La colpa è sempre del popolo. Scagli la prima pietra chi non
abbia scaricato sulla plebe la causa di un elezione o di un referendum perso.
Anche dalle note di questo blog, spesso abbiamo accusato la pigrizia dei
cittadini, in particolare Italiani e Ciociari, nel non voler impegnarsi in un
percorso di cambiamento, di accontentarsi delle briciole che l’èlite ogni tanto
fa scivolare dal tavolo per mantenere
la pace sociale e continuare ad arricchirsi sulle spalle proprio di chi fedele
aspetta l’elemosina. Qualche ammissione di colpa, per parte nostra,è stata
anche espressa. Forse abbiamo peccato di comunicazione. Menarla con la storia
dell’anticapitalismo, rimanere
confinati troppo sul piano
teorico verso chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, è un
errore madornale e velleitario. La risposta più comune, non a torto è: D’accordo, organizziamo la rivoluzione, ma
intanto la bolletta come la pago?
La
novità della recentissima stagione elettorale, comprendente le elezioni amministrative
italiane, il referendum sulla brexit, è che a lamentarsi del popolo bue ed
ignorante, non sono coloro i quali si sono spesi per il cambiamento sociale, ma
i burocrati dell’establishment politico economico, a cui gli elettori, al netto
di un astensionismo dilagante, comunque hanno fornito , fino a ieri una
legittimazione democratica. Fa impressione ascoltare i soloni della finanza e della politica tuonare contro l’opportunità di indire un referendum
sulla permanenza di una Nazione nella UE! Cosa ne sa il popolo bue delle dinamiche
comunitarie, dello spread, della BCE, di
ciò che rischiano i mercati finanziari. Roba delicata da maneggiare con cura,
anziché affidarla alle mani grossolane e callose di un operaio, o alla valutazione
di un disperato disoccupato. Il referendum sulla brexit, infatti va ripetuto,
perché al popolo bue va spiegato che non è in grado di interessarsi a certe materie, che ha
sbagliato ha decretare l’uscita del Regno Unito dall’Unione. Ora gli Inglesi più poveri non potranno più raccattare
neanche la briciola che cadeva dal tavolo delle èlite.
Considerando, in modo
grossolano, ma indicativo, i
flussi elettorali delle ultime amministrative, e del referendum sulla
brexit, risulta che il voto anti establishment, che da un lato ha determinato l’uscita del
Regno Unito dall’UE e dall’altro ha punito il Partito della Nazione italiano,
arriva in maggioranza dai ceti più poveri. Una classe che in tutto il mondo
occidentale, e non solo, va inesorabilmente aumentando. Si comincia a percepire che la briciole sono sempre di meno e sempre
di più è la platea cui sono destinate. Una elargizione chiaramente
insufficiente, per cui è chiaro che i tumulti
e le liti fra i disperati che aspettano sotto il tavolo sono sempre
maggiori e aspre. Si percepisce altresì che rimanendo sotto al desco , non solo non si arriverà mai al banchetto ,
ma spesso è necessario condividere la scomoda posizione con persone che
scivolano dalla sedia andando ad aumentare la folla di disperati in attesa di un magro privilegio.
In buona sostanza, la narrazione in base alla quale all’aumento della ricchezza di pochi, corrisponda il giovamento
della condizione dei molti, comincia a
mostrare la corda. Cioè tutto lo story
telling messo in piedi da Reagan e dalla Thatcher necessario a convincere i
poveri a votare per i ricchi sta miseramente crollando. Volendo semplificare,
il voto britannico contro la UE, il voto amministrativo contro il rappresentante delle lobby finanziarie identificato nel Pd di Renzi, arriva da
quei pezzi di popolo che non ce la fanno più ad andare avanti. Disoccupati,
sottoccupati, disperati confinati ai
margini della società gente che
identifica la causa del proprio impoverimento esattamente nelle istituzioni politiche e finanziarie
variamente impersonificate (UE,Governi
Nazionali, Governi dei territori) colpevoli di aumentare a dismisura la
diseguaglianza sociale.
Questa nuova consapevolezza evidentemente porta a
conclusioni diverse. C’è chi, ancora immerso nella guerra fra poveri, alimentata dallo stesso
establishment, accusa le Istituzioni di non essere in grado di difendere la
cittadinanza nativa dall’invasione di flussi di stranieri, anch’essi disperati ,colpevoli,
di voler rubare il cibo dalla stessa ciotola dei poveri indigeni , chi invece, ed ahimè è la fazione minoritaria , accusa le medesime Istituzioni,
di essere il braccio armato dei potentati finanziari, esecutrici di quelle politiche di devastazione sociale,
privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite che sta
dissanguando una grande maggioranza popolare allocata in tutta Europa, in tutto
il mondo occidentale e non solo.
Il
popolo bue si rivela improvvisamente ed inaspettatamente, per le èlite, irresponsabile, ignorante, non
degno di esercitare alcuna prerogativa democratica. Un entità, che avendo perso
già la propria dignità sociale, è
destinata a scomparire definitivamente non essendo più in grado di assolvere
alla funzione di certificazione plebiscitaria della criminale deriva
neoliberista.
In questa nuova corrente
rischia di confluire l’esito del
referendum sulle riforme costituzionali di ottobre. Qui il
voto per il NO potrebbe identificare il rifiuto, non tanto di una riforma insana,
ma del Governo che l’ha concepita, ritenuto responsabile dell’inesorabile
impoverimento delle classi subalterne. I vertici europei l’hanno capito, ecco perché
improvvisamente Renzi è diventato un importante alleato, Hollande e la Merkel, dopo averlo ignorato, ora lo blandiscono, lo coinvolgono. Potrebbero essere
disposti, prima del referendum di ottobre, ad allargare i cordoni della borsa,
inviare ulteriori aiuti, magari giustificati con la necessità di finanziare la
gestione dell’immigrazione, potrebbero aumentare ulteriormente la flessibilità in modo di
consentire al premier italiano di giocarsi una favorevole politica fiscale
utile ad accrescere il consenso per il SI al referendum costituzionale.
Un’elezione
al buio anche in Italia susseguente al fallimento del referendum
costituzionale, potrebbe rivelarsi letale per gli interessi delle lobby
finanziarie. Su questi temi penso dovrebbero concentrarsi le forze comuniste
variamente codificate. Lasciare che un
flebile segnale di condivisione e conseguente possibile conflitto di classe possa essere disperso dai
disvalori fascisti e razzisti, funzionali alla rivitalizzazione delle derive
neoliberiste, oppure dilapidato da una forza tipicamente borghese, come quella del M5S, sarebbe delittuoso. Pensiamoci compagni.
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