Infatti martedì 30 luglio Cgil,
Cisl, Uil, Confindustria e altre associazioni imprenditoriali, si incontreranno
presso il ministero del lavoro per trovare un’intesa sulle questioni
occupazionali, e tutti sembrano
intenzionati a confermare l’impianto dell’accordo milanese. In base al testo messo a punto in ’occasione dell’expò, un’azienda può disporre di un organico composto
all’80% di addetti con contratto a tempo determinato, il 10% dei quali deve
essere costituito da lavoratori in cassa
integrazione, in mobilità o disoccupati. Tali contratti potranno durare da un minimo di sei mesi a un massimo di dodici .
Ecco servito l’ennesimo strappo al contratto
collettivo nazionale. I sindacati hanno incassato le lodi di governo e padroni per il
loro atto di responsabilità che pone le basi di una duratura era di pacificazione delle
relazioni industriali.
E in cambio di questo gesto di responsabilità la
triplice ha ottenuto che la proposta originaria, messa a punto da Confindustria con l’appoggio
del Pdl, in base alla quale un’azienda
poteva accedere al piano di deregulation del lavoro senza dichiararne i motivi (principio
di acasualità), venisse modificata. Ossia un’impresa che intende avvalersi del
privilegio di precarizzare il proprio organico è obbligata a indicarne i motivi, a porre una causale.
Niente di chè basta indicare come causale
l’expò del 2015. Cioè se un imprenditore di Canicattì, volesse licenziare l’80%
dei suoi dipendenti a tempo indeterminato e sostituirli con lavoratori assunti
con questa nuova tipologia di contratto a termine,avrebbe tutto il diritto di
farlo, è sufficiente che indichi come motivazione , l’expò di Milano del 2015.
Mi sembra un concessione mica da ridere quella ottenuta dai nostri sindacati. Premio
all’atto di responsabilità che segue l’altra grande dimostrazione di buona
volontà e di responsabilità dimostrata da Cgil, Cisl Uil e Ugl, tutti insieme appassionatamente
a svendere ai padroni il diritto di rappresentanza sindacale. Mi riferisco all’accordo
sulla rappresentanza nelle fabbriche in base al quale l’organizzazione che risulterà
minoritaria in un data azienda non potrà svolgere in quel contesto attività,
indire scioperi o assemblee.
Secondo un principio di democrazia deviata, sarà destinata a scomparire e lasciare i propri
iscritti senza rappresentanza.
Ma di atti di responsabilità, di passi indietro è piena la storia delle più
recenti vertenze. Anche nella nostra città i lavoratori della Multiservizi,
saliti sul tetto del comune per rivendicare il loro diritto ad occuparsi della
città dopo 17 anni di onorato e apprezzato servizio, e di non essere licenziati
in tronco a causa della frenesia privatizzatrice del sindaco Ottaviani, sono
stati convinti da rappresentati politici della così detta area riformista
(Sel-Pd) al gesto di responsabilità.
Hanno fatto il fatidico passo indietro,
sono scesi dal tetto del comune e hanno ottenuto in cambio il pagamento delle
loro tredicesime, quattordicesime, e ferie non godute. Cioè a dire che uno per
vedersi corrisposto ciò che già è suo, che
gli spetta di diritto per aver lavorato, si deve arrampicare sui tetti. Inoltre
sono riusciti a strappare un tavolo di trattativa dagli esiti incerti in cui amministratori
regionali, provinciali, il Vescovo e il
Prefetto, proveranno ad ammorbidire la posizione del Sindaco Ottaviani. Un risultato
ben lontano dalla assunzione diretta che i lavoratori chiedevano.
La sindrome
del gesto di responsabilità pervade il Pd
intero, l’ultimo esempio, forse il più
eclatante riguarda il pasticcio kazako, quando
di fronte alle cazzate commesse dal ministro
degli interni Alfano sulla vicenda dell’espulsione di Alma Shalabayeva, pur
riconoscendo il grave danno che questo aveva arrecato alla credibilità
internazionale dell’Italia, ha deciso, per responsabilità, di rinnovare la fiducia ad un così inetto
ministro.
A questo punto una domanda
sorge spontanea:quando avverrà che i sindacati, le forze riformiste costringeranno
agli atti di responsabilità, ai passi indietro coloro che si contrappongono al
blocco sociale, da loro falsamente rappresentato? Potremo assistere un giorno al passo indietro di Marchionne che,
costretto dai sindacati, tornerà a
proporre un piano industriale nel quale
ci saranno investimenti su nuovi prodotti e un programma di riassunzione degli
operai?
Avverrà in un tempo lontano che esponenti politici locali
riusciranno a costringere un sindaco al gesto di responsabilità di rinunciare alla privatizzazione dei servizi,
così come sancito dai referendum, e assorbire i dipendenti in società pubbliche, o meglio in ENTI DI DIRTTO
PUBBLICO? Vorrei ricordare a forze
riformiste e sindacati al seguito, che a forza di passi indietro le persone che
loro fanno finta di tutelare, sono già precipitate nel baratro e sarebbe ora d
provare a ritirarle su anziché farle scivolare ancora più giù negli abissi di
una vita priva di diritti e di dignità.
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