Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 25 maggio 2012

Operai Ferrari in sciopero contro il nuovo contratto Fiat

Fabiana Stefanoni


Da gennaio, cioè da quando il nuovo contratto Fiat (il cosiddetto “modello Pomigliano”) è stato applicato a tutte le fabbriche del gruppo, gli operai della Ferrari di Maranello – che fa parte del gruppo - stanno rispondendo con lo sciopero prolungato dello straordinario comandato. Il nuovo contratto Fiat prevede, infatti, 120 ore di straordinario che l’azienda sta imponendo senza sconti ai dipendenti, obbligandoli a lavorare di sabato (o alla mattina presto, con un’ora di anticipo rispetto all’inizio del turno), in cambio di pochi euro di aumento in busta paga.
 
Il fallimento di Fabbrica Italia
Il fallimento di Fabbrica Italia – il piano industriale del Lingotto - è un dato di fatto. Quando è stato lanciato nel 2010 il presidente del gruppo, John Elkann, e l’amministratore delegato Sergio Marchionne lo hanno definito nientemeno che “il più straordinario piano industriale che il Paese abbia mai avuto” e “una grande opportunità per posti di lavoro in Italia”. Queste le parole. I fatti sono diversi: chiusura di Termini Imerese, della Fiat Cnh di Imola, della Irisbus di Avellino, dell’Alfa di Arese, di Chivasso e di altri stabilimenti del gruppo Fiat o dell’indotto.
Non solo. Più del 50% degli operai del gruppo Fiat è stabilmente in cassa integrazione. Da ultimo, il Lingotto ha annunciato che anche i 5400 dipendenti di Mirafiori tra giugno e luglio andranno per la prima volta in cassa. Tutto questo mentre le assunzioni nella “nuova” Fiat di Pomigliano procedono col contagocce (con una selezione del personale, concordata tra azienda e sindacati filopadronali, che esclude gli attivisti sindacali ritenuti scomodi). E’ evidente che la strada intrapresa dal Lingotto è quella della definitiva chiusura in Italia per trasferire la produzione all’estero (Serbia, Polonia, Brasile, Usa): questo dopo aver ricevuto enormi finanziamenti dallo Stato!
 
M&M (Monti e Marchionne)
Con la “riforma” del lavoro di Monti e Fornero e lo smantellamento dell’articolo 18 gli operai in cassa integrazione si trasformeranno molto presto in licenziati “per motivi economici”. Mentre scriviamo, ci arriva la notizia che proprio in Ferrari un operaio licenziato, Fausto Buttitta, è stato reintegrato dal giudice: è uno scenario che, se la “riforma” passerà, potrebbe non ripetersi mai più. Ciò che è scandaloso è che, di fronte alla prospettiva dello smantellamento di un diritto elementare, la Camusso e la burocrazia del più grande sindacato italiano, la Cgil, abbiano rinunciato allo sciopero generale sostituendolo con una ridicola e innocua passeggiata il 2 giugno.
Si sta per aprire una stagione di licenziamenti di massa (come se non bastassero quelli già in corso) e Camusso, Bonanni e Angeletti propongono una parata... in occasione della festa della Repubblica! Gli scioperi territoriali di Fiom e Cgil dimostrano che i lavoratori sono disposti a scioperare e a scendere in piazza: ma la burocrazia, esattamente come Monti, teme lo sciopero generale perché ha paura che gli sfugga di mano. Le immagini delle masse oceaniche dello sciopero generale in Spagna del 29 marzo hanno fatto il giro del mondo. Bonanni, Angeletti e Camusso sanno che una forza d’urto di tal fatta non sarebbe funzionale al loro progetto: restare seduti al tavolo della concertazione per cercare di strappare qualche briciola al governo al fine di conservare i privilegi delle loro burocrazie. Quella degli scioperi territoriali separati per categoria e delle innocue parate è una strada fallimentare, che trascina verso la sconfitta tutta la classe lavoratrice: oggi i capitalisti si tengono strette persino le briciole e l’unica cosa che sono disposti a concedere sono tagli dei salari, licenziamenti, peggioramento delle condizioni di lavoro.
 
Il nuovo contratto Fiat anche in Ferrari
L’unico obiettivo raggiunto da Fabbrica Italia è stato quello di peggiorare le regole contrattuali, aumentare lo sfruttamento e diminuire i diritti individuali e sindacali. Il nuovo contratto Fiat, che è in vigore da gennaio in tutti gli stabilimenti del gruppo, prevede una riduzione dei diritti e un aumento del carico di lavoro: dall’aumento delle ore di straordinario obbligatorio e dalla mancata retribuzione della malattia fino all’esclusione dalla rappresentanza in fabbrica di tutti i sindacati non firmatari. Il contratto è stato applicato in Ferrari (che fa parte del gruppo Fiat), nonostante qui sia stato bocciato persino nel referendum-farsa promosso dai sindacati complici dalle stesse rsu di Fim e Uilm. Cioè è avvenuto perché la Ferrari è stata, tra le fabbriche del gruppo, quella che ha dato vita, lo scorso autunno, all’opposizione più dura al nuovo contratto. Sono state decise in assemblea e proclamate dalla rsu interna 40 ore di sciopero, che hanno messo in grossa difficoltà l’azienda e i sindacati complici.
Oggi, mentre negli altri stabilimenti Fiat dilaga la cassa integrazione, l’azienda sta obbligando gli operai a svolgere, quasi tutte le settimane, ore di straordinario comandato: un lavoro straordinario pesante per questi operai che svolgono un lavoro massacrante su turni (il primo turno inizia alle 5 del mattino) ma allo stesso tempo leggero nelle buste paga. Gli operai Ferrari, infatti, producono auto di lusso costosissime ma percepiscono poco più di mille euro al mese.
E’ per non arrendersi al nuovo contratto Fiat che gli operai, dall’entrata in vigore dello stesso, hanno dato vita ad un’azione di sciopero ad oltranza dello straordinario comandato: per rispondere all’azienda che spreme le vite degli operai (mentre mette in cassa integrazione migliaia di lavoratori in altre fabbriche) la Confenderazione Unitaria di Base (Cub) sta proclamando a Maranello lo sciopero di tutte le ore di straordinario. E’ uno sciopero dall’importante valore simbolico, che rimanda alla necessità dell’unità di lotta tra gli operai di tutti gli stabilimenti Fiat e che speriamo possa estendersi a tutti gli stabilimenti del gruppo dove viene applicato lo straordinario obbligatorio.
Solo la lotta paga!
 

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