Mercoledì mattina altri tre lavoratori sono
stati trucidati a Perugia dal
capitalismo finanziario. A morire, vittima di un’arma da fuoco innescata dalla
disperazione, è stato Andrea Zampi piccolo imprenditore umbro, il
quale, sconvolto per non aver ricevuto
un finanziamento dalla Regione necessario al prosieguo della sua attività,
prima di uccidersi ha rivolto la sua rabbia verso due impiegate della Regione Umbria
uccidendole. Così sotto i colpi di
quella pistola innescata dalla disperazione sono cadute altre due vittime.
Daniela Crispolti, 46 anni lavoratrice precaria e Margherita Peccati 61 anni,
in attesa di raggiungere la sospirata pensione dopo decenni passati a lavorare sodo e rendersi utile alla comunità.
Le due dipendenti regionali, fra l’altro, non avevano nulla a che fare con la
richiesta degli aiuti avanzata da Andrea
Zampi. Questo ennesimo esito drammatico e luttuoso è la conseguenza della strategia
della frantumazione classista, principale e più atroce arma a disposizione del capitalismo finanziario.
Dividere e porre l’uno contro l’altro, i dipendenti privati e i dipendenti pubblici,
il lavoro dipendente dalla piccola imprenditoria, è un sistema che consente al
capitale finanziario di disgregare, o ancora meglio, di impedire la coesione del mondo del lavoro.
La violenta reazione disperata di un lavoratore piccolo imprenditore si è rivolta verso altre lavoratrici,
quando colpevole della precarietà sociale è l’attuale
sistema capitalistico ultra liberista. Né è sufficiente prendersela con la
burocrazia e l’indifferenza della politica tesa ad assicurarsi privilegi e
prebende a scapito dei cittadini lavoratori attraverso un perfetto sistema di illegalità
diffusa radicata fin nei gangli amministrativi più periferici. I comitati elettorali
con la loro rete di corruttele e la loro vorace e famelica avidità di denaro
pubblico, sono solo una parte dell’apparato, infatti la complessa ed efficiente macchina da guerra
capitalista è ben strutturata . Oltre ai partiti politici -sostanziosamente
foraggiati sia per legiferare nell’interesse del capitale, sia per addormentare
la rivolta sociale - figurano le più importanti organizzazioni sindacali - necessarie a disperdere e neutralizzare i conflitti - e particolari movimenti di protesta che hanno
il compito di indirizzare la rabbia di una
collettività sempre più depredata della
ricchezza che produce con il proprio lavoro, verso altri obbiettivi lontani
dall’insidiare il sistema ultra liberista. E’ il caso del Movimento 5 Selle in
Italia, e di formazioni neo naziste e
fasciste in Europa. Dunque, come già più volte espresso in altri post, una soluzione efficace passa attraverso la lotta
al sistema capitalista ultraliberista
messa in atto da una rinnovata classe lavoratrice che comprenda al suo
interno lavoratori dipendenti, privati e pubblici, nonché artigiani e piccoli
imprenditori. Purtroppo l’esito delle ultime elezioni politiche ha determinato l’ulteriore
marginalizzazione, fino quasi alla scomparsa, di quelle forze che si
erano proposte agli elettori proprio presentando queste argomentazioni all’interno
del proprio programma. Mi riferisco al Pcl e al Pdac. Oserei dire anzi che la
scelta di partecipare alle elezioni ha prodotto il dissolvimento dalle ragioni
della lotta al capitalismo nel melmoso
acquitrino alimentato dalle forze del capitale composto dai soliti falsi luoghi comuni dell’anacronistico
e desueto vetero -comunismo, provocando invero la totale destrutturazione e delegittimazione della
lotta al capitalismo stesso. Dopo anni
passati a promuovere la lotta anticapitalista con manifestazioni, convegni e
partecipazioni elettorali ci si rende
conto che il messaggio non è compreso da una collettività che la crisi ha reso
meno coesa e molto più propensa ad accettare l’uovo, anzi il guscio d’uovo,
oggi - rappresentato da un piccolo lavoro precario magari ottenuto con
comportamenti poco ortodossi, o da una bolletta pagata - piuttosto della
gallina domani, incarnata nella costituzione di una società più giusta liberata dal giogo del
capitalismo finanziario. E’ dunque
necessario cambiare strategia e concentrarsi prima sui sintomi della malattia
per poi un giorno attaccare i veri agenti patogeni del morbo. Su queste basi Aut ha deciso di riprendere il
discorso sulla promozione della legalità, della rivalutazione dei valori
costituzionali. Stiamo mettendo a punto un programma che prevede il
coinvolgimento dei giovani nelle scuole, e di tutta la società civile in un
percorso di formazione e di educazione alla legalità che comincia dai singoli
comportamenti personali, proseguendo con l’analisi di atti amministrativi della
nostra città in cui è palese il processo
illegale e clientelare. Insieme ad altri compagni stiamo prendendo contatto con esperti nel settore che potranno darci una
mano nel perfezionare e rendere esecutivo questo progetto. Se la l’assuefazione
culturale all’illegalità, la trasformazione del diritto in privilegio, la
corruzione, sono alcuni dei sintomi del
sistema capitalistico, cominciamo ad attrezzarci per debellarli. Combattendo sintomo per sintomo, un giorno si arriverà a sconfiggere la malattia nella sua totalità e riusciremo
finalmente a liberarci della dittatura del capitalismo finanziario.
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