Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 8 marzo 2013

Combattiamo i sintomi per debellare la malattia

Luciano Granieri


   Mercoledì mattina altri tre lavoratori sono stati trucidati a Perugia  dal capitalismo finanziario. A morire, vittima di un’arma da fuoco innescata dalla disperazione,  è stato  Andrea Zampi piccolo imprenditore umbro, il quale, sconvolto  per non aver ricevuto un finanziamento dalla Regione necessario al prosieguo della sua attività, prima di uccidersi ha rivolto la sua rabbia verso due impiegate della Regione Umbria  uccidendole. Così sotto i colpi di quella pistola innescata dalla disperazione sono cadute altre due vittime. Daniela Crispolti, 46 anni lavoratrice precaria e Margherita Peccati 61 anni, in attesa di raggiungere la sospirata pensione dopo decenni passati  a lavorare sodo e rendersi utile alla comunità. Le due dipendenti regionali, fra l’altro, non avevano nulla a che fare con la richiesta degli aiuti avanzata  da Andrea Zampi. Questo ennesimo esito drammatico e luttuoso è la conseguenza della strategia della frantumazione classista, principale e più atroce arma  a disposizione del capitalismo finanziario. Dividere e porre l’uno contro l’altro, i dipendenti privati e i dipendenti pubblici, il lavoro dipendente dalla piccola imprenditoria, è un sistema che consente al capitale finanziario di disgregare, o ancora meglio,  di impedire la coesione del mondo del lavoro. La violenta reazione disperata di un lavoratore piccolo imprenditore  si è rivolta verso altre lavoratrici, quando   colpevole della precarietà sociale è l’attuale sistema capitalistico ultra liberista. Né è sufficiente prendersela con la burocrazia e l’indifferenza della politica tesa ad assicurarsi privilegi e prebende a scapito dei cittadini lavoratori attraverso un perfetto sistema di illegalità diffusa radicata fin nei gangli amministrativi più periferici. I comitati elettorali con la loro rete di corruttele e la loro vorace e famelica avidità di denaro pubblico, sono solo una parte dell’apparato, infatti  la complessa ed efficiente macchina da guerra capitalista è ben strutturata . Oltre   ai partiti politici -sostanziosamente foraggiati sia per legiferare nell’interesse del capitale, sia per addormentare la rivolta sociale - figurano le più importanti organizzazioni sindacali  -  necessarie  a disperdere e neutralizzare i conflitti -   e particolari movimenti di protesta che hanno il compito di indirizzare  la rabbia   di una collettività  sempre più depredata della ricchezza che produce con il proprio lavoro, verso altri obbiettivi lontani dall’insidiare il sistema ultra liberista. E’ il caso del Movimento 5 Selle in Italia, e di  formazioni neo naziste e fasciste in Europa. Dunque, come già più volte espresso in altri post,  una soluzione efficace passa attraverso la lotta al sistema capitalista ultraliberista  messa in atto da una rinnovata classe lavoratrice che comprenda al suo interno lavoratori dipendenti, privati e pubblici, nonché artigiani e piccoli imprenditori. Purtroppo l’esito delle ultime elezioni politiche ha determinato l’ulteriore marginalizzazione, fino quasi alla scomparsa,  di quelle forze   che si erano proposte agli elettori proprio presentando queste argomentazioni all’interno del proprio programma. Mi riferisco al Pcl e al Pdac. Oserei dire anzi che la scelta di partecipare alle elezioni ha prodotto il dissolvimento   dalle ragioni della lotta al capitalismo nel  melmoso acquitrino alimentato dalle forze del capitale  composto  dai  soliti falsi luoghi comuni dell’anacronistico e desueto  vetero -comunismo,     provocando invero  la totale destrutturazione e delegittimazione della lotta al capitalismo stesso.  Dopo anni passati a promuovere la lotta anticapitalista con manifestazioni, convegni e partecipazioni elettorali  ci si rende conto che il messaggio non è compreso da una collettività che la crisi ha reso meno coesa e molto più propensa ad accettare l’uovo, anzi il guscio d’uovo, oggi - rappresentato da un piccolo lavoro precario magari ottenuto con comportamenti poco ortodossi, o da una bolletta pagata - piuttosto della gallina domani, incarnata nella costituzione di una  società più giusta liberata dal giogo del capitalismo finanziario.  E’ dunque necessario cambiare strategia e concentrarsi prima sui sintomi della malattia per poi un giorno attaccare i veri agenti patogeni del morbo.  Su queste basi Aut ha deciso di riprendere il discorso sulla promozione della legalità, della rivalutazione dei valori costituzionali. Stiamo mettendo a punto un programma che prevede il coinvolgimento dei giovani nelle scuole, e di tutta la società civile in un percorso di formazione e di educazione alla legalità che comincia dai singoli comportamenti personali, proseguendo con l’analisi di atti amministrativi della nostra città in cui è palese  il processo illegale e clientelare. Insieme ad  altri compagni stiamo prendendo contatto con  esperti nel settore che potranno darci una mano nel perfezionare e rendere esecutivo questo progetto. Se la l’assuefazione culturale all’illegalità, la trasformazione del diritto in privilegio, la corruzione,  sono alcuni dei sintomi del sistema capitalistico, cominciamo ad attrezzarci per debellarli.  Combattendo sintomo per sintomo,  un giorno si arriverà a sconfiggere  la malattia nella sua totalità e riusciremo finalmente a liberarci della dittatura del capitalismo finanziario. 

Nessun commento:

Posta un commento