29 dicembre
1945. Presso l’aula magna dell’università di Roma Pietro Secchia apre i lavori
del V congresso del Pci. Il primo del dopo guerra indetto a soli sette mesi
dalla fine del conflitto. Al congresso partecipano circa 1.800 delegati.
Dopo
importanti discussioni sulle tante questioni aperte in un scenario di
devastazione economica e sociale determinata dalla spietatezza della guerra, il
31 dicembre interviene uno dei tredici
delegati di Frosinone. Raoul Silvestri combattente nella resistenza presso la
zona di Ripi, distintosi per azioni di sabotaggio alle colonne di camion
tedeschi che percorrevano la Via Casilina
per raggiungere Cassino. E proprio sulla città martire si concentra l’intervento
del partigiano ciociaro.
Il compagno Raoul fornisce in modo molto toccante e appassionato
il quadro di una città fantasma, assediata dalle mine, circondata dalle
macerie, dove malattie terribili come la malaria, aggrediscono i cittadini e a
farne le spese sono soprattutto i bambini. Un infanzia flagellata dalle
malattie e dalla fame è l’eredità terribile lasciata dalla guerra. Colpiti
dalla cruda testimonianza del compagno di Frosinone i delegati di Pavia Imperia
e Mantova annunciano la disponibilità ad ospitare i bambini del cassinate.
Il 5
gennaio 1946 una delegazione nominata dal congresso giunge a Cassino per
portare aiuti e iniziare ad organizzare i viaggi della speranza per i bambini
malati, affamati, bambini cui la guerra ha tolto tutto. Dopo quella visita già
800 bambini sono pronti a partire per raggiungere i nord, dove alcune famiglie si sono offerte di
ospitarli. Ma non basta. Parte così una
vera e propria gara di solidarietà fra le delegazioni del Pci del nord, che si
pone l’obbiettivo di accogliere quanti più bambini possibile, provenienti da
Cassino, ma anche da altre città del sud, da L’Aquila, Rieti e da tutta la
Campania, dalla Sicilia e dalla Sardegna.
Madri in lacrime e commosse
ringraziano queste persone. I loro figli devastati dalla malaria, consumati
dalla febbre, poco a poco, grazie alla disponibilità delle famiglie del nord ad
ospitarli, riprenderanno vita e colore. E giova ricordare che queste sono
famiglie di operai, di gente modesta. Il 19 gennaio altri bambini partiranno da
Cassino e i viaggi della speranza dal sud verso il nord proseguiranno fino al
1952..
Ecco un
esempio di quanto forte era allora la solidarietà sociale. Lavoratori, operai,
gente comune si adoperava affinchè figli
di altri lavoratori e operai non dovessero patire ulteriormente gli stenti della fame e delle malattie. Un
popolo, diciamo pure, una classe proletaria capace di mettere in atto un reale
processo di unificazione dal basso, affinchè la distinzione fra nord e sud diventasse
una semplice espressione geografica e
non la descrizione di due realtà economiche e sociali diverse. “Dove si magna in sei si magna anche in sette”.
Così dicevano le famiglie che ospitavano i bambini del sud. Eppure i comunisti
erano gentaglia che i bambini li mangiava. Di seguito la testimonianza del membro di una
famiglia che aveva ospitato un ragazzo.
“La prima notte che Franco ha dormito da noi, non riusciva a dormire, si agitava. Io gli ho chiesto – Franco, cos’hai – e lui non ho sonno . Il giorno dopo si guardava intorno sospettoso. – Che cosa cerchi? - e lui niente, niente .
Solo a pranzo quando mangiò per la prima volta le tagliatelle
Si rilassò e disse ci avevano detto che qui c’erano i comunisti affamati che mangiavano i bambini“
Giovanni Berardi (7 anni nel 1945)
Notizie tratte dal post : BAMBINI DI CASSINO AL V CONGRESSO DEL PCI
Brano: Pasta Nera dei Modena City Ramblers
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