I fratelli del jazz, ovvero the four
brothers. Chi erano costoro. Pariamo di quattro straordinari sassofonisti,
fiori all’occhiello dell’orchestra di Woody
Herman. I sassofonisti tenori: Stan
Getz, Zoot Sims, Herbie Steward, insieme col il saxbaritonista Serge Chaloff, costituirono
la potente sezione sassofoni di un’orchestra che rese il suo band leader, Herman, ed essi stessi, famosi in tutta la California e li
consacrò poi come icone del jazz cool, o
progressivo (lasciamo ai critici stabilire la definizione più adatta), protagonisti della scena jazzistica mondiale . Il brano che li rese famosi Four
Brothers , per l’appunto, registrato a Hollywood nel 1948, ebbe la fortuna di essere il primo pezzo di
jazz ad entrare nella classifica dei dischi più venduti nel periodo.
Trent’anni più tardi, altri fratelli di sax
non mancarono di iscrivere le loro gesta musicali, nella storia del jazz
italiano, europeo e mondiale. Erano
cinque, non quattro, e sotto la sapiente direzione del maestro d'orchestra, arrangiatore e batterista, Bruno Biriaco, supportati da un ritmica formata dalla stesso Biriaco alla
batteria, Franco D’Andrea al pianoforte e Giovanni Tommaso al contrabbasso, dettero vita ad uno straordinario ensemble tutto italiano: i
Saxes Machine. Gli alto sassofonisti, Baldo
Maestri e Gianni Oddi, i tenorsassofoisti, Beppe Carrieri e Sal Genovese,
insieme con il saxbarotonista Carlo Metallo, furono quei five brothers, protagonisti
di Nouami,
un disco splendido, registrato dai Saxes Machine nel dicembre del 1978 a Roma ed edito dalla Edi Pan.
I “five brothers “ italiani hanno fatto la storia del jazz nel nostro
Paese, attivi nelle diverse orchestre della Rai, sono stati compagni di viaggio
di jazzisti blasonati. Oddi, per esempio, vanta collaborazioni con Dizzy
Gillespie, Bob Brookmeyer, Ray Charles, per citare i più famosi. Baldo Maestri
è stato animatore della scena jazzistica italiana già a partire dall’era oscura
del ventennio fascista quando la musica afroamericana era più che clandestina. Ricordiamo Sal Genovese splendido solista dell’orchestra di “Quelli della notte” Beppe Carrieri, viene da una solida e
consolidata tradizione blues e Carlo Metallo è una perfetta sintesi di tutta l’evoluzione
jazzistica dal New Orleans all’Hard Bop.
A supportare queste leggende del jazz
italiano, come detto, musicisti straordinari
ed eclettici come Bruno Biriaco, batteria, Franco D’Andrea, pianoforte,
Giovanni Tommaso contrabbasso. Già proprio la sezione ritmica del Perigeo, gruppo che sin dalla metà degli anni ’70, con Tony Sidney alla chitarra e a
Claudio Fasoli al sax, si stava imponendo con il
suo jazz-rock sperimentale e raffinato. Giova ricordare che Gianni Oddi e Baldo
Maestri, sono stati docenti presso il Conservatorio Licinio Refice di
Frosinone.
Il pezzo che proponiamo, tratto per l’appunto dal disco Nouami è Miss
Laura. Un blues che come evoluzione armonica può essere assimilato a Four
Brothers (in realtà il pezzo di Woody Herman entrò più tardi nel repertorio
anche dei Saxes Machine) . E’
evidente però che in più di trent’anni di acqua ne è passata sotto i
ponti dal jazz.
Da quel lontano 1948 quando Getz, Sims, Stewart e Chaloff, registrarono il
loro successo negli studi di Hollywood, gli arrangiamenti di Gil Evans, le
partiture di Thad Jones, l’hard bop dei Messengers di Art Blakey, fino a John Coltrane ed oltre,
avevano proposto molteplici evoluzioni. E infatti lo stile dei Saxes Machine assorbe tutto questo patrimonio e lo
rielabora, grazie alla versatilità degli arrangiamenti di Bruno Biriaco,
proponendo un jazz fresco, sanguigno.
Già
la composizione del gruppo con una
sezione di sassofoni che interloquisce
con una sessione ritmica, senza utilizzare ottoni, offre un sound molto particolare. Nelle esecuzioni
dei Saxes Machine, la preziosità degli arrangiamenti, si combina con la
fluidità delle improvvisazioni, fornendo uno quadro armonico-ritmico unico. Dopo l’incisione di Nouami, le macchine da sassofono di Bruno Biriaco hanno continuato ad
imperversare nel panorama jazzistico italiano e non solo. Un po’ come accaduto
per i Messengers di Art Blakey, i quali hanno visto alternarsi nel gruppo i migliori jazzisti americani, da Clifford
Brown , fino a Wynton Marsalis, nei Saxes Machine si è esibito il fior fiore dei jazzmen
italiani come, fra gli altri, il
contrabbassista Massimo Moriconi o il pianista Enrico Pieranunzi. Ma è ora di far tacere il ticchettio della tastiera e far suonare gli
straordinari sax degli italianissimi Five Brothers .
Good Vibrations.
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