Intervista a Luis Seclen
a cura di Matteo
Frigerio
Incontriamo Luis
Seclen, tra le figure più conosciute dell'importante lotta dei lavoratori
dell'Esselunga, recentemente diventato militante del Pdac.
Luis, abbiamo saputo che tu e altri due lavoratori licenziati dall'Esselunga avete vinto la causa. Cosa ha deciso il giudice?
Il giudice ha disposto in primo luogo la ricostituzione del rapporto associativo e di lavoro e ha conseguentemente condannato la cooperativa al pagamento delle retribuzioni maturate e non corrisposte dalla cessazione del rapporto di lavoro fino alla riammissione e l’iscrizione al libro dei soci a titolo di risarcimento.
Luis, abbiamo saputo che tu e altri due lavoratori licenziati dall'Esselunga avete vinto la causa. Cosa ha deciso il giudice?
Il giudice ha disposto in primo luogo la ricostituzione del rapporto associativo e di lavoro e ha conseguentemente condannato la cooperativa al pagamento delle retribuzioni maturate e non corrisposte dalla cessazione del rapporto di lavoro fino alla riammissione e l’iscrizione al libro dei soci a titolo di risarcimento.
Una vittoria
chiarissima quindi. Che significato ha questa sentenza per la lotta
all'Esselunga e per le lotte dei lavoratori delle varie
cooperative?
Il consorzio Safra (coop. S.G.I., Apollo e
Asso) considerava la S.G.I. come lo zoccolo duro della lotta, e i tre delegati
di questa cooperativa come promotori della mobilitazione all’interno dei
magazzini drogheria: infatti, il numero maggiore dei lavoratori in lotta sono
usciti da qui. In tutte le tre riunioni che abbiamo avuto con l’amministrazione
del consorzio, sostenute prima dagli scioperi, circolavano nell’aria delle voci
su noi tre come "elementi da eliminare subito", eravamo, cioè, le teste del
movimento. Il tempo gli ha dato ragione (solo a metà visto che ci sono altri
compagni con grandi capacità, Ilir , Miah , Bamba, Lingad ed altri), e questa
opinione su di noi ha fatto sì che questa causa diventasse più politica
che legale, e quindi la vittoria o la sconfitta potevano dare dei risultati
importanti per il futuro della lotta, che non è ancora finita; in questo caso la
sentenza, nel senso della legislazione borghese, ci apre una superstrada
politica da percorrere. I nostri licenziamenti sono frutto di una concezione
reazionaria e fascista da parte di Caprotti, padrone di Esselunga, per esserci
organizzati in un sindacato, per avere scelto un sindacato che cammina in piedi
e a testa alta come noi, che non si vende ai padroni, e soprattutto perché
abbiamo protestato con scioperi che hanno fatto fare una brutta figura sia alla
sua immagine personale che a quella dell’azienda Esselunga nelle sue operazioni
di marketing.
Caprotti ha usato la cooperativa come suo braccio risolutivo e ci ha cacciati via, come se fossimo degli esseri indesiderati nel loro mondo "perfetto e imparagonabile" . Ed era vero: noi siamo brutti, bestiali, tosti, duri, trascurati, rivoltosi, violenti, immigrati di merda, extracomunitari del cazzo, sporchi; ma siamo operai, siamo proletari e abbiamo tanta dignità e tanta voce per urlare ai quattro venti con tutte le nostre forze: "libertà!", perché vogliamo scegliere liberamente un nostro sindacato e non un tuo porcellino (Cgil, Cisl, Uil). Vogliamo protestare e fare scioperi perché tu padrone non ci rispetti, perché rubi nelle nostre buste paga e perché la Costituzione che la tua classe (dominante) ha partorito ci dà il diritto di farlo e tu, Caprotti, non sei il padrone della nazione per fare capricciosamente quello che vuoi! Caprotti la pensa così: "Questa è casa mia e faccio quello che voglio!". Ma non esiste proprio! Rispetta le leggi della tua classe!
Caprotti ha usato la cooperativa come suo braccio risolutivo e ci ha cacciati via, come se fossimo degli esseri indesiderati nel loro mondo "perfetto e imparagonabile" . Ed era vero: noi siamo brutti, bestiali, tosti, duri, trascurati, rivoltosi, violenti, immigrati di merda, extracomunitari del cazzo, sporchi; ma siamo operai, siamo proletari e abbiamo tanta dignità e tanta voce per urlare ai quattro venti con tutte le nostre forze: "libertà!", perché vogliamo scegliere liberamente un nostro sindacato e non un tuo porcellino (Cgil, Cisl, Uil). Vogliamo protestare e fare scioperi perché tu padrone non ci rispetti, perché rubi nelle nostre buste paga e perché la Costituzione che la tua classe (dominante) ha partorito ci dà il diritto di farlo e tu, Caprotti, non sei il padrone della nazione per fare capricciosamente quello che vuoi! Caprotti la pensa così: "Questa è casa mia e faccio quello che voglio!". Ma non esiste proprio! Rispetta le leggi della tua classe!
Siccome noi sosteniamo che siamo stati
licenziati per aver fatto sciopero e per avere scelto un nostro sindacato
liberamente, mentre la cooperativa sostiene di averci licenziati per bassa
produzione (o per aver fatto sciopero quando ero in malattia nel mio
caso!), allora la giustizia borghese stessa ci dà ragione e ritiene illegittimi
i licenziamenti.
Ma se il giudice ci dà ragionem secondo la loro Costituzione e le loro leggi borghesi, e quindi sancisce che siamo stati licenziati per avere fatto sciopero e per avere scelto un sindacato non gradito al padrone, allora il colpevole è il padrone che ha ordinato il nostro licenziamento: Caprotti! La lotta ricomincia e faremo vedere a Caprotti come morde un animale operaio! Gli faremo vedere come attacca un proletario ferito nella propria dignità!
Anche se ci manda contro i suoi cani militari, come ha fatto nel giorno dello sgombero del presidio! Adesso la lotta è politica, adesso noi operai faremo rispettare la sua Costituzione e le sue leggi borghesi. Noi rivogliamo il nostro posto di lavoro dentro casa sua con il nostro sindacato, il SI Cobas, non con i suoi servi (Cgil, Cisl, Uil).
Ma se il giudice ci dà ragionem secondo la loro Costituzione e le loro leggi borghesi, e quindi sancisce che siamo stati licenziati per avere fatto sciopero e per avere scelto un sindacato non gradito al padrone, allora il colpevole è il padrone che ha ordinato il nostro licenziamento: Caprotti! La lotta ricomincia e faremo vedere a Caprotti come morde un animale operaio! Gli faremo vedere come attacca un proletario ferito nella propria dignità!
Anche se ci manda contro i suoi cani militari, come ha fatto nel giorno dello sgombero del presidio! Adesso la lotta è politica, adesso noi operai faremo rispettare la sua Costituzione e le sue leggi borghesi. Noi rivogliamo il nostro posto di lavoro dentro casa sua con il nostro sindacato, il SI Cobas, non con i suoi servi (Cgil, Cisl, Uil).
Luis,
parteciperai, come oratore, ad una assemblea operaia autoconvocata da lavoratori
e attivisti di lotte importanti (compagni della Fiat Ferrari di Maranello, della
Jabil occupata, delle lotte degli immigrati, dei precari, della Marcegaglia,
della Same, della Irisbus, ecc.) che si terrà il 15 dicembre a Cassina de’
Pecchi (in via Roma, 81, per chi fosse interessato: a 400 mt dalla fermata della
M2), un'assemblea lanciata dai lavoratori e che sta crescendo in questi giorni.
Pensi che possa essere importante per rilanciare le lotte?Di
sicuro! Durante tutto quest'anno di lotta ho girato tanti bellissimi posti
portando la parola d’ordine dell’unità della classe operaia! Ci devo
essere per forza, e ci devono essere tutti i nostri compagni, i nostri fratelli
della classe sfruttata. Questo è il momento per costruire l'unità, non solo per
rilanciare le lotte, ma per collegarle e farle diventare una sola, cioè, non la
lotta contro un borghese padrone della fabbrica in cui lavoro. No, la crisi è in
tutta Europa, per cui la lotta è contro un sistema capitalistico internazionale
che ci sta ammazzando, che ci sta negando il nostro futuro, il destino delle
nostre famiglie e dei nostri figli. Ci sarò eccome, sono già lì insieme a tutte
le speranze di vittoria dei miei compagni, dei miei fratelli proletari di lotta.
El pueblo unido jamas serà vencido!
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