Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 8 agosto 2014

Pinocchio 2.0 Il gatto la volpe e l'acqua

Luciano Granieri


C’era una volta……”Un Re” diranno i miei piccoli lettori. No c’era una volta un gatto e una volpe.  Il gatto era abile a diventare amico di tutti, girava per i sobborghi, conquistava la fiducia degli abitanti promettendo loro di difenderli della ingiustizie e di aiutarli a risolvere i  problemi. La volpe era  una spietata affarista, si industriava ad offrire, a caro prezzo,  gli uffici,  suoi  e dei corvi neri che gli andavano  appresso, nel costruire casolari, nel portare all’interno delle abitazioni l’acqua, o a rifornire di legna da ardere le famiglie del paese.  Il gatto e la volpe, pur non dandolo a vedere, si conoscevano bene e sempre l’uno si avvaleva dell’aiuto dell’altro per portare a termine loschi affari ai danni del povero cittadino sprovveduto. Nella casetta di Pinocchio, un burattino senza fili, l’acqua non c’era. Spesso lui e il falegname che l’aveva costruito , mastro Geppetto, erano costretti a raggiungere la fontana fuori dal paese  riempire pesanti secchi e conche per rifornirsi del prezioso liquido. Un giorno  di gelo e neve, Pinocchio infreddolito tornava a casa trascinando i contenitori pieni d’acqua, quando ad un certo punto, scivolò maldestramente. Cadde pesantemente a terra l’acqua si rovesciò sul selciato ghiacciandosi in un battibaleno. Pinocchio stanco, indolenzito per la caduta  e con la prospettiva di tornare a prendere dell’altra acqua, cominciò a piangere e lamentarsi. La volpe passava di li, vide il burattino disperato e gli chiese la ragione del suo pianto. Pinocchio spiegò che ogni giorno doveva andare alla fontana a prendere l’acqua, che non cela faceva da solo visto che mastro Geppetto, ormai vecchio, non poteva più aiutarlo. Gli occhi della volpe si illuminarono di una luce sinistra. Animò
Pinocchio e gli disse: “Mio caro amico, non piangere più ho pronta la soluzione ai tuoi problemi. Conosci il laghetto dei miracoli? Orbene grazie al mio genio traccerò  un bel canale che condurrà  l’acqua dal laghetto fino ad un pozzo che scaveremo davanti a casa tua. Da qui – proseguì  il manigoldo- con una canna di bambù vuota porteremo l’acqua ad una vasca. Stai allegro!  Con solo 400 zecchini per fare il fosso e due zecchini al mese per avere l’acqua ogni volta che vuoi, ti risparmierai  fatica e pensieri”. Pinocchio rimase entusiasta della proposta, ringraziò la volpe e disse che avrebbe proposto l’idea a mastro Geppetto. I due si salutarono e si dettero appuntamento per il giorno dopo  per decidere cosa fare in base anche a quanto avrebbe deciso Geppetto. Il burattino tornò alla fontana, il solo pensiero di non dover percorrere quel pesante tragitto gli rese i secchi dell’acqua molto leggeri. Una volta tornato a casa, spiegò al padre falegname quanto gli aveva proposto la volpe. Geppetto non era convinto: “Il laghetto dei miracoli –disse – non è altro che una pozza di acqua sporca e poi il terreno da li fino a casa nostra è sabbioso, c’è il rischio che l’acqua indirizzata nel canale venga assorbita dalla terra” Pinocchio rimase deluso dalla reazione del padre. Geppetto lesse la delusione negli occhi del burattino , non resse alla pena e così propose: “Chiediamo un parere al nostro amico gatto. Lui aiuta tutti, conosce tutti, saprà consigliarci per il meglio”.

I preziosi consigli del gatto.

In tutta fretta si infilarono il pastrano e in quattro salti furono davanti la sontuosa casa del gatto. Il gatto li ricevette in un grande salone, dove stava consumando un luculliano pasto a base di pernici, lepre in salmì, alicette e sogliole fritte. “Amici miei carissimi –disse il gatto- l’offerta della volpe è favolosa, perché mai rifiutare?” Geppetto ripropose i suoi dubbi sul laghetto dei miracoli e sulle sue acque limacciose,  ma il gatto rispose ingozzandosi di alicette fritte: “Mio vecchio amico, quel  laghetto si chiama dei “miracoli” proprio perché la sua melma può trasformarsi in acqua pura e cristallina, basta sapere la formula magica e credetemi  la volpe è maestra di formule magiche” Geppetto non era ancora convinto. Allora il gatto,  spolpando l’osso di una lepre lo rassicurò:” Caro  Geppetto, mio amatissimo Pinocchio non preoccupatevi, domani all’appuntamento con la volpe verrò anche io, giudicherò bene la proposta. Vi saprò consigliare e vigilerò affinchè quello che la volpe  vi prometterà sarà mantenuto, in cambio dovrete dire in giro quanto io sia magnanimo e attento ai bisogni dei cittadini”. I due rinfrancati dalle parole del gatto se ne andarono contenti. Il giorno dopo si ritrovarono: Pinocchio, Geppetto, gatto e volpe nel luogo deciso il giorno prima. La volpe, vedendo i due in compagnia del gatto, finse meraviglia  e disse:”Oh caro Pinocchio, potevi dirlo prima che avevi un amico così importante come il gatto! In virtù della sua  amicizia, abbasserò il prezzo dello scavo del canale a 400 zecchini e la spesa per ogni mese a 2 zecchini.” Pinocchio ebbe un dubbio e disse “Ma volpe anche ieri mi avevi detto che servivano 400 zecchini per il canale e 2 zecchini ogni 30 giorni, non mi stai favorendo per l’amicizia del gatto”. “ Eh mio caro Pinocchio –sospirò la volpe- da ieri ad oggi il laghetto si è ghiacciato e la terra da scavare si è indurita, per cui il prezzo è cresciuto 500 per il canale e 3 zecchini  al mese. Ma visto che vicino a te hai quel gran signore di gatto manterrò il prezzo di ieri” Geppetto ancora si mostrava incerto, allora il gatto intervenne: “Mio caro vecchio  diffidente amico, non ti preoccupare!  D’ora in poi perorerò i la vostra causa con la volpe. Se accetterete,  personalmente controllerò lo stato dei lavori e ogni due mesi mi incontrerò con la volpe per  verificare che tutto funzioni per il meglio”. Geppetto si convinse perché, ahilui , si fidava del gatto. La volpe tirò fuori dalla tasca del  panciotto di velluto una pergamena la fece firmare a Geppetto dicendo:”Non diffidare, prima di firmarla falla leggere al gatto”. “Il gatto fece finta di leggere e poi esclamò entusiasta. “Bene è tutto come concordato, mio caro Geppetto, firma ed avrai per sempre acqua pura e cristallina nel tuo lavabo”. La volpe aggiunse:”Solo perché siete voi non chiedo neanche un anticipo, mi pagherete i 400 zecchini solo a lavoro finito e dopo che il gatto avrà verificato che tutto sia a posto”. Non appena  Geppetto e Pinocchio ebbero voltato l’angolo, il gatto e la volpe si abbracciarono gai e abbozzarono qualche passetto di danza “Evviva ancora due polli da spennare vivi” esultarono. “Mi raccomando volpe –disse il gatto – ricordati di mantenere la promessa. Devi aiutare il mio nipotino  Felix.  Fallo  entrare in società con te. Lo sai, lui ha uno spiccato senso degli affari”. “Non preoccuparti amico mio felino, tu continua a confondere quella vecchia ciabatta di falegname e il suo legnoso, ignorante figlio che al resto penso io” rispose la volpe. Il mattino seguente Geppetto e Pinocchio furono svegliati bruscamente da un bussare energico alla porta. Il vecchio si alzò assonnato, andò ad aprire e si trovò di fronte un corvaccio nero dal piumaggio lucido, il quale minaccioso intimò: “Mi manda la volpe. Lei deve versare 200 zecchini come anticipo sui lavori di scavo al laghetto dei miracoli”. “Ma come- balbettò Geppetto - si era detto che il compenso sarebbe stato consegnato a lavoro fatto”. “ Evidentemente avete capito male. Niente soldi, niente lavoro”. Geppetto a malincuore consegnò il denaro e iniziò ad occuparsi di un mobile che doveva riparare. La richiesta di soldi proseguì per giorni e mesi  senza che nulla venisse fatto per portare l’acqua a casa di Pinocchio. Geppetto dopo aver sborsato 700 zecchini senza aver visto una goccia d’acqua andò a protestare dal gatto. Il gatto intento a ingurgitare una buona quantità di pesci di lago disse: “Ma che mi dici mio buon Geppetto!!! Questa è un’ingiustizia, andrò io stesso a parlare con la volpe. Vedrai avrai giustizia”.

Finalmente arriva l’acqua

In effetti il giorno dopo si presentarono due corvi con un badile. Scavarono un pozzo,   sfondarono una finestra e consegnarono a Pinocchio una canna di bambù dicendo”Quando arriverà l’acqua nel pozzo immergetevi  un’estremità  della canna e l’altra fatela passare dal vetro rotto della finestra fino al catino. Ecco sono 200 zecchini ed in più dovete darmi altri 6 zecchini per i primi due mesi di acqua”. Pinocchio trasformò
il suo entusiasmo in disappunto: “Ma come –gridò-  ci si era accordati per 2 zecchini ogni trenta giorni da pagare alla fine del mese ed ora voi mi ne chiedete 3  e volete due mesate in antcipo?”. “Senti stupido pezzo di legno parlante – rispose il corvo- o mi dai i soldi o niente acqua”. Ancora una volta i due sventurati cedettero e pagarono. Da quel giorno iniziò un calvario. L’acqua arrivava un giorno si e due no. Chiamare quel getto maleodorante e limaccioso “acqua” era un insulto al dio Nettuno.  Le visite dei Corvi per chiedere la rata si facevano sempre più frequenti ed ogni volta la tariffa aumentava. Si era arrivati a 5 zecchini per mese. Geppetto dovette lavorare il doppio per riuscire a trovare i soldi. Un bel giorno Pinocchio  e Geppetto decisero di recarsi al laghetto dei miracolo e lo trovarono ridotto ad una pozza di fango. Il canaletto che doveva portare l’acqua al pozzo era intasato e popolato da rospi e ratti. Due corvi li sorpresero vicino alla pozza e li cacciarono in malo modo. Il giorno successivo Pinocchio e Geppetto tornarono dal gatto gonfi di rabbia anche perché si era fatto vivo il grillo parlante . Il saccente insetto aveva detto che   per legge al  trasporto dell’acqua doveva pensarci  il gatto con l’aiuto degli abitanti, e che si sarebbero dovute pagare le sole spese per il controllo del canale. Nessuno, men che meno la volpe, avrebbe dovuto trarre guadagno da quel servizio.  Geppetto e Pinocchio entrarono inviperiti nel salone del gatto, il quale sorpreso quasi si strozzava con una lisca dello  storione che stava voracemente  divorando. Geppetto vincendo la sua timidezza ormai ridotta a stizzoso risentimento gridò: “Senti brutto ceffo, invece di stare qui a rimpinzarti di cibo perché non vai a vedere cosa sta combinando quella farabutta di volpe con la mia acqua?”. Il gatto pacioso rispose:” Calmati amico mio. Ah la volpe – sopirò il grasso felino- da quanto tempo non la vedo!”. “Come non la vedi?  -Urlò Pinocchio- disgraziato! Avevi promesso che saresti andato da lei ogni 60 giorni per vedere se tutto era a posto  per verificare che il prezzo fosse commisurato al lavoro che sta facendo….”.”Senti mio caro amico fatto di quercia- sbottò il gatto- lasciami finire di mangiare questo cappone e poi vediamo quello che si può fare….ma ora andate via che ho occuparmi di altri affari”.  Pinocchio e Geppetto protestarono ancora, ma il fare minaccioso di due grossi cani lupi che nel frattempo si erano avvicinati li costrinse ad abbandonare la sala.

O i soldi o lo sfratto.

Tornando a casa i due si ripromisero di andare loro dalla volpe il giorno seguente. Ma il furbo animale li anticipò. Infatti quella stessa sera li aspettava davanti al loro uscio. “Alla buon’ora  - li apostrofò- avete visto il gatto”? Chiese. I due sorpresi risposero che stavano tornando proprio dalla casa del felino. “Ah che fortuna, almeno voi il gatto lo avete incontrato. Sapete sono mesi che devo discutere con lui il prezzo che voi mi dovete pagare  per l’acqua che ogni giorno, grazie a me arriva nella vostra casa” disse la volpe. “Quale prezzo, quale acqua, delinquente tu ci mandi solo fango e neanche tutti i giorni…..”gridò Geppetto. “Non gridare – intimò decisa la volpe- altrimenti chiamo i gendarmi. Se il gatto fosse venuto a colloquio con me in questi mesi avrebbe saputo e vi avrebbe riferito che il prezzo mensile è aumentato a 20 zecchini per mese.
Probabilmente avrebbe trattato per vostro conto una quota migliore, ma il tapino non si è visto. Dunque vi intimo di darmi la differenza fra i 5 zecchini che fino ad oggi avete pagato e i 20 zecchini che è il prezzo da me stimato come giusto”.  La volpe aggrottò la fronte come se stesse facendo complicati calcoli e aggiunse:”Dunque 15 zecchini di differenza per 12 mesi fanno 180 zecchini, più altri 130 di interesse, più 1200 per i lavori di ammodernamento del canale e della pulizia del lago dei miracoli, più altri 1.500 di spese varie……insomma datemi 5.000 zecchini e stiamo pari”. Geppetto e Pinocchio quasi svenivano. Basito Geppetto riuscì a balbettare con un filo di voce:”Ma volpe io non ce li ho 5.000 zecchini”. “E va bene giusto perché siete amici del gatto – acconsentì la volpe – ripasserò domani con i gendarmi. Se avrete trovato i soldi bene, altrimenti sarò costretto a prendermi la vostra catapecchia”. Così  dicendo la volpe girò i tacchi e lasciò basiti Pinocchio e Geppetto. Il  burattino iniziò a piagnucolare “ Oh me tapino, è tutta colpa mia se domani ci ritroveremo in mezzo alla strada”. Geppetto cercava di consolarlo: “Non piangere, non ti preoccupare figlio mio, ce la faremo anche stavolta. Siamo sopravvissuti per mesi dentro la pancia di una balena, vuoi che non ce la caviamo anche adesso?” Mentre così rimuginavano, comparve la fata turchina sfolgorante nel suo abiti bianco con i capelli di un’azzurro più intenso di quello del mare. Si avvicinò ai tristi figuri e così  iniziò a parlare: “ Figli miei poveri e ingenui, non abbiate timore. Di quei soldi voi non dovete tirare fuori neanche mezzo zecchino. Rivolgetevi al vecchio gorilla giudice dagli occhiali d’oro. Deciderà lui se la volpe ha torto. Se la volpe ha ragione  invece e quei 5.000 zecchini gli spettano , la colpa è del gatto che aveva preso l’impegno di tutelarvi. DUNQUE….DENUNCERETE IL GATTO ALLA CORTE DEI CONTI PER DANNO ERARIALE  e sarà lui a pagare quei soldi”. Geppetto  e Pinocchio ringraziarono la fata. Si rivolsero al vecchio gorilla giudice il quale riparò all’ingiustizia. Non sappiamo se la volpe ha dovuto rinunciare alla richiesta o se è stato il gatto a pagare condannato dalla corte dei conti. Una cosa è certa, Pinocchio e Geppetto, grazie alla fata, non hanno sborsato neanche uno zecchino dei 5000 richiesti e anzi sono stati rimborsati dei soldi spesi in più. Oggi vivono felici e contenti nella loro casa dotata di acqua corrente, fresca e pulita.
Morale della favola.
Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia. La morale di questa storia è abbastanza chiara per coloro che  come noi in questi giorni hanno dovuto subire strani fatti attorno alla gestione dell’acqua. E da questa morale traiamone i giusti insegnamenti. Capisci a me.



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