Noi infimi piccoli borghesi, aspiranti proletari che da
sempre abbiamo invocato la rivoluzione non ci siamo accorti della contro rivoluzione
che in un ventennio ci ha soggiogati e ridotti a chiassosa quanto inutile
plebaglia buona solo a lamentarsi. Noi infimi
piccolo borghesi non ci siamo, o non ci siamo voluti accorgere dell’imbroglio
che nascondeva il bipolarismo.
Questo salvifico sistema, invocato a salvaguardia
della stabilità governativa, ci ha privato di importanti pezzi di
rappresentanza fino d estinguere del tutto il vero e proprio principio in se. La storiella delle due grandi coalizioni che si fronteggiano ad ogni tornata elettorale per
poi accomodarsi in Parlamento secondo la disposizione sancita dal risultato
elettorale, ha consolidato nel tempo il club dei poltronisti, sempre loro, sempre gli stessi, o gente
scelta da loro, ad occupare i posti in Parlamento ora dall’emiciclo della maggioranza
ora da quello dell’opposizione.
Una
dialettica politica basata sull’antiberlusconismo in contrapposizione al berlusconismo ha mimetizzato le peggiori nefandezze
perpetrate ora dall’una ora dall’altra fazione. Gli uni iniziavano la privatizzazione
di scuola e sanità, la precarizzazione
del lavoro e l’attacco allo statuto dei lavoratori, gli altri completavano l’opera
sfondando una porta che era già stata mezza aperta.
Quando il tranquillo e salutare
tran tran del bipolarismo è andato
finalmente in pezzi, dopo decenni di malgoverno, con l’ingresso nel club di una
terza forza pronta a sparigliare, i membri del club hanno dovuto gettare la
maschera e, per assicurarsi la grassa
sopravvivenza, fuori di ogni finzione
hanno dovuto fare outing , unirsi contro l’ospite infetto, rendere palese quello che prime era nascosto dietro una finta
dialettica maggioranza/opposizione.
Sotto questa luce si spiegano tutte le
contraddizioni con cui la finta maggioranza e la finta opposizione, ormai
diventate maggioranza unica, hanno contraddistinti la loro azione. Un
esempio su tutti. In merito al caso Alabayev , Alfano è stato riconosciuto incapace, ma Alfano rimane al suo posto. Se
dovesse presentarsi oggi un nuovo caso Ruby, sono convinto che la posizione
unanime vedrebbe il riconoscimento della
balla sulla nipote di Mubarak, ma l’assoluzione di Berlusconi, perché nell’impeto di generosità , aveva mentito per salvare la ragazza dal tribunale minorile. Dunque il gesto pur nella sua inopportunità va apprezzato.
Non
a caso si dice di voler cambiare tutto per non cambiare nulla. Né è testimonianza
l’atteggiamento sulla legge elettorale. Tutti affermano che non è
possibile tornare al voto con l’attuale legge, tutti sostengono di volerla
cambiare ma nessuno se ne occupa veramente. Infatti la permanenza di questo sistema di voto
scongiura il ricorso alle urne , il conseguente possibile rafforzamento di
forze terze e lo sconvolgimento dello status quo.
Altro cavallo di battaglia della contro rivoluzione
riguarda l’ineludibilità del cambiamento
delle regole. Necessità sopravvenuta
dalle mutate condizioni politiche e sociali. In realtà il cambiamento delle
regole con ripetuti tentativi di manomissione della costituzione, uno ancora in
atto, è volto non già al bene dei cittadini ma al consolidamento dei privilegi
di chi comanda. E proposito di regole un altro vizio è quello di tentare di
cambiarle secondo i propri interessi in occasioni delle varie tornate
elettorali o delle fasi
precongressuali. Il porcellum è nato
proprio per assicurare i vantaggi di una
parte, forte nella leadership ma debole nei candidati.
Questo vizio di rinnovare regole e statuti
sta coinvolgendo anche il Pd, il quale non riesce a decidere la data del
congresso, né le modalità di
partecipazione proprio perché ogni fazione spinge per un regolamento chela favorisca. Una volta succedeva che i dirigenti con l’aiuto dei militanti redigessero dei documenti in cui si prefigurava una linea politica,
e designassero un
portavoce, e candidato alla segreteria , che rappresentasse quella linea
politica. Questa veniva sottoposta al
voto dell’assemblea insieme ad altri programmi e relativi rappresentati. Il
documento vincente diventava la linea
programmatica del partito e il suo rappresentante in seno al congresso diventava
segretario .
E’ vero in questo ragionamento c’è una grossa falla. Quali sono i
programmi che potrebbero stare in un documento
da presentare al congresso del Pd? Quale
ne potrebbe essere l’indirizzo? Si alle
larghe intese con Berlusconi, oppure mai con il nano di Arcore? Trattare con la Troika le condizioni del
fiscal compact o rifiutare le imposizioni capestro di Bce-Fmi-Ue? Difendere la costituzione o cambiarla in senso
presidenzialista ? Proteggere le
prerogative del contratto collettivo nazionale sul lavoro, o finire di
distruggere quel poco che rimane dello statuto dei lavoratori? Spingere gli enti locali a rispettare il
risultato dei referendum sull’acqua o favorire la definitiva privatizzazione
dei beni comuni? Queste sono posizioni
antitetiche proprie delle diverse fazioni interne alla dirigenza. Quando in un programma
può esserci tutto e il contrario di tutto significa che c’è il nulla.
E allora
è inevitabile che la discussione congressuale diventi questione di poltrone. Infine lasciamo stare
la questione se il segretario debba essere anche il candidato premier o
meno? Basta con questo insulto alla costituzione.
Il presidente del consiglio (SI CHIAMA COSI’) viene nominato dal Presidente
della Repubblica e non indicato dagli elettori. L’Italia non è ancora un paese
presidenzialista. Infatti dopo aver
fatto la fila ai gazebo, e pagato i due euro per eleggere il candidato premier
alle scorse elezioni di febbraio, i militanti piddini si sono ritrovati come
capo del governo non quello che avevano incoronato con le primarie, ma uno
che non
era nemmeno presente nella lista dei candidati da votare. Non c’è nulla da fare ormai il pensiero unico
sta trionfando e la rivoluzione è persa. Anzi non è mai iniziata al contrario
della contro rivoluzione che sta
celebrando i suoi fasti.
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