Era meglio Louis o Bix? Questa domanda divide da sempre gli appassionati quando si parla della tromba (e
suoi derivati) nella musica jazz. E’ una scelta complessa perché gli stili molto
diversi di Louis Armstrong e di Bix Beiderbecke,
hanno contraddistinto, due diverse evoluzioni
espressive dello strumento e del modo di fare musica.
E’ evidente che stiamo ragionando un po’ a spanne.
Louis Armostrong è passato dall’esecuzione
collettiva polifonica dei piccoli gruppi
New Orleanisti (Hot Five e Hot Seven), ad un ruolo da protagonista nelle orchestre newyorkesi come quella di
Fletcher Henderson. Era la stella dell’orchestra
e una stella deve esibirsi mostrando tutta la sua maestria tecnica: senso del blues, abilità nel gestire le
tonalità alte, un linguaggio sfavillante.
Bix Beiderbecke, invece, figlio di una
famiglia tedesca immigrata a Davenport
alla fine dell’800, recava nel suo modo di suonare i retaggi del
romanticismo tedesco con tutti i suoi risvolti sentimentali. Non colori sfavillanti, ma ovattati, tenui, con la
predilezione per i toni medi.
Indubbiamente la militanza di Bix in orchestre commerciali come quella di
Whiteman, agganciata fortemente alla partitura, senza la possibilità di troppi voli pindarici, ha
contribuito a questa espressività lirica curata. Ma anche nelle esibizioni con
il piccolo gruppo dei Wolverins la sua
straordinaria sensibilità armonica risultò preminente.
In realtà si potrebbe azzardare ad identificare un precursore dello
stile di Armostrong. Fu Buddy Bolden il primo cornettista ad
improvvisare nel suo gruppo. Bolden con i toni
alti e squillanti della sua cornetta , imperversò nelle band impegnate
ad esibirsi in feste e parate della New Orleans di fine ‘800. Da qui
attraverso il contributo di Tony Jackson “King” Oliver iniziò l’evoluzione stilistica di Armstrong.
Velocità di esecuzione, toni acuti e sfavillanti,
o lirismo e ricercatezza della proposta armonica, hanno diversamente
contraddistinto generazioni di trombettisti, fino all’avvento del free jazz
ed oltre. Da Armstrong, si passò allo
straordinario Roy Eldridge che dall’orchestra di Gene Krupa cominciò a gettare le basi del linguaggio Be Bop. Dizzy
Gillespie, inventore insieme a Parker ed
altri jazzisti del Be Bop vero e proprio
, estremizzò ulteriormente il fraseggio
con arpeggi velocissimi, toni più che acuti, aggiungendo lo stravolgimento
armonico proprio dei rivoluzionari della 52° strada. Negli anni ’50 Clifford Brown, arricchì lo
stile frenetico tecnicamente straordinario del Be Bop inglobando stilemi riferibili al blues più arcaico.
Dall’altro
lato, invece, lo stile di Beiderbecke si ritrova in pieno nel lirismo di Miles
Davis. Fra la primavera del 1949 e l’inizio del 1950, fu realizzato per la
Capitol il disco “The Birth of the Cool”.
Il manifesto del nuovo stile cool, dove proprio Miles Davis, che per altro
aveva suonato con Parker, quindi aveva frequentato l’irrequietezza del Bop, mostrò quale fosse la
raffinata evoluzione dello stile di Bix. Un fraseggio riflessivo ma ricco di
suggestioni armoniche. Non c’era frenesia né spericolate evoluzioni tecniche,
ma una straordinaria sensibilità lirica. Per Davis, in realtà questa non fu che
una prima tappa del suo percorso di accanito sperimentatore. Nel 1959 in Kind of
Blue, insieme a John Coltrane iniziò a sperimentare il jazz modale che aprirà
la strada al free, poi l’esplosione jazz-rock con Bitches Brew nel 1970.
Chet
Baker fu un altro autorevole esponente della linea cool, un degno erede di
Biederbecke. Sia nella prima fase della sua carriera con il quartetto senza
pianoforte insieme a Gerry Mulligan, che nella seconda , susseguente ad un ritiro
dalle scene per traversie personali. La musica di Chet appare ipnotica. Fraseggi misurati, note lunghe e
piegate nel corso della loro modulazione definiscono uno stile inconfondibile.
Fra
gli anni ’60 e i ’70 irrompe il free jazz. Comincia un’altra storia, con la
disintegrazione di ogni limite armonico. Bix e Louis sono lontani dimenticati.
Lester Bowie, Don Cherry sono fra gli esponenti
più emblematici dell’era free.
Negli
anni ’80 fino ad oggi, molti trombettisti riferibili all’una o all’altra
corrente hanno calcato i palchi di tutto il mondo. Personalità come Wynton
Marsalis invece hanno sviluppato un linguaggio originale pescando sia dal
fulminante tecnicismo che dalla ricercatezza armonica. Freddie Hubbard e Woody
Shaw, sono stati trombettisti dalla
straordinaria cifra tecnica. Esponenti di spicco dell’hard bop, passati anche
dall’esperienza free. Caratteristiche del loro fraseggio il blues, arpeggi veloci , e tonalità squillanti. Rappresentano
magnificamente il filone che parte da Louis Armostrong, o da Buddy Bolden, per
essere precisi.
Woody e Freddie (purtroppo scomparsi il primo nell’89 il
secondo nel 2008) sono i protagonisti del video che segue. Insieme a loro suonano
Joe Henderson al sax tenore, Mc Coy
Tyner al pianoforte, Avery Shapre al contrabbasso, Louis Hayes alla batteria.
Li ascoltiamo in due favolosi blues: Sandu,
un classico proprio di Clifford Brown, e Blues
for Basie dello stesso McCoy Tyner. Il set svoltosi in Francia nel 1986,
trova i due trombettisti in forma splendida, profondono groove a piene mani, o
meglio a pieni polmoni. Un modo degno per concludere questo piccolo excursus
nel mondo della tromba nel jazz.
Good Vibrations
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