Evviva il
governo del fare, anzi del farò, anzi del forse farò, anzi del non so’ se farò dipende da quello che dice
Berlusconi. Lo "score" di questo esecutivo è di tutto rispetto dal suo
insediamento ad oggi. Di leggi e riforme neanche a parlarne, salvo pochi provvedimenti, ma nulla di quelle poche cose urgenti, che hanno giustificato la formazione di una
così strana e perversa maggioranza.
Però sul conto di ministri, vice presidenti e saggi la performance è straordinaria. Si conta un ministro già dimesso
(Josefa Idem) per aver anticipato, pro
domo sua, il provvedimento sul taglio dell’Imu. Anche un membro della commissione dei saggi
nominata dal governo per accompagnare il
precorso delle riforme (la professoressa Lorenza Carlassare) ha salutato disgustata
la compagnia dimettendosi venerdì
mattina.
Per la costituzionalista la
decisione è maturata in quanto non ritiene di continuare a far parte della Commissione di un
governo sostenuto da una maggioranza che decide di fermare i lavori del
parlamento, perché la data di una sentenza non consente a un imputato
eccellente di fruire della prescrizione. La faccenda del blocco del parlamento per le
magagne processuali di Berlusconi è un
rospo che le persone di buon senso difficilmente possono ingoiare, figuriamoci
se sono stimati costituzionalisti . Fuori due quindi.
Fra i dischi caldi, cioè
fra coloro che potrebbero subire mozione di sfiducia e quindi essere indotti a
dimettersi annoveriamo: Il ministro degli interni nonché vice premier ,
Angelino Alfano. Lo si accusa di non essersi accorto che in una tiepida notte
di inizio estate, su pressione dell’ambasciatore kazako a Roma, 50
agenti della digos, in modo molto discreto per carità, hanno assaltato una villa a Casalpalocco, rapito Alma Shalabayeva, moglie
del rifugiato politico ed ex banchiere, nonché
faccendiere inviso al potere kazako, Mukthar Ablyazov, e
la figlia Alua di sei anni.
Alfano impegnato a difendere dalle angherie dei
giudici il suo capo, non ha neanche minimamente sospettato che dopo la
detenzione di Alma Shalabayeva nel CIE di Ponte Galeria, il suo imbarco su un aereo privato kazako che ne ha
completato la procedura di espulsione con
il rientro in patria, fosse un
tantino irrituale, se non irregolare.
Pronta sulla pista delle dimissioni anche
il ministro degli esteri Emma Bonino, la quale impegnata a tutelare i diritti i
dei rifugiati politici nel Liechtenstein, piuttosto che nel principato di Filettino, o in Alaska, non si è accorta che proprio
sotto il suo naso, qui in Italia, un
rifugiato politico stava subendo il grave abuso di un’espulsione illegittima.
Il suo ufficio si è limitato a confermare alla questura di Roma che Alma Shalabayeva non aveva copertura
diplomatica, ignorando però che la donna era rifugiata politica riconosciuta
dal governo inglese e dunque bisognosa delle necessarie tutele.
Da ieri anche
il vice presidente del Senato il "trogloleghista" Calderoli è in predicato di
togliere le tende. I suoi deliri sulla morfologia fisica del ministro dell'integrazione, con delega alle politiche giovanili, Kyenge,
paragonata ad un orango, hanno fatto incazzare anche il tollerante Presidente
della Repubblica Napolitano, oltre che i membri dell’opposizione e della maggioranza
democrat. , la quale ha invocato le dimissioni del vice presidente, che vede la
pagliuzza “orango” negli occhi della Kyenge e non vede la trave nei suoi occhi
da bestia cerebro lesa, con tutto il
rispetto per le bestie cerebro lese.
Riepilogando: leggi poco o niente, ma un
ministro e un saggio sono già fuori, più
altri due ministri fra cui il vice premier, e un vice presidente del senato rischiano
di essere espulsi dalla squadra. Se a
rinviare le decisioni già si stanno perdendo per strada tre ministri un saggio
e un vice presidente, figuriamoci cosa sarebbe accaduto, se il governo avesse
realmente iniziato a governare. Probabilmente al suo posto sarebbe rimasta solo
Cècile Kyenge, ministro all’integrazione, forse l’unica persona seria in mezzo
a questa banda di abusivi. Il resto tutti a casa con ignominia.
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