Francesco Gesualdi . “Centro nuovo modelli di sviluppo”
La fortuna del potere è costruita sull’incuria e l’incompetenza, non la propria, ma quella dei sudditi. Sicuro che nessuno verifica la veridicità dei fatti, ma che tutti ripetono a pappagallo le notizie ben confezionate , ne fabbrica di proprie, false e tendenziose, per affidarle ai ripetitori acefali affinchè le trasformino in luoghi comuni. In idee, cioè, che nessuno mette in discussione perché assorbite come verità incrollabili. E’ successo quando hanno voluto imporci una globalizzazione a misura di multinazionali, quando hanno voluto rifilarci un’Europa al servizio di banche e speculatori, quando hanno voluto scipparci l’acqua e gli altri beni comuni a vantaggio delle imprese private. E oggi sta succedendo col debito pubblico.
La vulgata tanto cara ai tedeschi, è che ci siamo indebitati perché siamo un popolo sprecone. Una comunità che ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità usando i soldi degli altri per garantirci il diritto alla salute, all’istruzione, alla previdenza sociale. Questa idea è talmente radicata che nessuno (o quasi) osa contestare le politiche lacrime e sangue che oggi ci impongono . Anzi le salutiamo come la giusta punizione per i peccati commessi. Peccato, però, che il peccato non esista e lo dimostra una ricostruzione effettuata dal “Centro Nuovo modello di Sviluppo” sulla finanza pubblica degli ultimi 30 anni.
Nel 1980, il debito pubblico italiano ammontava a 114miliardi di euro pari al 56% del Pil. Quindici anni dopo lo troviamo cresciuto di 10 volte, più esattamente a 1150miliardi di euro. Effetto dei nostri sprechi? In parte si perché questo è un periodo in cui le spese per servizi e investimenti pubblici sono state superiori alle entrate fiscali. Ma solo per 140miliardi. Se il nostro eccesso di spese fosse stato la causa di tutti i mali, il debito pubblico avrebbe dovuto raddoppiare, non decuplicare. E allora cosa ha contribuito alla crescita incontrollata del debito? Risposta: gli interessi che in quel periodo oscillavano fra il 12 e il 20%. Bisognò attendere il 1996 per vederli scendere sotto il 9%. In parte l’Italia pagava per le scelta di Reagan che aveva bisogno di soldi per finanziare lo scudo spaziale. Non volendo alzare le tasse , si finanziava richiamando capitali del resto del mondo con alti tassi d’interesse. Gli altri paesi assetati di prestiti non avevano altra scelta che offrire di più. La politica di spese per servizi superiore alle entrate durò fino al 1992 e in ogni caso procurò un disavanzo complessivo inferiore al 6%. Poi, con l’eccezione del 2009-2010, la spesa per servizi è rimasta sempre al disotto delle entrate, permettendo un risparmio complessivo di 633miliardi di euro. Una cifra sufficiente ad assorbire non solo i disavanzi precedenti, ma anche il debito di partenza e continuare ad avere un avanzo di 370miliardi. Ma nonostante le politiche da formichine, il nostro debito è cresciuto all’astronomica cifra di 2000 miliardi. Solo per colpa degli interessi che nel trentennio ci hanno procurato un esborso pari a 2141 miliardi di euro. Dal che risulta che non siamo un popolo di spreconi, ma un popolo di risparmiatori spennati. Polli finiti in una macchina infernale messa a punto dall’oligarchia finanziaria per derubarci dei nostri soldi, con la complicità della politica. E poiché la politica è eletta da noi , ci troviamo nell’assurda situazione in cui scegliamo i nostri estorsori e li autorizziamo a sottoporci a ogni forma di angheria per servire meglio gli interessi degli strozzini. Una follia possibile solo perché viviamo nell’inganno dell’ignoranza. Per questo come Centro Nuovo Modello di Sviluppo abbiamo messo a ,punto un KIT FORMATIVO e abbiamo lanciato la campagna “Debito pubblico se non capisco non pago” con lo scopo di promuovere una corretta informazione e la nascita di gruppi locali che si dedichino alla formazione.
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