Il post (qui sopra) del collettivo politico Militant Blog, sugli inquietanti
retroscena che hanno accompagnato
la partita di beneficenza “Voi siete la
leggenda” organizzata da Vincent Candelà ,terzino della Roma del terzo
scudetto, che ha visto protagonisti ex giocatori giallorossi insieme a calciatori romanisti in piena
attività, forse getta una luce chiarificatrice su quanto sta accadendo oggi al
tifo giallorosso , in particolare quello
che occupa, o meglio, occupava a la curva sud.
Per chi non è addentro alle cose
romaniste, spieghiamo che dall’inizio del campionato, i tifosi della storica
Curva Sud, hanno deciso di disertare le partite, per protestare sulla divisione
delle gradinate in micro settori delimitati da barriere in plexiglas.
Provvedimento deciso, per motivi di
ordine pubblico dal super prefetto Gabrielli. La nuova disposizione logistica
del pezzo di tribuna da sempre cuore del tifo capitolino, è orientata, secondo
l’ordinanza prefettizia, ad evitare l’esposizione
di striscioni molto lunghi, spesso, forieri di messaggi ritenuti offensivi. L’ultimo,
forse causa del provvedimento, quello
esposto in occasione dell’incontro Roma-Napoli, del campionato scorso, nel quale si prendeva di mira la madre di Ciro
Esposito. Esposito era il tifoso
Napoletano ucciso da un ex ultrà romanista, esponente accanito della becera destra romana, FUORI DALLO STADIO , in occasione della finale
di Coppa Italia, disputata all’Olimpico due stagioni fa fra Fiorentina e Napoli.
Se è vero che il provvedimento di Gabrielli, spacciato
per tutela dell’ordine pubblico, è in
realtà il sordido attacco a dinamiche di
condivisione e aggregazione sociale- e la passione calcistica non fa eccezione-
invise al potere che costruisce la sua prevaricazione sulla frantumazione dei blocchi sociali e la formazione
di disperate solitudini, se è vero che l’unico
spazio consentito ai supporter calcistici , inconsapevoli o meno, è quello funzionale a definire una cornice
asettica del tifo, utile idiota per le narrazioni buoniste necessarie al grande business televisivo, la presa di posizione di tifosi della curva sud è del tutto fuori luogo. Non
andare allo stadio è quello che
Gabirelli e il potere che a lui si
affida auspicano.
Le rivoluzioni, si sono
sempre costruite sui luoghi. Disertare i luoghi
significa consegnarsi al fallimento. A questo dunque è destinata la
protesta dei molti dei curvaroli romanisti che hanno ripudiato la “Sud” come
luogo di aggregazione. Il problema
è stato causato da Gabrielli? L’obbiettivo ha da essere Gabrielli. Anziché svuotare lo stadio, che si vada in massa , con
striscioni, bandiere, fumoni e trombe, davanti all’ufficio del super prefetto,
e non ci si muova da li fino a che la questione “parcellizzazione della sud”
non sarà risolta. Non riempire la curva , significa semplicemente dargliela vinta, fare il gioco cioè di chi vuole, per diversi motivi,
disgregare il tifo organizzato.
Altre
campane, invece, riferiscono che, oltre alla questione delle barriere all’interno
della Sud , la diserzione dello stadio sarebbe dovuta ad una contestazione
verso la Società, giudicata poco presente a fianco dei tifosi e incapace di
governare le vicende tecniche, causa di risultati notevolmente inferiori alle
aspettative. Personalmente ho
frequentato l’Olimpico, con una certa costanza, dall’inizio dagli anni ‘70 fino
allo scudetto del 2001. Anche in quei periodi c’erano opinioni contrarie verso l’As Roma , ma lo stadio era comunque
pieno, si discuteva, anche animatamente,
sulle scelte del presidente, dell’allenatore, spesso si era in totale disaccordo sulla formazione,
sul mercato, ma quando gli undici
giallorossi entravano in campo, esisteva solo il tifo per la Roma.
A conclusione di queste riflessioni l’evidenza
dei fatti dimostra, che andare allo stadio, per coloro i quali lo stanno disertando, non ha lo scopo di supportare la Roma, ma è funzionale
a mettere in mostra i propri disvalori di violenza, razzismo e intolleranza, guarda
caso l’immondizia celebrale che anima tutti gli adepti di CasaPound e dintorni.
A questo servivano e avrebbero dovuto
servire gli ampi spazi necessari ad esporre certi beceri striscioni. Se l’invettiva razzista, violenta, non può
essere ripresa delle telecamere, fotografata e postata sui social, perché ne è
inibita la sua esibizione, allora è meglio non occupare quel palcoscenico
dannatamente preso in ostaggio dalla destra più becera e violenta. Quella che esige dai calciatori, l’umiliazione
dello spogliarello in diretta TV in caso
di prestazioni, non ritenute degne della maglia che si indossa.
Qui si inserisce un discorso sulla sincerità
del tifo: si va allo stadio per tifare Roma, o per sfogare le proprie
frustrazioni attraverso l’ostentamento di atteggiamenti fascisti e razzisti,
inculcati da una marmaglia impegnata ad assoldare manovalanza all’interno della
frangia più ignorante della tifoseria?
Ma noi della Roma non siamo diversi in
tutto da quegli altri che stanno dall’altra parte dello stadio e che storicamente
sono stati e saranno sempre fascisti? Riprendiamoci allora la dignità e l’orgoglio
di essere romanisti e non fascisti. Fascisti sono, da sempre pure i laziali (salvo rare eccezioni.)
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