Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 4 marzo 2011

Giù le mani imperialiste dalla Libia!

Dichiarazione della lega internazionale dei lavoratori - quarta internazionale



Muammar Gheddafi sta rispondendo con la violenza militare all'insurrezione contro la sua dittatura che dura da 42 anni. La guerra civile sta facendo migliaia di vittime.
Gheddafi sta usando l'artiglieria pesante e l'aviazione contro le città delle quali ha perso il controllo e contro i quartieri della capitale che ancora sono nelle sue mani ma nei quali si sono prodotte mobilitazioni contro di lui. Gheddafi non sta utilizzando la sua macchina militare solo contro le masse che si sono armate per rovesciarlo ma anche contro la popolazione inerme nello stile del "migliore" Hitler. Ha minacciato diverse città di bombardamenti aerei se non mostreranno un appoggio incondizionato alla sua persona. Centinaia di migliaia di tunisini e di lavoratori immigrati di altri Paesi sono in fuga dai massacri che il dittatore sta scatenando. Ma, nonostante la brutale reazione di Gheddafi, l'insurrezione ha preso il controllo di gran parte del Paese e le milizie popolari stanno serrando i ranghi per dirigersi su Tripoli per cacciare il dittatore. Gheddafi continua a sferrare duri contrattacchi, non c'è nulla di definito, ma sembra che stia perdendo la guerra.
 
L'imperialismo è stato alcuni giorni in silenzio all'inizio dell'insurrezione libica per passare poi, visto che Gheddafi non riusciva a fermare l'insurrezione, a chiedergli di smettere di usare la violenza e di negoziare con l'opposizione. E solo ora, quando vede che la rivolta può essere vincente, sta affermando che Gheddafi deve lasciare il potere e deve essere giudicato. La Libia è un importate esportatore di petrolio e gas, principalmente in Europa e negli Stati Uniti. Dobbiamo inoltre ricordare che l'imperialismo e in particolare quello europeo hanno sostenuto Gheddafi negli ultimi anni. Gheddafi e la sua famiglia hanno forti intrecci con la borghesia europea alla quale sono legati in molteplici affari e proprietà. Per questo in tutti questi anni la borghesia imperialista ha chiuso gli occhi ignorando repressione e torture.
Davanti alla forza dell'insurrezione l'imperialismo ha avuto bisogno di prendere le distanze da Gheddafi sperando di trovare una soluzione negoziata. In Egitto l'imperialismo ha i suoi diretti sottoposti nell'esercito, che è rimasto intatto e con il quale sta tentando la smobilitazione in modo che si possano mantenere i patti che legano l'Egitto all'imperialismo e per garantire l'esistenza di Israele. Essendo rimasta intatta la principale istituzione dello Stato borghese, l'esercito, finanziato dagli Stati Uniti per anni, l'imperialismo non ha ritenuto necessario l'intervento armato in Egitto. Inoltre l'imperialismo ha di fronte in Egitto un'opposizione al regime che non si è posta come obiettivo la distruzione di questo esercito. E' l'opposto di ciò che sta succedendo in Libia.
 
In Libia l'esercito è stato distrutto, settori dei soldati e degli ufficiali disertano passando dalla parte dell'insurrezione. I mercenari stranieri, con buoni salari, difendono Gheddafi; mentre il resto dell'esercito (di leva) si è dissolto ed è passato con gli insorti, essendo crollata la struttura di comando. Con gli insorti ci sono migliaiaia di civili che hanno preso le armi dell'esercito e si sono organizzati per farla finita con la dittatura: è proprio a queste milizie che si stanno unendo soldati e ufficiali.
Neppure i politici, funzionari governativi e diplomatici, che hanno rotto con Gheddafi sono la direzione della rivoluzione. Molti di loro hanno passato tutta la vita accanto a Gheddafi e lo hanno abbandonato solo quando hanno visto che la brutalità della risposta del loro capo non serviva a porre fine all'insurrezione. Quando hanno cercato di creare un governo provvisorio, come ha fatto l'ex ministro della Giustizia di Gheddafi, sono stati immediatamente sconfessati dalla resistenza.
 
Questo è il vero problema che ha l'imperialismo: la rivoluzione può rovesciare Gheddafi avendo distrutto l'esercito, con il popolo in armi e senza una chiara opposizione borghese pro-imperialista di ricambio. Una rivoluzione in Libia che si produce nel mezzo della rivoluzione araba in corso. Una vittoria delle masse in queste condizioni mette in pericolo l'intero controllo dell'imperialismo nella regione. Per questo l'imperialismo ha cominciato a intervenire.
Per essere chiari, se realmente l'imperialismo avesse voluto aiutare la resistenza (come dice) le avrebbe fornito armi, ma quello che vuole è impedire il trionfo delle masse libiche e che siano loro a controllare il Paese.
 
Il massacro che sta scatenando Gheddafi e lo sdegno internazionale che ha suscitato vengono utilizzati dall'imperialismo per giustificare un intervento armato. Questa intervento militare è già cominciato: navi da guerra degli Stati Uniti si stanno posizionando davanti alle coste della Libia. Obama e Clinton stanno progettando di chiudere lo spazio aereo in Libia col consenso dell'Onu. Ciò significherà che gli aerei della Nato potrebbero entrare in Libia per distruggere l'aviazione con la scusa che potrebbe essere utilizzata per bombardare la popolazione civile. L'imperialismo, principalmente gli Usa, ha iniziato a fare dichiarazioni in cui si afferma che la comunità internazionale deve intervenire per evitare un bagno di sangue e deve farlo nel nome della pace. Stanno anche agitando lo spauracchio di Al Qaeda, paventando che possa arrivare a controllare aree della Libia, la stessa cosa che sostiene Gheddafi.
Questo tipo di dichiarazioni l'imperialismo le fa per giustificare, anche attraverso l'Onu, l'invio di caschi blu per "garantire la pace" e naturalmente per ricostruire uno Stato semicoloniale o ricostruirlo direttamente come una colonia. L'occupazione della Libia non viene scartata e diviene ancor più probabile in quanto l'imperialismo agita lo spauracchio di una lunga guerra civile in questo Paese o denuncia che con la caduta di Gheddafi potrebbe esserci un vuoto di potere. Se l'imperialismo riesce ad occupare la Libia potremmo trovarci di fronte a una nuova colonia, come Haiti, controllata dalle truppe al servizio dell'imperialismo.
 
Fidel Castro, Chavez e Daniel Ortega tentano di giustificare il loro sostegno a Gheddafi dicendo che l'imperialismo è contro Gheddafi e se invade la Libia lo fa perché gli è contro. Quando quel che accade è esattamente il contrario, l'imperialismo ha sostenuto Gheddafi e se arriverà ad invadere la Libia sarà per difendere gli accordi che aveva con Gheddafi e per cercare di controllare il Paese. E' vergognoso che questi dirigenti che vogliono apparire come i rappresentanti della sinistra continuano a difendere un macellaio che era amico dell'imperialismo. La verità è che Gheddafi è il Somoza (il dittatore del Nicaragua rovesciato dalla rivoluzione sandinista) o il Batista (il dittatore rovesciato dalla rivoluzione cubana) della Libia.
 
Di fronte a un possibile intervento militare dell'imperialismo in Libia, salutiamo con favore il fatto che la resistenza abbia chiarito che non accetta alcun tipo di intervento imperialista. A Bengasi, quando hanno sentito le dichiarazioni di Hillary Clinton, sono apparsi grandi cartelli con parole d'ordine contrarie all'intervento degli Stati Uniti.
Per farla finita con Gheddafi il popolo libico può e deve contare sull'aiuto di tutto il popolo arabo, prima che l'imperialismo riesca ad intervenire per impedire la sua vittoria. Abbiamo già visto la solidarietà che si è manifestata in Tunisia e in Egitto. Ora è necessario che all'insurrezione, oltre che cibo e farmaci, possano arrivare armi e munizioni, che si organizzino milizie armate arabe, dell'Egitto e dalla Tunisia, per combattere al fianco dei loro fratelli libici.
 
La vittoria della rivoluzione in Libia sarà una vittoria della rivoluzione araba, una vittoria che darà nuovo impulso alle rivoluzioni in corso e sicuramente produrrà nuove mobilitazioni in altri Paesi. Inoltre, per le sue caratteristiche, la rivoluzione libica, che è andata molto più al fondo nel distruggere l'esercito, può portare avanti l'insieme della rivoluzione araba, mettendo in discussione il controllo imperialista della regione e in particolare i governi e i regimi provvisori di Egitto e Tunisia, che cercano di stabilizzare la situazione dopo la caduta dei dittatori.
Noi, lavoratori e masse popolari del mondo, dobbiamo essere al fianco della rivoluzione libica contro la dittatura di Gheddafi e impedire che l'imperialismo possa invadere questo Paese. E' necessario che nei Paesi imperialisti demistifichiamo la campagna propagandistica che stanno facendo per giustificare l'intervento militare, mobilitandoci contro i governi che preparano piani d'occupazione della Libia.

(traduzione dallo spagnolo di Giovanni “Ivan” Alberotanza)
 

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