Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 17 giugno 2015

Ceccano cambia verso

Luciano Granieri




“Sono al governo per cambiare l’Italia”. Questo è il mantra con cui il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ci sbombrilla gli attributi un giorno si e l’altro pure. Per ora l’ex sindaco fiorentino non è riuscito completamente  il suo proposito. Molti danni, disgraziatamente, li ha fatti, vedi Jobs Act , decreto sblocca Italia, ed altre scempiaggini simili,  ma  il piano   teso a rottamare i principi fondanti della Repubblica democratica,  nata dalla resistenza non si è ancora  computo. 

Esiste però  un luogo dove il piano renziano di cambiamento radicale si è realizzato in  pieno. Ci riferiamo alla cittadina di Ceccano. Mai dal dopoguerra ad oggi nella storia del Comune in riva al Sacco  era capitato che il sindaco  non fosse espressione della sinistra, più o meno coniugata in salsa centrista. Nel corso degli anni  la città, dalle forti tradizioni operaie, la Ceccano  delle lotte dei lavoratori per i diritti sindacali  nel saponificio  Annunziata, aveva sempre eletto un sindaco, espressione delle varie declinazioni riformiste  Pci, Ds, Pds, Pd,  finanche Psi. 

Ebbene nell’era del Partito della Nazione renziano il verso è mutato il cambiamento si è realizzato. Da oggi Ceccano è governata da una giunta di destra. Suvvia!!! Il neo sindaco Caligiore  è di destra, non offendiamo l’intelligenza dei cittadini con la “palla” che l’ex carabiniere si è presentato senza vessilli di partito. Questo signore è stato consigliere comunale di opposizione nelle fila del Pdl ruspandiniano  e il suo  comitato elettorale era situato nella sede di “Fratelli d’Italia” altro che volto nuovo della società civile! 

Ma torniamo al cambiamento.  Si dirà: che c’entra Renzi?  La sconfitta è tutta del Pd locale a della scarsa   coesione    nell’appoggiare il candidato di centro sinistra Compagnoni . Siamo proprio sicuri?  Naturalmente chi semina il vento di primarie farlocche, raccoglie la tempesta di farmacisti e aviatori temerari incazzati. Ma in questa tornata elettorale i fratelli coltelli, Pd-Psi si sono, quantomeno,  presentati insieme. 

Giova osservare  invece che nelle precedenti elezioni neanche la traumatica divisione fra i già  citati  fratelli coltelli Pd-Psi aveva impedito ad un sindaco di centro sinistra (Manuela Maliziola)  di accedere allo scranno di primo cittadino. Una cesura che invece a Frosinone aveva aperto la strada alla vittoria  dell’esponente  di destra Nicola Ottaviani. Dunque la causa della divisione non è credibile. 

Qualcuno imputa ai vertici del Pd locale e alla strategia messa in campo,  la colpa della mancata elezione di Compagnoni, invocando  addirittura le dimissioni dei dirigenti cittadini del partito. Anche in questo caso, la tesi regge poco.  Nei vertici del Pd provinciale, sono cambiati i burattini ma i burattinai rimangono  sempre gli stessi,   da decenni. Sono i soliti due Mangiafuoco, prima berlingueriani, poi occhettiani,  prodiani, veltroniani,  bersaniani,  lettiani, ora convintamente  renziani, che in pubblico fanno finta di litigare, mettendo in scena un clamoroso gioco delle parti, mentre nelle segrete stanze si dividono da buoni compari le poltrone che contano.  

Dunque   la causa principale  della debacle  della coalizione di centro sinistra ceccanese, a  mio giudizio, risiede proprio nel Presidente Segretario nazionale. Non nascondiamoci dietro ad un dito. Finita la sbornia dell’uomo nuovo al comando, Renzi ha cominciato a stare sulle palle un po’ a tutti. Soprattutto a molti  militanti del partito di cui è segretario. La sua spocchia, la sua cialtroneria, la sua ignoranza, e quella delle sue prone  truppe cammellate, ha prodotto il rifiuto del “brand “ Pd, proprio in coloro i quali ad una narrazione socialista riformista hanno   sempre creduto. I “ce ne faremo  una ragione” “Fassina chi?””Letta stai sereno”   e facezie varie , dopo l’infatuazione della novità hanno prodotto il rifiuto. 

Un rigetto che si esplica nei confronti di Renzi, e inevitabilmente  dei candidati a sindaco  espressione del partito di cui è segretario. E’ accaduto a Ceccano e accadrà  in altri comuni. L’era Renziana sta finendo? Possibile. Aggiorniamoci alle prossime tornate elettorali. Intanto cerchiamo di farci trovare pronti a riempire il vuoto che eventualmente si aprirà con il fallimento dell'indisponente fiorentino.

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