Joseph Daher è un
membro della Corrente della sinistra rivoluzionaria siriana e gestisce il blog
syriafreedomforever.wordpress.com. In quest’intervista discute della
rivoluzione siriana con Solidarity’s Mark Goudkamp. Ho ricevuto da Enrico
Bartolomei la proposta e la traduzione, e pubblico volentieri l’intervista.
Non mi pronuncio sulla
questione che appassiona politici europei e statunitensi sulla responsabilità
dirette dell’ultimo uso del gas nervino in Siria. La versione ufficiale per
beoti immagina che i ribelli (anzi i “terroristi anti-Assad”) iniettino sostanze
nei corpi delle vittime per far credere agli ispettori dell'ONU che siano stati
uccisi da gas nervino sparato dall'esercito. Me lo ha spiegato un sito
“comunista”...
Io non sono in
Siria, e comunque , non potrei mai arrivare in quella zona, come accade ai
cosiddetti “osservatori” dell’ONU. Solo i “giornalisti” arruolati da Assad
possono andare e “testimoniare”... Mi limito ad obiettare che se fosse vero che
i ribelli dispongono di riserve di gas tossici e le possono usare
contemporaneamente in molte località diverse, risulterebbe smentita la tesi che
da per liquidata l’opposizione. E mi indigno per l’ipocrisia delle maggiori
potenze: se in Siria c’è gas nervino, dovrebbero sapere bene chi lo ha fornito,
dato che non si compra dal salumiere...
E a proposito di
ipocrisia, trovo insopportabile il rilevo con cui ogni giorno la RAI segnala
che papa Francesco invita a pregare per la pace, senza dire una parola (o “fare
una telefonata”...) contro il commercio di morte.
(a.m.25/8/13)
Come definirebbe
l'attuale equilibrio di forze in Siria?
L'equilibrio militare di
forze è chiaramente dalla parte del regime, il quale è stato continuamente
rifornito dagli alleati (l'Iran e la Russia), ha ricevuto elevati afflussi di
denaro e persino la partecipazione diretta alle operazioni sul campo come nel
caso di Hezbollah.
D'altro lato, l'Esercito
siriano libero (ESL) manca completamente di qualsiasi sostegno materiale e
finanziario concreto. Le forze reazionarie islamiste come Jabhat al Nusra e lo
Stato islamico in Iraq e nel Levante (SIIL) sono invece ben finanziate da
alcuni paesi del Golfo.
Questi ultimi finanziano
le forze reazionarie islamiste per trasformare la rivoluzione siriana in una
guerra settaria. La vittoria della rivoluzione in Siria e la sua propagazione
nella regione presenterebbe infatti una minaccia per questi regimi.
Non dobbiamo inoltre
dimenticare che le tensioni tra i gruppi dell’ESL e le forze islamiste di
Jabhat al Nusra e del SIIL sono cresciute considerevolmente di recente. Queste
ultime sono accusate di aver ucciso membri dell’ESL, tra cui Fadi al-Qash, il
capo di un battaglione dell’ESL e i suoi due fratelli.
Il SIIL ha anche espulso
forze dell’ESL da diverse regioni liberate dall’ESL e ha dichiarato di voler
creare degli emirati islamici, mentre si rifiuta di combattere in prima linea
in Aleppo, Homs e Khan al Asal.
Nonostante il chiaro
vantaggio del regime a livello militare e tutte le distruzioni, la
determinazione del movimento popolare siriano non è diminuita. Ci sono continue
manifestazioni e altre forme di resistenza in molte regioni in tutta la Siria.
Come è possibile che a
fronte di una potenza militare così ineguale, il popolo siriano insista?
Non è possibile alcun
ritorno all'era del regime di Assad e nessuna alternativa alla continuazione
della rivoluzione. Uno dei principali slogan scanditi dai manifestanti in Siria
è "la morte piuttosto che l'umiliazione". Inoltre, il movimento
popolare siriano sa benissimo che se dovessero fermarsi si troverebbero
ad affrontare la terribile repressione del regime.
Ci può spiegare alcuni
dei fattori economici e sociali alla base della rivolta?
Le credenziali borghesi
del regime sono iniziate nel 1970, quando Hafez al-Assad ha messo fine ad
alcune delle politiche radicali degli anni sessanta realizzate dall'ala
sinistra del suo partito Baath. Esse sono state poi accelerate con l'attuazione
di politiche economiche neoliberiste nel momento in cui [il figlio] Bashar
al-Assad ha preso il potere nel 2000. Queste politiche hanno beneficiato in
particolare una piccola oligarchia.
Rami Makhlouf, cugino di
Bashar al-Assad, rappresenta il processo di privatizzazione di stampo mafioso
messo in atto dal regime. Questo processo di privatizzazione ha creato nuovi
monopoli appannaggio dei parenti di Bashar al-Assad, mentre la qualità dei beni
e dei servizi è diminuita. Queste riforme economiche neoliberiste hanno
permesso ai ricchi e ai potenti di appropriarsi del potere economico.
Allo stesso tempo, si è
sviluppato il settore finanziario con l’apertura di banche private, di imprese
di assicurazione, della Borsa di Damasco e degli uffici di cambio. Le politiche
neoliberiste hanno beneficiato la classe alta e gli investitori stranieri,
soprattutto del Golfo Arabo, a detrimento della grande maggioranza dei
siriani,che sono stati colpiti dall’inflazione e dall'aumento del costo della
vita.
Queste politiche,
insieme alla repressione feroce di ogni protesta popolare o della classe
operaia fin dai primi anni 2000, hanno avuto effetti devastanti. La quota di
capitale del prodotto interno lordo è salita al 72 % nel 2005, mentre più di un
terzo della popolazione è scesa al di sotto della soglia di povertà (meno di 1
dollaro al giorno) e quasi la metà vive vicino a questa soglia (2 dollari o
meno al giorno). Prima della rivoluzione c’era tra il 20 e il 25 % di
disoccupazione, raggiungendo il 55 % per i minori di 25 anni (in un paese dove
le persone sotto i 30 anni sono il 65 % della popolazione totale). La
percentuale dei siriani che vivono sotto la soglia di povertà è passata dall’
11 % nel 2000 al 33 % nel 2010. Cioè, circa sette milioni di siriani vivono
intorno o al di sotto della soglia di povertà.
Le rivolte in Idlib e
Deraa ... inclusi i sobborghi di Damasco e Aleppo, [queste zone] sono bastioni
storici del partito Baath, che non avevano preso parte in modo massiccio
all’insurrezione del 1980. Questo dimostra il coinvolgimento in questa
rivoluzione delle vittime del neoliberismo.
Che ruolo svolgono i
Comitati di coordinamento locali (CCL) nelle zone controllate dall’opposizione
e che tipo di supporto hanno?
Il CCL è solo un attore
nel più grande movimento popolare, e concentra il suo lavoro soprattutto nel
fornire informazioni, i video delle dimostrazioni, ma anche lavorando a livello
di base con i consigli popolari locali, fornendo servizi alla popolazione
locale e ai rifugiati interni.
Dobbiamo capire più in
generale il ruolo cruciale svolto dai comitati e dalle organizzazioni popolari
nella continuazione del processo rivoluzionario: questi sono i soggetti che
alla fine permettono al movimento popolare di resistere. Non per sminuire il
ruolo svolto dalla resistenza armata, ma persino [chi ha intrapreso la lotta
armata] dipende dal movimento popolare per la continuazione della battaglia, e
senza di esso non avrebbe potuto far nulla.
Cosa rispondete a chi a
sinistra afferma che l'opposizione siriana agisce da mandataria
dell'imperialismo occidentale e degli Stati del Golfo ricchi di petrolio?
Il problema con alcuni
nella sinistra occidentale, specialmente gli stalinisti, è che hanno analizzato
il processo rivoluzionario siriano dal punto di vista geo-politico, ignorando
completamente il dinamismo socio-economico e politico sul terreno in Siria.
Molti di loro considerano anche l'Iran, la Russia, o la Siria come stati
antimperialisti che lottano contro gli Stati Uniti, il che è errato sotto tutti
i punti di vista. La nostra scelta non dovrebbe essere quella di scegliere da
un lato gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita e dall'altro lato l'Iran e la
Russia, la nostra scelta deve essere per le masse rivoluzionarie che lottano
per la loro emancipazione.
Inoltre, entrambe le
parti hanno cercato di imporre una soluzione dall'alto che preserverebbe il
regime attraverso una soluzione yemenita (cambiare il capo del regime, pur
mantenendo la sua struttura). L'unica differenza tra le posizioni dei governi
occidentali e le monarchie del Golfo da un lato e l'Iran, la Russia, e le
posizioni della Cina dall'altro, rimane la stessa: quale è il destino per il
dittatore Bashar al-Assad? La Russia vuole mantenere il dittatore, mentre le
potenze occidentali vogliono un nuovo leader che sia ancora più aperto ai loro
interessi di [quanto non sia stato] Bashar al-Assad.
Ci sono stati resoconti
di gruppi islamici armati che attaccano altri gruppi dell'opposizione. Che
impatto ha avuto sull’opposizione e come hanno risposto le forze
rivoluzionarie?
Le masse rivoluzionarie
siriane sono sempre più opposte alle politiche autoritarie e reazionarie di
questi gruppi. Nella città di Raqqa, che è stata liberata nel marzo 2013, si
sono verificate molte manifestazioni popolari contro le azioni autoritarie di
Jabhat al Nusra e del SIIL. Analoghe manifestazioni in cui le masse sfidano
questo tipo di comportamento si sono svolte ad Aleppo e in altre città.
Va anche detto che
Jabhat al Nusra non ha esitato a stringere accordi con il regime di Assad, per
esempio, il regime sta pagando [a Jabhat al Nusra] più di 150 milioni di lire
siriane [circa 1 milione di euro] mensilmente per garantire che il petrolio
continui ad essere estratto dalle due principali condotte in Banias e Latakia.
I combattenti di Jabhat Al Nusra sono stati anche coinvolti in altre attività
del genere.
Il Consiglio Nazionale
Siriano, invece di difendere i principi della rivoluzione e di fare tutto il
possibile per sviluppare le componenti democratiche dell’ESL, ha lasciato che questi
gruppi, che sono e sono stati parte della contro-rivoluzione fin dalla loro
creazione, si sviluppassero senza condannarli, e a dire il vero gli ha persino
offerto copertura. Questi gruppi, proprio come il regime siriano, vogliono
dividere il popolo siriano in entità settarie ed etniche. La rivoluzione
siriana vuole rompere la divisione settaria ed etnica.
Qual è stata la risposta
ai recenti attacchi da parte di gruppi islamici sulle aree curde?
Abbiamo registrato il
sostegno di vari comitati popolari in Siria a favore delle masse curde contro
le azioni dei gruppi islamisti. Le sezioni dell’ ESL sono divise. Alcuni stanno
combattendo al fianco degli islamisti, ma altri si sono uniti alle milizie
curde e hanno denunciato gli abusi commessi dai gruppi islamisti.
L'opposizione
tradizionale, dagli islamisti ai nazionalisti e ai liberali, è a favore dei
diritti culturali curdi, ma non dell'autonomia. La corrente della sinistra
rivoluzionaria in Siria ha riaffermato il suo impegno e il sostegno per
l'autodeterminazione del popolo curdo in Siria. Il supporto
all'autodeterminazione del popolo kurdo non ci impedisce di vedere il popolo
kurdo come un partner a pieno titolo nella lotta contro il regime criminale di
Assad, e nella costruzione di una futura Siria democratica, socialista e laica.
Abbiamo anche condannato
il comportamento degli islamisti e delle altre forze reazionarie e i loro
tentativi di dividere il popolo siriano. Allo stesso modo, il rifiuto di alcuni
nell’opposizione siriana, tra cui il Consiglio Nazionale Siriano, di
riconoscere i diritti del popolo curdo in Siria è inaccettabile e non è molto
diverso dalle politiche nazionaliste del regime di Assad.
Quali organizzazioni e
forze della sinistra esistono all'interno del movimento rivoluzionario siriano?
Diverse forze di
sinistra sono stati coinvolte nel processo rivoluzionario siriano da quando è
iniziato. Possiamo trovare numerosi piccoli gruppi di sinistra e di giovani in
Siria che partecipano al processo rivoluzionario nei comitati popolari a livello
di base, nell’organizzazione di manifestazioni e nella prestazione di servizi
alla popolazione. La sinistra è stata principalmente impegnata nell’attività
civile, piuttosto che nell’attività armata.
Fin dall'inizio,
nonostante le nostre modeste possibilità, noi, la Corrente della sinistra
rivoluzionaria, non abbiamo vacillato una sola volta nel nostro impegno a
fianco della rivoluzione, reclamando democrazia e socialismo. Abbiamo lottato
al fianco del popolo e di tutte le forze democratiche per la vittoria di questa
grande rivoluzione popolare, proprio come noi lottiamo per la formazione di un
partito operaio socialista.
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