"Fin tanto che i
proletari potranno essere distratti dalla loro disperazione dagli pseudo eventi creati da media i super
ricchi non avranno nulla da temere" .
La frase del
filosofo americano in poche parole coglie magnificamente il nocciolo delle
ragioni della grande devastazione sociale che sta flagellando le nostre
comunità. Illustra il motivo principale
per cui oggi diventa arduo, se non impossibile, ricostruire una vera coscienza di classe. E’
crudo ammetterlo, ma finchè non si coglierà la gravità della nostra
disperazione, oggi ancora si arriva a negarla, il famoso 99% di coloro che possiedono il 20% delle risorse mondiali, rispetto a
quell’1% che invece dispone del restante 80%, sarà destinato ad impoverirsi
sempre più. Dunque in primis sarebbe saggio eliminare le distrazioni.
Ma in
che cosa consistono queste distrazioni? Fondamentalmente possono essere divise
in due categorie. Quelle create dai super ricchi e quelle messe in campo dagli
stessi poveri o da chi pretenderebbe di rappresentarli. Nell’analisi del primo
gruppo il discorso è complesso e parte da lontano.
Alla fine degli anni ’70 il
mondo occidentale usciva da due decenni di profonde lotte sociali. Conflitti in
cui il consolidamento di una classe proletaria in senso lato, comprendente lavoratori dipendenti, studenti, ma anche pezzi di società
discriminata come gli afroamericani dei ghetti statunitensi e gli immigrati , era riuscita a strappare
diritti civili importanti. Si stava realizzando un primo scacco al capitalismo
post bellico, impegnato ad imporre la
propria egemonia. Tutto ciò mise in moto processi controrivoluzionari i quali furono caratterizzati, oltre che da fenomeni violenti
come la repressione e il terrorismo di
stato, anche da strategie più subdole e tremendamente efficaci la cui
accelerazione si ebbe nel corso delle presidenza Reagan , negli Stati Uniti e della
Thatcher in Inghilterra.
L’obbiettivo non era soffocare il conflitto con la
repressione, ma rimuoverne le ragioni, cercando di convincere il proletariato
allargato sulla possibilità fallace di diventare ricco e acquisire gli
stessi privilegi degli esponenti di quella classe che stava così strenuamente
combattendo. L’operazione era complessa perché doveva rivolgersi ad ogni
singolo individuo rivoluzionandone i processi
di determinazione della propria
autostima. Si dovevano cambiare i valori
in base ai quali una persona poteva sentirsi soddisfatta.
L’ essere considerato per le proprie capacità di stabilire rapporti di
amicizia, per la propria sensibilità e umanità, per la propensione di stare in
mezzo agli altri, oltre che per le proprie disponibilità economiche, erano valori da rimuovere . La percezione del successo doveva unicamente
derivare dalla capacità di soddisfare il proprio desiderio di possedere cose e oggetti.
Il concetto era il
seguente: Più un individuo ha la
possibilità di acquistare cose, di
sostituirle con altre più recenti ed aggiornate, più è considerata persona di successo. Per
dirla con BAUMAN è l’oggetto che
determina la felicità, attraverso il suo possesso e la frequenza della sua
sostituzione e non un altro soggetto che apprezza e promuove i suoi simili sulla base di comportamenti e azioni . E’ più facile auto -misurare il proprio grado
di successo attraverso la frequenza con cui si cambia il cellulare o si
acquista la smart tv più performante sul mercato , piuttosto che accettare che
siano gli altri soggetti a giudicare, con il rischio che il giudizio possa risultare
negativo. Una volta riuscito questo sovvertimento
valoriale, i super ricchi non sono più considerati responsabili della condizione
precaria della moltitudine perchè
usurpatori di diritti e ladri di risorse della comunità , ma vengono
addirittura presi a modello. La povertà è causata da una propria inadeguatezza
e incapacità , elementi che vanno a tutti i costi migliorati.
Un’ altra
conseguenza è che si innesca una gara
fra poveri a chi riesce maggiormente ad avvicinarsi allo status di ricco, una
condizione evidentemente irraggiungibile . “L’altro” non è un soggetto con cui
condividere i propri problemi, ma è un competitore che rallenta il proprio
processo di avvicinamento al benessere.
La capacità delle televisioni dei nuovi media di creare con la
pubblicità effimeri modelli di successo
cui mirare ha reso possibile la
realizzazione di questo piano devastante.
Ad Harlem, nei quartieri neri più poveri, abbondano i cartelloni
pubblicitari con le gigantografie di giocatori di basket che promuovono la
scarpe Nike. Potrebbe apparire un contro senso promuovere scarpe che costano
diverse centinaia di dollari in quartieri così poveri. Ma non lo è. Infatti è
proprio la voglia repressa di riscatto che porta ragazzi e giovani non abbienti
a desiderare quell’oggetto che sfoggia
chi ce l’ha fatta a diventare ricco ma solo per doti atletiche naturali. Procurarsi i dollari necessari ad acquistare
quell’icona di successo diventa fondamentale
e non importa se ciò avviene con atti violenti (rapine e aggressioni). In
questa ottica si inquadra la sempre maggiore frequenza di ricorso al credito al
consumo da parte delle persone meno abbienti e la conseguente crisi debitoria
delle famiglie.
In Italia la storia
è nota. Non è un caso che ci ha governato per vent’anni e ancora continua a
condizionare la politica del Paese è un signore che possiede tre televisioni,
diversi giornali e gode del consenso
costante di almeno dieci milioni di italiani, nonostante sia un delinquente
conclamato. Ma oggi con l’avanzare della
crisi, inevitabile a fronte di un sistema che rende i ricchi sempre più ricchi,
concentrati in una cerchia che tende a restringersi, e i poveri sempre più poveri e numerosi, che un tale oliato sistema presenti qualche
cedimento. Infatti tornano a materializzarsi venti di lotta. Ma qui entra in gioco la seconda categoria
delle distrazioni, quelle determinate, consapevolmente o inconsapevolmente, dalla stessa classe meno abbiente o da chi
pretende di rappresentarla.
Lo scopo è quello
di indirizzare la protesta verso altri obbiettivi che non siano finalizzati al
sovvertimento del sistema. La denuncia delle corruzione dei politici con l’utilizzo
di linguaggi violenti ed eclatanti, il rifiuto dell’euro e delle politiche
dell’Unione Europea, sono in parte
condivisibili e sono reali. Ma
corruzione, Unione Europea, oltre che al Fondo Monetario internazionale e la
Bce non sono altro che l’apparato esecutivo della trappola ordita dai super ricchi attraverso la lauta remunerazione dei propri solerti burocrati. Nella schiera di tale
burocrazia inserisco a pieno titolo alcune forze sindacali e riformiste la cui funzione è
quella di addormentare la protesta, deviarla su binari morti. Combattere queste
forme può essere utile ma è insufficiente e addirittura fuorviante nell’identificazione
del vero nemico. L’unica processo vero
per tornare a sperare in una possibilità di riscatto è quindi, RIMUOVERE LE
DISTRAZIONI, concentrarsi sulla propria disperazione che inevitabilmente ci
restituirà la lucidità per capire che l’arricchimento
smodato non è il risultato di particolari abilità, ma è il frutto dell’appropriazione
indebita di risorse destinate a tutta la comunità.
I ricchi non sono i
più illuminati per cui è necessario seguirne le gesta, sono
semplicemente più ladri e usurpatori e vanno combattuti senza pietà. Questa
presa di coscienza però necessita del profondo ripensamento dei rapporti sociali così come si sono determinati fino ad oggi. E’ un
processo lungo e forse irrealizzabile, ma l’acuirsi di una crisi che genera
terribili privazioni e disperazione può forse provocare quello shock necessario
a riacquistare la propria coscienza di classe. Sarebbero necessari però aggregazioni
di cittadini, movimenti che si incarichino di indirizzare le conseguenze dello
shock verso gli obbiettivi giusti. Il movimento alter mondista, i social forum
erano sulla buona strada , fino a che una parte di essi si è rivelata
permeabile alle infiltrazioni del capitalismo finanziario. Forse bisognerebbe ripartire
da lì. Ma una cosa è certa “URGE RIMUOVERE LE DISTRAZIONI”.
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