Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 9 settembre 2016

Roma e la spy story a 5 stelle

Luciano Granieri

Le  vicende che stanno funestando la nuova amministrazione capitolina presieduta dalla neo sindaca a 5 stelle Virginia Raggi, hanno dell ‘incredibile, del surreale. Una serie di colpi di scena, da cui romanzieri e scrittori noir potrebbero prendere spunto per scrivere storie misteriose o inventare intrighi spionistici. Questa opportunità  ha attirato anche il sottoscritto, il quale, mischiando   fatti, accertati e presunti con un po’ di fantasia si è cimentato nel racconto che segue.   

Roma e la crisi di mafia capitale
Roma, è la città di mafia capitale. Un serie di soggetti, ras delle cooperative, monopolisti di servizi e speculazione fondiaria, hanno ridotto la città allo stremo. Lo tsunami delle indagini, avviate del  giudice Pigantone, ha  scombinato un sistema perfetto basato sui rapporti capillari e clientelari fra manager, portaborse, funzionari senza scrupoli e la politica. La furia di questo terremoto ha travolto il sindaco Marino del Pd, il quale  ha pagato l’ardire di intaccare , anche se in modo maldestro e poco convinto,    tale sistema perverso che consentiva a collaudate consorterie di mangiarsi la città. La defenestrazione, ad opera del  Presidente del  Consiglio Matteo Renzi,  del sindaco  suo sodale di partito,  avvenuta su pressione delle consorterie di cui sopra,  ha portato alle elezioni del giugno scorso. A seguito dello sfascio, sociale, culturale ed economico  lasciato delle giunte di centro destra e centro sinistra, il solo raggruppamento ad avere possibilità di eleggere il sindaco era il Movimento 5 Stelle.  

Il piano di rinascita democratica della destra paludata romana
Roma la città di mafia capitale. L’ambiente romano della  destra paludata,  unita agli interessi del ras dello smaltimento rifiuti,  Cerroni, hanno intravisto la possibilità di uscire dall’indeterminatezza politica ed economica, per riprendersi, quanto le avverse vicende di mafia capitale avevano sottratto loro. Il piano era semplice, cercare nel panorama degli amministratori 5 stelle un soggetto, contiguo al loro mondo, e farne il proprio cavallo di Troia.  Quindi  appoggiarlo, nell’ombra, per consentirgli  l’accesso alla poltrona più alta di Palazzo Senatorio. La figura fu individuata nell’avvocato Virginia Raggi. Consigliere pentastellato di opposizione ai tempi della consiliatura Marino, con solide basi nel mondo della destra liberista  avendo esercitato nello studio  di Cesare Previti.  Il piano era perfetto. Nessuno avrebbe potuto sospettare nulla perché l’avvocato Virginia Raggi, era candidata per un  raggruppamento  che faceva della trasparenza, e della lotta al malaffare il suo carattere distintivo.


La prima fase 
 La prima tappa era evitare sorprese nell’elezione del  sindaco amico . Il problema non era tanto nel candidato del Pd, il quale , come sempre accade, era  privato dei voti dei transfughi a sinistra, in questo caso la lista di Fassina, ma impedire che arrivasse al ballottaggio, la pasdaran  della destra sociale  Giorgia Meloni,  sostenuta in un impeto iper populista dal leghista Matteo Salvini. La candidatura di Bertolaso prima, e di Marchini poi, serviva  proprio a togliere voti alla figlia della lupa. In effetti  la fascista della Garbatella al primo turno   totalizzò il 20,62% a soli 4 punti dal ballottaggio   cui giunse Giachetti con il 24,91%. Se Marchini fosse confluito nelle liste a supporto della Meloni, questa  avrebbe raggiunto oltre il 31% e sarebbe  andata a contrastare la Raggi. Un eventualità estremamente pericolosa ben disinnescata . Al secondo turno, fu evidente la confluenza dei voti di destra sulla Raggi, la quale sbaragliò Giachetti per  67,15 a 32,85.

Seconda fase le contropartite e la nomina degli intoccabili
Il più era fatto, ora era il tempo di chiedere alla neo sindaca delle sostanziose contropartite. La prima fu quella di nominare come assessore a rifiuti una persona gradita a Cerroni. Paola Muraro possedeva  i requisiti richiesti . La Muraro per 12 anni era  stata consulente esterna di Ama con il compito di referente  Ippc  per gli  impianti di Tmb di Rocca Cencia e Via Salaria. Strutture di proprietà di Cerroni dove Ama conferiva i rifiuti. Il suo compito era  la certificazione di  conformità  dei rifiuti stessi  come stabilito nell’autorizzazione integrata ambientale. L’impianto di Rocca Cencia fu chiuso, proprio perché un’inchiesta del Noe accertò  la non conformità del materiale, idoneità invece confermata  da due  consulenza della Muraro.  Prima di essere eletta, a dire il vero,  la consulente supportò Ama  nell’arbitrato da 90milioni che la partecipata dei rifiuti vinse contro Cerroni. Fu un gioco delle parti, costoso per il signore della monnezza , ma propedeutico a sviluppi ben più remunerativi.  


L’assessora in azione
Appena eletta l’assessora  operò il blitz in Ama che portò alle dimissioni dell’Ad Daniele Fortini, le cui denunce avevano messo nei guai il ras dell’immondizia, e sollecitò la  rimessa in funzione proprio di quel tritovagliatore di Rocca Cencia, di proprietà di Cerroni fatto chiudere dal Noe . Nonostante le bugie,  con le quali fino all’utlimo si è negato l’iscrizioni sul registro degli indagati per reato ambientale della Muraro ,  nonostante la figura barbina che la sindaca Raggi , per difendere  la sua assessora , ha fatto fare a Luigi Di Maio , nonostante la consulente abbia lavorato per Cerroni fino ai giorni in cui è entrata nella giunta penta stellata ricevendo un assegno di 22mila euro,  questa è ancora la titolare dell’assessorato all’ambiente come  strenua guardia degli interessi del suo benefattore monnezzaro.  

L’intoccabile Marra
In parallelo a questa storia si snoda la vicenda di un altro pezzo da novanta  della destra paludata  romana. Si tratta di  Raffaele Marra nominato vice capo di gabinetto del sindaco, nonostante le rimostranze del direttorio nazionale dei 5 stelle,  di Grillo in persona. i malumori del capo di gabinetto Carla Raineri e dell’assessore al bilancio Marcello Minnenna entrambi dimessisi in disaccordo con questa nomina. Ma chi è Raffaele  Marra. Comincia la sua carriera nel cerchi magico di Alemanno, portando  cappuccino e cornetto all’ex sindaco con la croce celtica quando questi era ministro dell’agricoltura. Quindi prosegue la carriera come  consulente esterno della Regione Lazio a guida Polverini,  con il non trascurabile compenso di 155mila euro l’anno. Marra, messo direttamente dalla Polverini alla guida del settore “Organizzazione, Personale, Demanio e Patrimonio”,  non avrebbe dovuto ricoprire quel ruolo. Infatti il posto sarebbe spettato ad un  dirigente interno alla Regione scelto attraverso una specifica selezione.

Il corto circuito Marra - De Dominicis
A definire l’illegittimità dell’incarico affidato a Marra fu il Tar. Il quale si espresse negativamente per ben due volte. La prima a settembre 2011, la seconda a seguito di un ricorso sindacale il 25 giugno 2012. Nonostante ciò la Polverini continuò ad avvalersi della consulenza di Marra fino alle sue dimissioni. Il fatto che il consulente abbia continuato ad operare per 21 mesi  percependo il proprio compenso senza averne diritto ha indotto la Corte dei Conti a stimare un danno erariale pari a 324mila euro.  Chi  era alla guida della magistratura contabile che sancì quel  danno erariale? Raffaele De Dominicis. Proprio quel  De Domnicis, incaricato di sostituire Minnenna al bilancio. Un incarico durato meno di 24 ore. Infatti il magistrato è stato quasi subito silurato dalla Raggi perché indagato per abuso d’ufficio dunque non in possesso di un profilo compatibile con le regole del Movimento 5 Stelle.  Quelle stesse regole che invece giudicano idonea la  Muraro anch’essa indagata. Non sarà che De Domnicis è incompatibile con  Marra per la storia del danno erariale?  Una cose è certa chi tocca Marra muore.


I giochi cominciano a rivelarsi
Forse il gioco della Raggi,  volto a reintrodurre negli affari romani la destra maneggiona è stato scoperto dai dirigenti pentastellati, i quali hanno cominciato a prendere le distanze. Lo stesso Grillo ha quasi imposto alla Raggi di disfarsi di Marra, ma l’intoccabile resiste. Non ha neanche accettato un ridimensionamento rifiutando il nuovo incarico alla gestione del personale.

Salta la prima promessa elettorale
Nel frattempo l’assessorato al bilancio rimane vacante. Un peccato perché proprio quel  dicastero doveva mettere in atto, secondo il programma con cui la Raggi chiese il voto ai romani,  l’audit sul debito pregresso. Una boutade elettorale evidentemente perché la cosa non piace alla destra maneggiona  e paludata che ha portato la Raggi in Campidoglio, e  probabilmente sarà la prima promessa a saltare.

To be continued
Siamo  solo all’inizio di questa spy story, si attendono altri incredibili sviluppi.


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