Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 22 luglio 2013

Intrigo kazako a Barcellona

Luciano Granieri 

I burrascosi intrallazzi  fra  il governo Letta e il dittatore Kazako Nursultan Nazarbayev, non sembrano destinati a terminare con la brutta storia dell’espulsione di Salabayeva e Alua, moglie e figlia di Mukhtar Ablyazov, dissidente kazako e strenuo oppositore del regime. 

Infatti le mire di Nazarbayev erano destinata anche a perseguire risultati sportivi eclatanti grazie alla collaborazione del carrozzone governativo  inciucesco italiano. L’obbiettivo era quello di rafforzare l’immagine del regime attraverso una vittoria di prestigio nella partita di pallanuoto femminile  disputatasi domenica scorsa   nell’ambito dei campionati mondiali di nuoto,che vedeva opposta la nazionale kazaka a quella  italiana. 

Battere le giocatrici del sette rosa, oltre che a costituire una grande affermazione per  tutto i movimento sportivo kazako, era operazione estremamente facile da ottenere. Infatti quella partita non doveva finire 9 a 7 per l’Italia, ma 12 a 1 per il Kazakistan. Visto che  nel'affare Salabayeva tutto è stato consentito agli ambasciatori kazaki, truccare la partita dei  mondiali in corso a Barcellona non avrebbe dovuto costituire un problema.  

Ma una serie di leggerezze e disattenzioni compiute dalle nostre istituzioni ha fatto fallire l’impresa. Noi di Aut, grazie a nostri informatori segreti siamo riusciti a scoprire tutta la faccenda e proviamo a raccontarvela.  

Nei giorni fra il 28 e il 31 maggio gli ambasciatori kazaki, dopo aver occupato il ministero degli interni per concertare la cattura di Mukhtar Ablyazov, poi fallita e risoltasi con la  sola espulsione di sua moglie e della sua figlioletta, si sono spostati presso l’ufficio segreto,  a loro ben conosciuto,  dei servizi segreti. Scopo convincere la nostra intelligence, sempre guidata dall’IGNORANTE (nel senso che ignora) Alfano, a redigere dei falsi dossier contenenti contraffatte  analisi cliniche delle giocatrici della squadra di pallanuoto, in base alle quali si sarebbe dovuta evidenziare una dopatura di massa, a base di  un cocktail  micidiale contenente, efedrina, creatina, eritropoietina, gli spinaci di Braccio di Ferro  e la bevanda magica del Druido Panoramix, (sostanza suggerita da Calderoli). 

Con tali analisi la squalifica delle ragazze ai mondiali di Barcellona sarebbe stata automatica. Quindi attraverso i buoni uffici del ragionier Spinelli, le giocatrici squalificate sarebbero state sostituite dalle olgettine ancora a libro paga dell’amico Berlusconi. I risultati sarebbero stati ampiamente prevedibili.  Fra un bulrlesque acquatico e l’altro la disfatta della nazionale italiana era praticamente e certa .  Attraverso l’agente “Scolorina colorata” , gli ambasciatori provarono a mettersi in contatto anche per questo affare con il ministro Alfano. Il quale non c’era, e se c’era dormiva,  o non era cosciente  di esserci. 

Ragion per cui la asfissiante pressione della diplomazia kazaka  (madò che rompicoglioni!!!) convinse l’agente Scolorina colorata a provvedere autonomamente alla redazione del dossier. Ma si sa non esistono più i professionisti di una volta. I Lavitola, gli Igor Marini, gli agenti Betulla  ormai sono merce rara, per cui la nostra intelligence, minorata nell’intelligence dalla frequentazione con il grande capo Ministro  dormiente Alfano, combinò un bel pasticcio. 

Nel dossier furono erroneamente inseriti i risultati del rapporto Bondi sull’Ilva di Taranto. Per cui le pallanuotiste italiane non risultarono dopate, ma strafatte di sigarette e margaritas. Sostanze non considerate dopanti. All’uscita del dossier, nei primi giorni  di giugno gli ambasciatori kazaki si incazzarono come le bestie capendo che il piano era fallito. 

Era infatti ormai troppo tardi per redigere un altro dossier. Allora i kazaki cambiarono strategia e cercarono di interessare della questione il dicastero  dello sport. Ancora non sapevano i meschini che il ministro Idem si era dimesso.  La notizia fece andare Nazarbayev su tutte le furie. Italiani popolo di puttanieri intrallazzatori di quart’ordine, non ci si può mai fidare di loro. 

Per cui in fretta e furia i kazaki prepararono dei passaporti falsi per le atlete italiane in modo da farle risultare di origine kazaka scappate dal Kazakistan   perchè contrarie al regime. Con questa documentazione, venuta pronta proprio il giorno prima della partita, gli ambasciatori si presentarono ancora una volta dal ministro Alfano. Lo trovarono davanti allo specchio mentre con espressione beota ripeteva: specchio specchio delle mie brame sono o no il ministro più leccaculo del reame?  

Capirono che non c’era più nulla da fare incaricarono allora  un funzionario dei servizi di trasferire immediatamente la documentazione presso la sede del CIO a Roma, con una lettera nella quale si intimava  il presidente del CONI Giovanni Malagò a far pressione sulle atlete italiane affinchè perdessero la partita con Kazakistan in modo da evitare un’estradizione di massa da Barcellona  direttamente ad Astana e relativa incriminazione per attività sovversiva.  

Certi che questa volta l’operazione avesse sortito gli esiti desiderati Nazarbayev e i suoi ambasciatori si misero a veder la partita davanti alla televisione. L’inizio della gara  fu entusiasmante quanto inaspettato, ma non per gli ambasciatori di Astana .   La squadra del Kazakistan  infilò una tripletta lasciando all’Italia una sola rete  tanto da chiudere  il primo quarto  sul risultato sorprendente di 1 a 3.  Il piano si stava realizzando . La gioia dell’èlite kazaka era incontenibile. 

Ma nel secondo quarto la squadra italiana mise a segno  ben cinque gol  uno dietro l’altro e a metà della contesa il risultato era di 6 a 3 per le ragazze italiane. Nazarbayev  ebbe un travaso di bile capì che ancora una volta gli italiani avevano fatto casino. Gli ambasciatori nel frattempo si erano già precipitati al Viminale. Scoprirono che il messo incaricato di consegnare a Malagò la documentazione con i passaporti falsi e la lettera di minaccia,  era stato trattenuto da Alfano che, colto da una crisi di  leccaculaggine infantile acuta,  si era messo a cantare “Avanti popolo alla riscossa vogliamo l’Inter dentro la fossa - e la Juventus al gabinetto - e il Milan con lo scudetto”,   suscitando la preoccupazione del messaggero che dimenticò di effettuare la sua consegna. 

Non si sa se per fax o  e.mail  la minaccia riuscì a raggiungere egualmente  le atlete del sette rosa. Ma qualche cosa doveva essere  trapelato. Infatti nel terzo quarto,  con un parziale favorevole di 2 a 3 il Kazakistan iniziò una parziale rimonta  chiudendo il tempo sull’ 8 a 6. La quarta e ultima frazione fu giocata in preda alla paura da tutte e due le squadre che evidentemente avevano intuito la presenza di qualche losca trama.    Entrambe misero a segno un gol chiudendo la partita sul definitivo 9 a 7 per l’Italia.

 Ora si attende il risultato delle analisi antidoping effettuato sulle atlete.  Non è da escludere che in extremis l’intelligence kazaka sia riuscita, senza l’aiuto degli italiani,  a contraffare le analisi tanto da far risultare qualche atleta del sette  rosa positiva. In modo da far  assegnare  la vittoria al  Kazakistan a tavolino. Ma i campionati mondiali si disputano in Spagna non in Italia. Un luogo dove ministri e forze dell’ordine sono più svegli  e meno servi.













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