Caro Giorgio,
condividiamo la valutazione che hai dato nel tuo articolo del 4 marzo (www.rete28aprile.it) rispetto allo sciopero generale indetto della Camusso & Co. E’ chiaro infatti che i contenuti, le modalità e la data che la segretaria della CGIL ha fissato per lo sciopero sono finalizzati a depotenziarlo e che l’obiettivo a cui mira questa manovra è cercare di togliere terreno alla sinistra interna al fine di riprendere in mano le redini della situazione: uno sciopero fatto così serve solo a limitare le adesioni e soprattutto a incidere poco nella lotta contro il governo Berlusconi e i padroni.
Di fronte a questa situazione, la strada che indichi nel tuo articolo è giusta: “Impadroniamoci di quella data [il 6 maggio, ndr] e facciamo dello sciopero generale proclamato senza convinzione dalla segreteria della Cgil una data che segni la vita sociale e politica Paese. Con la consapevolezza che oggi più che mai è necessaria la critica a quei gruppi dirigenti che non vogliono cogliere la dimensione dura e drammatica del conflitto in atto. La trasformazione dello sciopero del 6 maggio in uno sciopero generale vero, è la strada sulla quale dobbiamo muoverci”. Ma bisogna fare un passo in più per contrastare efficacemente i piani di Marchionne, Berlusconi, Confindustria, CISL e UIL.
Come tu stesso dici nell’articolo il mondo sta cambiando velocemente. Le cose sono in rapido sviluppo. La situazione internazionale e nazionale va acuendosi, la posta in gioco è enorme, si sta combattendo una battaglia politica il cui esito determinerà il futuro del nostro paese, le nostre condizioni di vita, i nostri diritti, la democrazia. La situazione è straordinaria e richiede decisioni risolute. Per vincere questa battaglia bisogna portarla avanti fino in fondo, senza mezze misure. E nella lotta sindacale e nella lotta politica i tempi e le modalità contano, hanno un peso specifico molto importante, spesso determinante, decisivo. Oggi è sentimento comune tra i lavoratori e le masse popolari che non possiamo permetterci di attendere due mesi, per quanto articolato possa essere il lavoro che andiamo a svolgere nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nella società civile in preparazione dello sciopero generale. L’attendismo, il dilatare i tempi significa perdere terreno, lasciare margini di manovra alla controffensiva di Marchionne, Berlusconi, CISL, UIL e della direzione della CGIL che mira a riprendere il controllo sulla FIOM o comunque isolarla.
La sinistra è tale se fa effettivamente la sinistra in ogni campo (politico, sindacale, culturale). Quando la sinistra non fa la sinistra è la destra a prendere il sopravvento come si è visto bene in questi ultimi 20 anni. Quindi occorre incalzare, essere d’attacco, non dare spazio alla destra, avere in mano l’iniziativa, dettare noi i ritmi della battaglia.
Bisogna osare, Giorgio: sono la FIOM e l’Area Programmatica che devono fissare, assieme ai sindacati di base, la data per lo sciopero generale, una data veramente utile per incidere sullo scontro politico in atto nel nostro paese! Una data possibile potrebbe essere proprio quella del 15 aprile, giornata dello sciopero generale indetto dai Cobas. Questo sarebbe un segnale forte di coordinamento e di fronte comune in continuità con il 28 gennaio! Sono la FIOM, l’Area Programmatica e i sindacati di base che possono costruire quell’ “ampio fronte sociale che, da subito, definisca obbiettivi e conseguenti forme di lotta” e quella “piattaforma di unità sociale per una mobilitazione prolungata” come scrive Sergio Bellavita (della segreteria nazionale della FIOM) sul sito della Rete 28 Aprile.
Le condizioni per fare uno sciopero generale prima del 6 maggio , per fare uno “sciopero generale forte e chiaro, contro governo e Confindustria, in grado di proporre un blocco sociale e civile alternativo al blocco politico ed economico che governa il disastro attuale dell’Italia” ci sono già tutte, sono state costruite dalla lotta in corso nel nostro paese da Pomigliano in poi. Lo sciopero generale è chiesto a gran voce dalla maggior parte delle organizzazioni operaie e popolari, dagli studenti, dal movimento ambientalista, dagli intellettuali. Il consenso di cui gode è vasto. E altrettanto vasto è il malcontento rispetto alle decisioni prese dalla Camusso e dalla destra della CGIL. Gran parte degli iscritti della CGIL (ma anche nella CISL e nella UIL ce ne sono parecchi!) non ne può più della politica del governo Berlusconi, di Sacconi, di Brunetta, di Tremonti, di Marchionne, della Confindustria e di Confcommercio. Dall’Aquila a Terzigno alla manifestazione del 14 dicembre, la ribellione si è estesa e assedia i palazzi del potere. La mobilitazione delle donne del 13 febbraio ha confermato quanto sia cresciuta la volontà di mandare via il governo Berlusconi.
Non bisogna sottostare ai ricatti della destra CGIL per la paura di rompere con essa: se la FIOM e l’Area Programmatica saranno d’attacco, sarà la destra a trovarsi isolata e a dover ballare alla musica dettata dalla sinistra! Sono la Camusso & Co. ad aver tradito la CGIL, gli operai, come giustamente hanno detto molti delegati a Cervia a febbraio e all’assemblea dei delegati autoconvocati che si è tenuta a Roma il 26 febbraio, e ora cercano di mettere la FIOM nell’angolo. Accettare questa situazione non è più possibile. Tutti i lavoratori, gli studenti, la società civile lo chiedono. E saranno con la FIOM in strada per lo sciopero generale, come il 16 ottobre, il 28 gennaio e davanti ai cancelli di Pomigliano e Mirafiori.
Bisogna osare, Giorgio: se non ora, quando? L’attendismo e la subordinazione alla destra sono forieri di gravi conseguenze non solo per la FIOM ma per tutta la società!
La situazione è favorevole, sta a noi usarla al meglio!
Possiamo vincere, dobbiamo vincere, dipende da noi!
Un saluto a pugno chiuso!
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