Il 15 maggio saranno 67 anni dalla Nakba. Le “celebrazioni” sono già iniziate oggi, qui in Palestina.
Un anno fa ero davanti alla prigione di Ofer a Ramallah. Gli shebab protestavano, appunto, per la Nakba. I soliti comitati avevano già fatto la loro marcia e ai primi gas si erano allontanati; rimangono gli shebab a tirare pietre all'incirca a 20 mt di distanza dai primi soldati. Quelle pietre non possono far vittime...
Mi sto mettendo la kheffia e alla mia destra c'è un gruppo di giovanissimi shebab. Uno di loro mi guarda e mi dice “hai dei begli occhi”. Lo ringrazio, sorrido.
Mezz'ora dopo un cecchino israeliano uccide con un proiettile Nadim Nawara, 15 anni, passaporto americano. Lo shebab che mi aveva fatto il complimento era lì vicino con i suoi amici e vedeva il suo amico morire.
Non passano trenta minuti e con un altro proiettile, il cecchino israeliano, uccide proprio quello shebab. Si chiama Mohammed Zaher, 16 anni. Corrono gli shebab con il suo corpo in braccio verso l'ambulanza. Io sto filmando e vedo la testa e gli occhi girati all'indietro di Mohammed. Ho il gelo, non ce la faccio e d'istinto spengo la telecamera.
Due martiri, nello stesso giorno, nello stesso luogo. Due giovanissimi.
In seguito verranno aperte le indagini (forse perchè Nadin aveva passaporto americano) e si concluderanno dicendo che nessuno dell'esercito israeliano sapeva che quel cecchino stava sparando proiettili veri.... E' una balla due volte, ovviamente, anche perchè ad Ofer sparano tutti i giorni proiettili veri.
Un anno dopo, siamo ancora qui, a “celebrare la Nakba”. Nadin e Mohammed no, non ci sono più, sono morti. Sono morti per celebrare la Nakba, perchè ci credevano, perchè sono Martiri.
Lui si era soffermato sui miei occhi dicendo “belli”, io ricordo i suoi occhi girati all'indietro perchè morto.
Non dimenticherò mai gli occhi di Mohammed.
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