“Sono al governo per cambiare l’Italia”. Questo è il mantra
con cui il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ci sbombrilla gli attributi
un giorno si e l’altro pure. Per ora l’ex sindaco fiorentino non è riuscito
completamente il suo proposito. Molti
danni, disgraziatamente, li ha fatti, vedi Jobs Act , decreto sblocca Italia, ed
altre scempiaggini simili, ma il
piano teso a rottamare i principi fondanti della
Repubblica democratica, nata dalla
resistenza non si è ancora computo.
Esiste però un luogo dove il piano renziano di cambiamento
radicale si è realizzato in pieno. Ci
riferiamo alla cittadina di Ceccano. Mai dal dopoguerra ad oggi nella storia
del Comune in riva al Sacco era capitato che il sindaco non fosse espressione della sinistra, più o meno coniugata in salsa centrista. Nel
corso degli anni la città, dalle forti
tradizioni operaie, la Ceccano delle
lotte dei lavoratori per i diritti sindacali nel saponificio Annunziata, aveva sempre eletto un sindaco, espressione
delle varie declinazioni riformiste Pci,
Ds, Pds, Pd, finanche Psi.
Ebbene nell’era del Partito della Nazione renziano
il verso è mutato il cambiamento si è realizzato. Da oggi Ceccano è governata da
una giunta di destra. Suvvia!!! Il neo sindaco Caligiore è
di destra, non offendiamo l’intelligenza dei cittadini con la “palla” che l’ex
carabiniere si è presentato senza vessilli di partito. Questo signore è stato consigliere
comunale di opposizione nelle fila del Pdl ruspandiniano e il suo comitato elettorale era situato nella sede di “Fratelli
d’Italia” altro che volto nuovo della società civile!
Ma torniamo al cambiamento. Si dirà: che c’entra
Renzi? La sconfitta è tutta del Pd
locale a della scarsa coesione nell’appoggiare il candidato di centro sinistra Compagnoni . Siamo proprio
sicuri? Naturalmente chi semina il vento
di primarie farlocche, raccoglie la tempesta di farmacisti e aviatori temerari
incazzati. Ma in questa tornata elettorale i fratelli coltelli, Pd-Psi si sono,
quantomeno, presentati insieme.
Giova osservare
invece che nelle precedenti elezioni
neanche la traumatica divisione fra i già citati fratelli coltelli Pd-Psi aveva impedito ad un
sindaco di centro sinistra (Manuela Maliziola)
di accedere allo scranno di primo cittadino. Una cesura che invece a Frosinone
aveva aperto la strada alla vittoria dell’esponente
di destra Nicola Ottaviani. Dunque la
causa della divisione non è credibile.
Qualcuno imputa ai vertici del Pd locale
e alla strategia messa in campo, la colpa
della mancata elezione di Compagnoni, invocando addirittura le dimissioni dei dirigenti
cittadini del partito. Anche in questo caso, la tesi regge poco. Nei vertici del Pd provinciale, sono cambiati
i burattini ma i burattinai rimangono sempre gli stessi, da decenni. Sono i soliti due Mangiafuoco,
prima berlingueriani, poi occhettiani, prodiani, veltroniani, bersaniani, lettiani, ora convintamente renziani, che in pubblico fanno
finta di litigare, mettendo in scena un clamoroso gioco delle parti, mentre nelle
segrete stanze si dividono da buoni compari le poltrone che contano.
Dunque la causa principale della debacle della coalizione di centro sinistra ceccanese, a mio giudizio, risiede proprio nel Presidente Segretario nazionale. Non nascondiamoci dietro ad un dito. Finita la sbornia dell’uomo
nuovo al comando, Renzi ha cominciato a stare sulle palle un po’ a tutti.
Soprattutto a molti militanti del partito
di cui è segretario. La sua spocchia, la sua cialtroneria, la sua ignoranza, e
quella delle sue prone truppe
cammellate, ha prodotto il rifiuto del “brand “ Pd, proprio in coloro i quali
ad una narrazione socialista riformista hanno sempre
creduto. I “ce ne faremo una ragione” “Fassina
chi?””Letta stai sereno” e facezie varie , dopo l’infatuazione della
novità hanno prodotto il rifiuto.
Un rigetto che si esplica nei confronti di
Renzi, e inevitabilmente dei candidati a
sindaco espressione del partito di cui è
segretario. E’ accaduto a Ceccano e accadrà
in altri comuni. L’era Renziana sta finendo? Possibile. Aggiorniamoci
alle prossime tornate elettorali. Intanto cerchiamo di farci trovare pronti a riempire il vuoto che eventualmente si aprirà con il fallimento dell'indisponente fiorentino.
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