Israele, poliziotti brutali: bimbo strappato alla madre
Guardatevi questo filmato. Non è certamente uno dei più cruenti fra quelli che provengono dai Territori. Però ispira pensieri ugualmente sofferti. Forse perché la vittima è un bambino. Ma magari i poliziotti, che ne sanno più di noi, lo conosceranno come capo riconosciuto di qualche fazione di dinamitardi arabi, oppure si sarà macchiato di qualche colpa gravissima, tale da richiedere mezzi di correzione così energici. Sapranno, i poliziotti israeliani, che lui rappresenta un serio pericolo per la stabilità del Medio Oriente, o magari anche solo per lo Stato di Israele assediato dai fanatici, o forse solo per i poveri coloni insediatisi in quelle terre aride che non si chiamano più nemmeno con i loro nomi, ma semplicemente "Territori Occupati".
Eppure, sebbene la legge, pur dura sia la legge, non ci sembra accettabile un trattamento del genere, e non solo per il fatto in sé. Perché se si arriva a questo in modo così sfacciato, vuol dire che l'ambiente ha maturato condizioni di vita disumane, la segragazione e lo scontro sono abituali, e quella gente, che per l'età che dimostra è nata e crasciuta senza conoscere un giorno di pace (o di tregua vera), è abituata a cose che l'uomo non dovrebbe neanche immaginare.
E poi, la realpolitik di un Paese che passa per essere pragmatico, dovrebbe prevedere che se quel bambino avrà la ventura di sopravvivere alle angherie che affronterà crescendo, sarà assai difficile sperare che possa votarsi alla lotta per la democrazia, al confronto civile, alla costruzione di rapporti di convivenza pacifica. A naso, diremmo oggi che le probabilità che si vesta di tritolo e si faccia esplodere in un supermaket siano molto, molto preponderanti.
Nell'attesa la madre, la sorella, gli amici ed i parenti respinti dai poliziotti cosa penseranno? dove cercheranno conforto alla loro disperazione?
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