Giuseppe Aragno fonte: http://www.ilmanifesto.it
Ras di Ferrara fu Italo
Balbo, un modello dell'«uomo nuovo fascista». S'era fatto il cursus honorum del
gerarca sanguinolento: scampoli di gloria feroce tra i volontari della
carneficina nella «grande guerra», capo delle «squadracce» al soldo degli agrari,
quando bastonature e omicidi di avversari politici mostravano il «senso dello
Stato» del primo fascismo, comandante generale della milizia. Implicato
nell'assassinio di Don Minzoni, arrivò in Parlamento e presto giunse al governo.
A Ferrara il 26 sono ritornati gli squadristi.
Balbo mancava, è vero, ma s'è trovato un sostituto degno. Rivendicavano il
diritto d'ammazzare impunemente e non a caso il colpo vibrato in piazza era
assassino: mirato al cuore d'un madre - l'immensa Patrizia Aldovrandi - per
fermarne il palpito di dignità, la passione e l'indomito coraggio. Chi ha
voluto vederla, l'ha vista bene l'Italia di questi tempi bui: un Paese nel
quale l'umanità spesso è donna, ma molto più spesso si perde in una divisa che
mostra i distintivi della guerra. La guerra, sì, che la Costituzione ripudia ma
offre la leva per la polizia della repubblica antifascista: Medio Oriente,
Balcani e Afghanistan. Un'Italia in cui la Caporetto dei valori della
Resistenza- di questo ormai si tratta, non di altro - non si spiega
semplicemente col berlusconismo, ma chiama alla mente - ed è un morire di
dolore - Piero Gobetti e la sua terribile sentenza: il fascismo malattia
congenita della nostra storia, la natura elitaria del Risorgimento, un potere
mai saldo in mano al "popolo sovrano" e sempre molto lontano dai
cittadini. Chiama alla mente lontani maestri, appena tornati in armi dai monti
partigiani e subito impegnati a scrivere una Carta Costituzionale tesa a
colmare lo storico deficit di partecipazione. Quella Costituzione che ormai non
conta più.
La crisi economica procede di pari passo con lo
smantellamento della democrazia. Si sono visti chiari i segnali d'asfissia
d'una politica priva di respiro ideale e s'è misurato l'abisso che ci attende,
se non sapremo restituire al dibattito sullo stato dell'economia, il contributo
decisivo di storici e filosofi. In un Paese che dopo la Liberazione non mandò a
casa sciarpe littorie, sansepolcristi, scienziati della razza, questori,
prefetti e magistrati mussoliniani e chiamò a presiedere la Corte Costituzione
quell'Azzariti già capo del "tribunale della razza", sono vent'anni
ormai che, a parlare d'antifascismo, si disturba il manovratore. Vent'anni che
si batte la grancassa su una inesistente ferocia partigiana e si trova la
sinistra consenziente. Mentre Veltroni e i suoi cancellavano dalle rare sedi
del «partito liquido» persino il ricordo dei partigiani - si fa un gran parlare
di donne, ma a Napoli il Pd ha eliminato dalla sua sede la partigiana Maddalena
Cerasuolo - l'accademia s'è adeguata.
In questo clima, dopo le acrobazie dei lacrimogeni
sui tetti del ministero di Grazie e Giustizia, le violenze di Napoli e Genova e
gli indiscriminati attestati di stima agli immancabili servitori dello Stato,
più che la resurrezione di Balbo a Ferrara, stupisce lo stupore sbigottito di
chi solo oggi intuisce l'esito fatale di un vergognoso revisionismo. Perché
meravigliarsi della polizia, dopo che s'è voluto ridurre l'antifascismo a una
questione privata tra veterocomunisti e neosquadristi, dopo l'armadio della
vergogna e l'inascoltato allarme di Mimmo Franzinelli, che ci ha ammonito sul
significato profondo d'una amnistia che fu colpo di spugna e sancì la
continuità con lo Stato fascista? Rinnegata la propria storia, attestata a
difesa di un'Europa che Spinelli ripudierebbe, collocato in soffitta Marx per
far le fusa al liberismo targato Monti, era fatale che la polizia tornasse alla
tradizione dell'Italia liberalfascista e si facessero nuovamente i conti con
Frezzi massacrato di botte, Acciarito torturato e Bresci suicidato.
Qui non si tratta di solidarietà di corpo. Emilio
Gentile l'ha spiegato chiaramente: la mistica fascista del cameratismo fu il
fulcro di una identità nuova che, nel cuore d'una crisi, fuse in anima collettiva
l'individualismo solitario dell'eroe, sicché i "rigenerati della
guerra" pretesero di essere "rigeneratori della politica".
Quand'è che il Parlamento pretenderà che si accenda la luce sui meccanismi di
reclutamento delle forze dell'ordine e sulla loro formazione culturale e
politica?
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