I lavoratori del Liceo Benedetto da Norcia, riuniti in assemblea sindacale il giorno 1 ottobre 2014, fanno propria la piattaforma dell’assemblea delle scuole di Roma. Inoltre, i lavoratori del BdN sostengono, per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale, la Legge di Iniziativa Popolare “"Per una buona scuola per la Repubblica"”.
L’assemblea dei lavoratori del Liceo Benedetto da Norcia si impegna a partecipare con un proprio spezzone insieme agli studenti alla manifestazione in occasione dello sciopero del 10 di Ottobre.
Inoltre l’assemblea risponde all’invito del governo a sviluppare in modo decentrato la consultazione sul progetto La buona scuola, raccogliendo le firme per la convocazione di un Collegio dei docenti straordinario, un Consiglio di Istituto e un’assemblea di Istituto di lavoratori, studenti e genitori. A questo scopo rivolge l’invito ai rappresentanti degli studenti e al Comitato genitori di organizzare a loro volta un’assemblea in cui analizzare e prendere posizione, all’interno della consultazione promossa dal governo, sul progetto La buona scuola.
Piattaforma dell’Assemblea delle scuole di Roma e
provincia
1) Lotta
in difesa della democrazia della
scuola e dell’orizzontalità degli organi
collegiali e delle assemblee degli studenti, di contro al tentativo di
ulteriore gerarchizzazione della
scuola promosso dal governo, che intende accentrare tutte le decisioni nella
figura del Dirigente-Manager, coadiuvato dai privati, fino alla chiamata diretta dei lavoratori.
2) Lotta
contro l’ingresso dei privati nella
gestione della scuola (che ricalca la proposta di legge Aprea sconfitta dalla
mobilitazione unitaria di studenti e lavoratori) e la conseguente privatizzazione dell’istruzione
pubblica.
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3) Lotta
alla falsa meritocrazia, che
nasconde gli ulteriori tagli alle
retribuzioni dei lavoratori della scuola e conferma la pesantissima riduzione
di risorse alla scuola statale realizzata dalla (contro)-riforma Gelmini, che
non a caso oggi esalta le misure del governo rivendicandone la paternità.
4) Lotta
alla demagogia di un governo, che sotto la pressione delle mobilitazioni e di
una imminente condanna a una pesante multa dalla Unione Europea, ora che ne ha
la presidenza, promette 150.000
assunzioni di docenti (mentre il personale Ata rischia di essere
ulteriormente ridotto e le sue funzioni esternalizzate), senza però mantenere
le reiterate promesse di mandare in pensione i 4.500 lavoratori di Quota 96,
che hanno da tempo raggiunto tutti i requisiti. Tanto più che la
giustificazione del governo per gli impegni non mantenuti, “non ci sono le
risorse economiche”, è smentita, ad esempio, dalle sempre crescenti spese militari.
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5) Lotta
per lavorare meglio, lavorare tutti, contro l’aumento dell’orario dei
docenti di ruolo, chiamati dal governo a fare, senza retribuzione, le supplenze
brevi, con conseguente soluzione finale dei precari delle graduatorie di
istituto che, dopo aver lavorato per anni nella precarietà più totale e aver
investito soldi e tempo per conseguire abilitazioni e titoli conferenti
punteggio, verrebbero rispediti a casa. L’aumento dell’orario di lavoro,
inoltre, andrà necessariamente a discapito della qualità dell’offerta
formativa, che va al contrario rifinanziata come chiedono anche le
famiglie.
6) Lotta
per migliorare la qualità dell’istruzione riabbassando il numero di alunni per
classe, ripristinando il tempo pieno e i
posti tagliati dalla riforma Gelmini e dall’innalzamento dell’età pensionabile,
per immettere in ruolo i precari (personale Ata e insegnanti) sui posti disponibili e non su un indefinito
organico funzionale.
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7) Lotta
per il rinnovo e la salvaguardia del Contratto
nazionale di lavoro e degli scatti,
che sono stati ulteriormente bloccati dal governo, e che rischiano ora di
essere definitivamente eliminati da un presunto merito stabilito in modo
arbitrario dai dirigenti e dai test Invalsi. Si tratta, al contrario, di recuperare in pieno il potere di acquisto, calato di almeno
200 € al mese, perso dai lavoratori della scuola negli ultimi anni di blocco
delle retribuzioni, mediante la richiesta di un significativo aumento uguale
per tutti, di fronte ai tentativi di divisioni portate avanti dal governo.
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