Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 6 marzo 2015

Valle del Sacco, per la nuova perimetrazione del SIN la Regione convoca Sindaci e associazioni

Luciano Granieri

L'attuale perimetrazione, da cambiare
La giornata del 6 marzo è stata caratterizzata da una stimolante  passeggiata  in Regione con qualche amica e amico appartenenti alle associazioni che hanno costituito Il “Coordinamento delle associazioni ambientaliste  della Valle del Sacco”. L’elenco delle organizzazione aderenti è rilevabile in calce al documento che abbiamo prodotto e che sotto pubblichiamo. 

L’incontro  è stato organizzato dall’assessorato  regionale all’ambiente in relazione alla necessità di individuare una nuova  perimetrazione del S.I.N . (Sito di interesse nazionale)  del  bacino del Fiume Sacco, così come richiesto dal ministero dell’ambiente. In attesa di apprendere gli esiti del ricorso al consiglio di Stato operato dallo stesso ministero,  contro la sentenza del TAR che boccia  la decisione ministeriale di qualificare l’area da zona di interesse nazionale (S.I.N.)  in zona di interesse regionale (S.I.R.),  Il ministero dell’ambiente  vorrebbe risolvere l’annosa questione della perimetrazione dell’area interessata dal degrado ambientale.

 Il rimpallo di competenze sulla zona,  intercorso fra una prima fase di ordine commissariale, che aveva definito una perimetrazione,  ed una successiva  riguardante una seconda perimetrazione inerente  al  S.I.N. vero e proprio, ha  ingenerata una confusione notevole, per  cui, zone profondamente ferite dall’inquinamento rimanevano fuori dal  sito d’interesse nazionale, mentre altre poco o nulla inquinate vi rientravano. 

Di fatto la perimetrazione così come è definita oggi prevede due zone distinte, quella situata a nord, originariamente di competenza del commissario della protezione civile, quelle ubicata a sud di competenza del  ministero.  E’ del tutto evidente la necessità di determinare una perimetrazione unica meglio gestibile e finalmente sotto il controllo di un unico ente, in questo caso il ministero dell’ambiente.  

Per far ciò  tecnici e dirigenti dell’assessorato all’ambiente regionale e dell'ARPA  sono stati invitati ad una conferenza dei servizi , organizzata dal ministero stesso,  per presentare una nuova perimetrazione definita  tenendo conto anche degli attori che vivono sul  territorio: amministratori provinciali,  comuni, associazioni e cittadini. Di qui la ragione della nostra convocazione.  

Le modalità di definizione dell’area di interesse  sono definite  nell’art. 252 coma 2 e 2 bis del decreto legge  152 del 2006 ed a quelle il ministero impone di attenersi. In particolare  possono rientrare nei    siti di interesse nazionale: aree e territori, compresi i corpi idrici, di particolare pregio ambientale; aree e territori tutelati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; (cioè di alta valenza culturale), aeree in cui il rischio sanitario ed ambientale , che deriva dal rilevato superamento delle concentrazioni soglia di rischio,  deve risultare particolarmente elevato in ragione della densità della popolazione o dell'estensione dell'area interessata; l'impatto socio economico causato dall'inquinamento dell'area deve essere rilevante; la contaminazione deve costituire un rischio per i beni di interesse storico e culturale di rilevanza nazionale. 

In base a queste prescrizioni  l’assessorato regionale all'ambiente unitamente ai tecnici di ARPA,  ha proposto una bozza di peimetrazione  che,    parte dalle foci del fiume Sacco   procede nei territori di Bellegra, Olevano  per convergere su Colleferro, quindi affianca  l’autostrada del sole ad una distanza di un chilometro dalla sede autostradale,  interessa  l'area  della fabbrica di amianto dismessa CEMAMIT. Su Frosinone è coinvolta la zona Asi e, nonostante la legge non preveda discariche nei siti, perché assegnate alla competenza dei singolo comuni, la discarica  di Via Le Lame è ugualmente compresa  perché l’area su cui insiste è particolarmente flagellata dall’inquinamento.  

A breve le cartine dove la perimetrazione è indicata verranno inviate ai sindaci e alle associazioni che potranno procedere ad eventuali modifiche, ampliamenti o restringimenti, sempre tenendo presente quanto prescrive l’art 252 della legge 152/06. Una volta  modificata ed integrata la regione porterà la proposta di perimetrazione al ministero per l’approvazione definitiva. 

Naturalmente è possibile che quanto deciso dai cittadini, venga totalmente rigettato dal ministero e dunque la perimetrazione possa essere totalmente diversa.  Infatti è bene ricordare, che il sito di interesse nazionale è di esclusiva competenza del dicastero ambientale , i cui rilievi della Regione e della associazioni possono essere anche totalmente ignorati. Le associazioni e i Comuni  sono in attesa di ricevere il materiale cartografico per  prendere visione della bozza di perimetrazione e proporre le proprie  modifiche. Intanto  Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco hanno presentato un  documento, dove bene sono specificati programmi e modalità future per la tutela e la riqualificazione della Valle del Sacco.

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                      Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco


Contributo al Tavolo Tecnico del 06 marzo 2015 per la Riperimetrazione del SIN “Bacino del fiume Sacco” e il riavvio delle operazioni di bonifica 

La decisione della Regione Lazio di promuovere un confronto con Enti Locali e mondo associativo per la riperimetrazione del SIN “Bacino del Fiume Sacco” costituisce una iniziativa lodevole. Rivedendo però l’andamento dei lavori pregressi sul tema e delle conferenze di servizi, tale decisione appare un po’ tardiva rispetto ad una gestione delle conferenze che non ha messo in grado i diversi partecipanti di intervenire con piena consapevolezza dei vincoli normativi e procedurali a cui essi dovevano attenersi. Alcuni contrattempi hanno dimostrato come fosse totalmente assente una metodologia che garantisse la piena condivisione della documentazione prodotta nella gestione degli interventi di bonifica e di governo del Sito di Interesse Nazionale. Nelle diverse fasi del procedimento, nonostante i lavori preparatori, abbiamo osservato la non condivisione delle informazioni tra organi di governo, organi di controllo ed istituti di ricerca chiamati ad intervenire nel procedimento. Ci aspettiamo che a questo venga posto rapidamente rimedio nel senso di allineare le diverse istituzioni tra loro quanto al grado di conoscenza della materia, condividendo l’informazione prodotta con la cittadinanza, senza inutili ostacoli all’acquisizione delle informazioni, promuovendone la circolazione, costruendo percorsi di lettura e chiavi di lettura. 

Il compito di indicare le aree soggette a contaminazione delle matrici ambientali da inserire nella perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale spetta agli Enti Locali di concerto con gli Enti di controllo. Tuttavia in questi anni le diverse associazioni hanno svolto una intensa attività di inchiesta, di acquisizione delle informazioni presso le diverse istituzioni, sollecitandone gli interventi, rendendo la cittadinanza consapevole di quanto di concreto veniva realizzato. Questa attività è stata svolta acquisendo i contributi di chi possedeva le competenze necessarie a chiarire e rendere comprensibili i diversi aspetti della realtà che si andava scoprendo. 

In base al lavoro svolto riteniamo di poter definire un insieme imprescindibile di aree da inserire nella nuova perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale, quali: 
- l'area industriale di Colleferro, fonte della contaminazione; 
- le fasce perifluviali del Sacco per le quali è necessario ridefinire tutti i perimetri di esondazione; - l'area industriale di Castellaccio; - la Cemamit di Ferentino; 
- le aree industriali di Patrica, Ceccano e Ceprano (premesse per queste aree la congruità con la normativa sui SIN). 

Per legare tutte queste aree e cercare di definire un perimetro più adeguato e corretto possibile, un riferimento di prima analisi, ma solo di prima analisi, è il PAI (piano per l’Assetto Idrogeologico) redatto dall’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno.

 Nel frattempo, purtroppo, il vuoto di interventi durato due anni, causato dal declassamento del sito, aggravato da conflitti intervenuti tra istituzioni preposte, ha generato situazioni preoccupanti e poco chiare. 
Ci riferiamo, ai barrieramenti idraulici nell’area industriale di Colleferro su cui è intervenuto il TAR, per uno di essi, a dirimere un conflitto di competenze con la sentenza del 25 febbraio 2015. Altro punto da sbloccare nell’immediato è il bando di gara per la MISE del sito di discarica denominato ARPA2, nell’area industriale di Colleferro e relativa chiusura delle operazioni di bonifica. 

Necessaria in parallelo la verifica sullo stato dell’arte con susseguente dettagliata relazione. Altrettanto urgente da prendere in considerazione è la situazione del depuratore di Anagni, che non è mai stato realmente preso in carico da alcun ente ed è rimasto del tutto inattivo dopo un percorso che è costato somme ingenti alle casse pubbliche. 

Infine, il dato che sta emergendo in base alle indicazioni fornite da associazioni ed enti locali è l’esistenza, peraltro nota nelle sue linee generali, su tutta l’area più urbanizzata ed industrializzata della Valle del Sacco, di episodi anche gravi di inquinamento ambientale causati da attività industriali, comprese quelle del ciclo dei rifiuti, pregresse o in essere. Le stesse discariche di RSU (più o meno abusive) attraverso il percolato a dispersione sono certamente fonti di inquinamento chimico sia della matrice suolo che acqua. 

Ciò rende ancora più urgente chiudere la pratica della perimetrazione del SIN e la definizione delle aree critiche da includervi. Fatto questo si deve procedere in modo coordinato alla mappatura della totalità dei gravi episodi di inquinamento ambientale che investono e hanno investito la valle del Sacco, usufruendo degli archivi di analisi ARPA, frequentemente chiamata in causa per accertamenti. Per procedere all’attivazione di questa seconda fase è ancor più necessario attivare quei dispositivi di condivisione delle conoscenze e delle informazioni, di messa a disposizione delle competenze, che valutiamo necessari per la definizione del SIN e la sua bonifica. Il territorio della Valle del Sacco costituisce un sistema integrato dal punto di vista ambientale, nel quale è sì necessario intervenire puntualmente ed in modo capillare arrivando però a risanare l’insieme delle relazioni che collegano le diverse matrici ambientali, le aree e gli ambienti che lo costituiscono. 

A fronte di una situazione ambientale gravissima che perdura ormai da troppo tempo, che ha avuto e continua ad avere insopportabili ripercussioni sulla salute degli abitanti della Valle del Sacco, tanto da far emergere nel complesso del bacino idrografico del Fiume Sacco “un eccesso di mortalità per tutte le cause” (come può evincersi dal Rapporto Sentieri - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento - condotto e finanziato nell’Ambito del Programma Strategico Ambiente e Salute dal Ministero della Salute, o dagli studi epidemiologici di sorveglianza sanitaria relativi alla contaminazione da Beta-HCH, o ancora dallo studio ERAS sull’impatto sanitario derivante dalla presenza di impianti di gestione rifiuti), le azioni di risanamento intraprese sin qui dagli Enti preposti si sono rivelate inefficaci e dispendiose oltre che isolate, condotte per rispondere ad una situazione emergenziale che dura ormai da ventidue anni se prendiamo come anno zero la sentenza della Pretura di Velletri del 1993. 

È palese che in questa condizione risulta contraddittorio in termini e non è più tollerabile che si stanzino ancora fondi per fronteggiare quella che “emergenza” non può e  non deve essere considerata, e che, al contrario, è una situazione ormai “strutturale” che può essere risolta esclusivamente attraverso una visione strategica condivisa. 

E’ ormai chiaro a tutti che continuare in questa direzione, con azioni "a pioggia" che non siano inquadrate in una visione strategica di risanamento dell'intero comprensorio significa continuare a sperperare denaro pubblico, che non solo non porterà alcun beneficio ma protrarrà ulteriormente una condizione inaccettabile dal punto di vista ambientale e della salute degli abitanti. Una corretta azione di tutela e bonifica senza una definizione esaustiva delle variabili che intercorrono non sarà certamente utile al territorio pertanto sono indifferibili quelle azioni propedeutiche ad una definizione chiara, quali: 

 un piano per l’assetto idrogeologico specifico per la Valle del Sacco;
  un piano di tutela delle acque specifico per la Valle del Sacco.

A tal fine, l’attuazione della L.R. n. 5/2014, in termini di individuazione di un Ambito di Bacino Idrografico (ABI) specifico per la Valle del Sacco, può contribuire a creare le condizioni per un nuovo modello di governo, realmente sostenibile, delle risorse idriche e dell’intero territorio. Questo si potrebbe attuare più efficacemente e speditamente, qualora si promuovesse un progetto di Contratto di Fiume, cioè un accordo quadro per lo sviluppo territoriale (AQST), la cui sottoscrizione - da parte di Comuni, Province, Regione, Autorità di Bacino, Associazioni, ecc., conduca all'adozione di un sistema di regole caratterizzato da una serie di criteri prioritari: tutela, bonifica e sostenibilità ambientale, utilità pubblica, rendimento economico e valore sociale. La trasparenza delle azioni, grazie alla partecipazione di associazioni di cittadini, è la caratteristica della progettazione partecipata, che è il carattere distintivo del Contratto di Fiume. 

Sulla scorta delle esperienze europee ed italiane dei contratti di fiume, che sono stati applicati a territori e comprensori fortemente inquinati, quali ad esempio il bacino del fiume Seveso e quello della Valle del Bormida, il Contratto di Fiume Sacco introdurrebbe quei criteri di governance che sono stati indicati dall’UE come gli unici in grado di garantire uno sviluppo sostenibile, durevole e condiviso. 

Riteniamo indifferibile procedere al più presto con l’adozione di misure territoriali, interprovinciali, per ridare slancio all’economia della Valle del Sacco, mettendo in agenda piani di riqualificazione legati alle caratteristiche endogene come i borghi storici, l’enogastronomia, i parchi naturali, i prodotti agricoli, le aree archeologiche, i beni culturali, l’architettura religiosa, ecc… 

Riteniamo altrettanto imprescindibile una moratoria sull’installazione di impianti industriali non compatibili con lo sviluppo sostenibile del nostro territorio. 

Un’attenzione particolare va rivolta alle aree ex-industriali, fonte in altre situazioni analoghe europee di notevoli opportunità di rilancio, vedi Ruhr capitale della Cultura nel 2010. Un quadro di insieme potrebbe vedere unite in un progetto comune le ex aree industriali della Valle del Sacco. 

Valle del Sacco, 06/03/2015

 Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco:
 Legambiente Lazio
Retuvasa
 Centro Studi Tolerus
Terra Dolce
Unione Giovani Indipedenti Colleferro
 Laboratorio Alta Valle del Sacco
Comitato acqua pubblica provincia di Frosinone
Associazione Anagni Viva
Comitato Residenti Colleferro
Ass. Colle Antico – Ceccano
 Osservatorio Peppino Impastato
AUT Frosinone
Officina Progetti Europei
Coordinamento Provinciale Sanità Frosinone
DAS (Diritto alla Salute)
Ass. Pulliano

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