Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 17 gennaio 2012

Ora si prova a discutere

Lucia Fabi   Angelino Loffredi

Nel saponificio Annunziata di Ceccano, al clamoroso e inaspettato successo della lista della Cgil all’elezione della Commissione Interna del 9 agosto 1961, la Cisl aveva reagito con un rabbioso comunicato mettendo in discussione un rapido processo di unità sindacale.
Nei giorni d’ agosto e settembre, fra gli operai si affermò, fortunatamente, una forte consapevolezza sul significato da attribuire al voto: occasione irrepetibile  da non sciupare con polemiche fra sindacati, ma utile per far affermare diritti ed eliminare paure, prevaricazioni e uno stato permanente di soggezione sia dentro che fuori la fabbrica, e avviare, finalmente, un confronto paritario con Antonio Annunziata.
I contatti fra gli operai e i membri eletti nella Commissione Interna e le relative organizzazioni sindacali divennero frequenti e condotti alla luce del sole. Con il trascorrere dei giorni, la protesta e la rabbia si trasformavano in proposta, in una piattaforma rivendicativa comprendente otto punti che a metà del mese di settembre venne definita in tutti i particolari.
Gli otto punti ben identificati chiedevano: rimuovere le qualifiche non rispondenti alle mansioni concretamente esercitate;ripristino delle qualifiche superiori a chi precedentemente  erano state riconosciute; parificazione della paga alle donne addette alle “ macchinette “; revisione qualifiche del personale a suo tempo assunto come apprendista; indennità “ una tantum “ di 110 ore di paga a titolo compensativo per tutte le inadeguatezze e le inadempienze subite; ripristino delle attribuzioni di una certa quantità mensile di sapone; due ore di libertà giornaliere, a turno per ogni membro della Commissione Interna; premio di produzione di 5.000 mila lire per tutti più uno mobile da definire sulla base dell’aumento della produzione.
Attorno a tale piattaforma rivendicativa si era creato consenso perché la discussione era stata profonda ed estesa ed i tentativi di divisione della direzione aziendale erano stati ininfluenti, gli stessi rappresentanti della lista padronale erano inoffensivi e neutralizzati. In questo clima si evidenziavano chiari e forti segnali di unità fra Cgil e Cisl.

Il 22 di settembre le parti si incontrarono presso l’Ufficio provinciale del Lavoro di Frosinone, diretto dal Ragioniere Sechi. Era la prima volta che avveniva una trattativa, veramente un fatto eccezionale, ma il commendatore non vi partecipava, si tratterebbe di una palese resa, pertanto preferisce farsi rappresentare da   Francesco Galella, segretario dell’Unione industriali di Frosinone, convinto (forse ) che gli operai erano interlocutori deboli e  incapaci di  fronteggiare un confronto tecnico-giuridico. Alla trattativa, inoltre, non partecipano i tre membri della Commissione Interna eletti nella lista padronale.
A fronteggiare Galella ci sono: Osvaldo Rocca, Benedetto De Santis, Giuseppe Di Piazza, Luigi Roma, indubbiamente persone modeste che presentano qualche difficoltà a parlare in perfetta lingua italiana, ma capaci di esprimersi con chiarezza e senza divagare ogni volta che la discussione verte sulla organizzazione della fabbrica aiutando in questo modo Giuseppe Malandrucco rappresentante della Cgil e Nicola Sferrazza, rappresentante della Cisl.
Nel constatare che la rappresentanza sindacale conosce minuziosamente il funzionamento dei reparti, la dislocazione delle maestranze e le ingiuste paghe, l’avvocato Galella sarà molto spesso impegnato a telefonare in azienda per chiedere istruzioni. La discussione iniziata sin dal primo mattino, a causa delle incertezze del rappresentante dell’azienda, si aggiorna al primo pomeriggio, e in seguito anche al dopo cena.
Dopo 18 ore di discussioni l’incontro termina con un nulla di fatto: l’azienda non raccoglie alcun punto, risponde solamente con netti dinieghi.

Non esiste altra strada che lo sciopero, Annunziata lo sa e forse c’è da pensare che è quello che va cercando. Uomo di grandi sfide, sempre vinte, ricerca una prova generale, una resa dei conti.  D’altra parte gli operai possono fronteggiare uno sciopero ? Una cosa è votare per la Cgil  mentre altra cosa completamente diversa è rinunciare a quel misero sottosalario che comunque l’azienda assicura.
Il commendatore evidenzia anche qualche incertezza ( forse mal consigliato ) perché vuol anticipare la proclamazione dello sciopero con una serrata, motivata dalla necessità di  fare una revisione alle caldaie. A tanti anni di distanza non avendo a disposizione un qualsivoglia di verbale o documento si può pensare a un pasticcio, ma non è da escludere che Annunziata coltivi  l’idea di ritenere che una  certa parte di operai potesse andare a ricercarlo per chiedergli di aprire i cancelli per farli lavorare. Certo è un’ipotesi tutta da dimostrare, ma è questa la strada che il commendatore preferisce percorrere. Incerta, spocchiosa, per lui rischiosa, ma è quella che di fronte ad una prova inedita costringerà la Cgil e la Cisl a  mostrare la vera forza e il grado di  consenso. 

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