad company fedele guardiano  del potere finanziario.  E’ il caso di Nichi Vendola il quale non perde occasione per tuonare contro i trattati europei, contro la troika, salvo partecipare alla farsa democratica delle primarie del centro sinistra firmando una carta d’intenti in cui chi vince si impegna a rispettare  quegli stessi trattati europei che il presidente della Regione Puglia tanto aborrisce.  Ancora peggiore è  il comportamento del Partito dei Comunisti  Italiani, una  parte, insieme con Rifondazione Comunista ,  di quello strano e sciagurato aggregato che è la Federazione della Sinistra.  I dirigenti del Pdci si sono affrettati  a tranquillizzare la bad company rifiutandosi di partecipare al  No Monti day, nonostante  il leader minimum Diliberto si sia sempre scagliato contro l’esecutivo Monti -ricordiamo la sua foto accanto ad una ragazza che sfoggiava una maglietta  con la scritta “FORNERO AL CIMITERO”  -   ma sono stati sconfessati dai propri militanti che invece al No Monti day ci sono andati con tanto di bandiere al seguito. Da ultimo una grosso peso che limita la conflittualità del fronte anticapitalista  è   costituito dai sindacati CISL,  UIL   parte  integrante  della bad company  e dalla   CGIL  che  pretende di  contrastare  il governo dei banchieri  organizzando  delle proteste finte,  come quella del 20 ottobre scorso, risoltesi a tarallucci e vino, nel senso reale del termine, guardandosi bene dall’indire uno sciopero vero (non le misere 4 ore pianificate) per il 14 novembre, giorno in cui lo sciopero generale accomunerà Spagna, Grecia e Portogallo in un conflitto unico.  In conclusione il referendum per l’abrogazione dei partiti è del tutto inutile a determinare un inversione  di rotta,ma anzi è funzionale a mantenere l’attuale stato di cose . Accadrà    che il “SI” avrà sempre maggiori consensi. Ciò produrrà  una  crescente   disillusione   e sfiducia  lasciando carta bianca ai  partiti ,  sempre più delegittimati incuranti della perdita di credibilità popolare,   che  continueranno a svolgere il loro ruolo di guardiani così che  il neo liberismo imperante continuerà a produrre macerie.

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