Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 3 gennaio 2012

Finalmente si vota

Lucia Fabi,  Angelino Loffredi

Il 9 agosto del 1961 fu il giorno designato per la votazione della fabbrica. Rappresentava una data fatidica che a sedici anni dalla fine della guerra poteva segnare, nel saponificio Annunziata di Ceccano, lo spartiacque fra abuso e legalità, fra repressione padronale e democrazia sindacale.
Le elezioni per la Commissione Interna, pur in un clima teso, si tennero con regolarità, senza litigi o contese fra le parti in campo. Vi fu una particolarità che merita di essere ricordata: prima di arrivare al seggio elettorale gli operai in servizio erano stati sollecitati a passare nell’ufficio del personale per ricevere delucidazioni e consigli che lasciamo immaginare di che natura fossero.
Prima vennero scrutinate le schede riguardanti gli impiegati. Furono 19 e tutte riportarono voti a favore del candidato della lista padronale. Fu un esito scontato poiché fra gli stessi era l’unica ad essere stata presentata. Successivamente iniziò lo scrutinio del voto operaio. I votanti furono 517. I primi voti furono per la lista padronale e tale vantaggio si mantenne fino alla sessantesima scheda. Subito dopo la lista della Cgil superò tutte le altre per terminare con un crescendo di voti che arrivò a toccare i 275. La lista Annunziata ne ottenne 161, quella della Cisl 71, quella Uil 24. Per i sindacati c’era veramente da festeggiare. Per essere ancora più precisi riportiamo che la Cgil ottenne il 54% dei voti, la Csil il 14%. Visti i precedenti si potrebbe scrivere, senza esagerare, che si poteva ipotizzare l’alba di un nuovo giorno, un momento tanto ardentemente ricercato sia dai lavoratori che dalla città di Ceccano.

Il giorno dopo le elezioni la Cisl provinciale redige un comunicato dai toni veramente discutibili. Il filo conduttore dello stesso si sviluppa attorno a questo ragionamento: gli anni degli abusi padronali, dei licenziamenti e delle discriminazioni hanno fatto si che gli operai “ hanno condensato il loro profondo malcontento in un preciso orientamento politico a favore del partito comunista “. Fatta questa pretestuosa premessa, il pensiero diventa più chiaro ma non convincente “la pentola compressa del dispositivo aziendale prepara la cottura di successi elettorali politici e amministrativi” per raggiungere tali fini, inoltre, viene scritto che “ induceva la Cgil a non turbare i sistemi arbitrari della Società Annunziata “
Il comunicato preparato a Frosinone da persone distanti anni luce dalla realtà cittadina e di fabbrica, arriva  ad accusare la Cgil  di aver fatto in tutti gli anni precedenti il gioco delle parti: licenziamenti,  selezioni degli assunti sulla base delle idee politiche poiché tale repressione portava automaticamente più voti al Pci. Non sappiamo a quali riferimenti elettorali si appoggiasse tale teorema, noi ci vogliamo limitare a mettere in evidenza dati che a riflettere bene si commentano da soli. Alle elezioni comunali del novembre 1960, la Dc, seppur divisa in due liste, ottiene 14 consiglieri comunali, il Pci 9, il Psi 6, il Msi 1. Nel giorno del voto per eleggere la Commissione Interna, l’amministrazione comunale, sindaco Vincenzo Bovieri, era diretta da una precaria coalizione di sinistra che godeva solo di 15 consiglieri su trenta.
Forse è più rilevante ricordare che nella lista democristiana erano stati eletti, così come nel 1956, due autorevoli ed influenti dirigenti del saponificio Annunziata: Forte e Basile. Ovviamente con i voti operai.
 Solo per un attimo, ma velocemente, il comunicato coglie il momento, il significato nuovo e dirompente del voto, quando afferma “ questa consultazione rappresenta l’inizio della vita sindacale nell’Azienda Annunziata “ E’ una osservazione veramente  necessaria per partire e progettare il futuro, ma essa viene immediatamente mutilata da altre considerazioni quali “ la Cisl esce con la consapevolezza di aver ottenuto 71 voti qualitativamente sindacali “ mentre i 275 ottenuti dalla Cgil esprimono “ una volontà pretestuosa sorretta unicamente da pregiudiziali politiche “ Questa riflessione è un capolavoro di disorientamento e di una logica di divisione. E’ sconcertante che voti veramente coraggiosi, potremmo dire eroici, vengano contrapposti con una logica ipocrita ed ideologica: i voti ricevuti dalla Cisl sono espressione del sindacato mentre quelli dati alla Cgil esprimono una pregiudiziale politica.
In quel comunicato, purtroppo non si tiene conto che la lista padronale, pur sconfitta ha ottenuto 161 voti. Tanti. Si tratta di persone che pur disorientate, condizionate o ricattate bisogna raggiungere, per condurle alla democrazia sindacale, far avanzare in un clima unitario necessario e idoneo a conquistare le tante richieste disattese per anni dall’azienda.
Si, a esaminare attentamente questo comunicato, vista l’incapacità di avviare una necessaria  ricognizione dei ritardi accumulati e delle questioni drammaticamente aperte, c‘è veramente da temere per l’antagonismo che emerge verso l’altro sindacato. Il documento va letto con timore ed angoscia perché le gravi responsabilità della direzione aziendale non vengono focalizzate, non viene individuato il commendatore come controparte bensì la Cgil. L’insieme di tutte queste considerazioni risulta essere un pericoloso freno a mano tirato proprio nel momento in cui l’unità sindacale dovrebbe fare affermare e vincere diritti e migliori condizioni economiche per tutti i lavoratori.


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2 commenti:

  1. e poi la cigil col passare degli anni si adeguò al clientelismo lecchino
    firmayo
    pier luigi fanfera

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