Le
elezioni hanno visto il successo di un vecchio miliardario imbroglione
(Berlusconi) e soprattutto di un comico milionario (Grillo).
Un
“guru” che propone tra le altre cose (in sintonia con il progetto del “guru del
guru”, il padrone milionario Casaleggio) l'abolizione pura e semplice del
sindacato in quanto tale (“roba dell'800”), proprio nel momento della massima
aggressione padronale contro il lavoro e i diritti sindacali. Che a Parma, dove
governa, alza le rette di asili e mense per pagare gli interessi alle banche.
Che rivendica licenziamenti di massa nel pubblico impiego e la riduzione di
tutte le pensioni per ridurre le tasse ai padroni (con l’abolizione dell
‘IRAP).
Perché
tanti giovani, tanti lavoratori, tanti precari, sbagliando clamorosamente,
hanno finito con l'affidarsi a un guru milionario che non ha nulla a che
spartire con i loro interessi? Perché si è sentita priva di riferimenti,
rappresentanza, prospettive, dentro la crisi sociale più drammatica del
dopoguerra.
Per
anni tutti i governi (Prodi, Berlusconi, Monti) hanno colpito i lavoratori per
conto degli industriali e dei banchieri. Tutti i partiti dominanti, di ogni
colore (dal PD al PDL) hanno servito gli interessi dei capitalisti da cui sono
finanziati (basta vedere i loro bilanci) contro i lavoratori, i precari, i
disoccupati.
Ma
soprattutto le sinistre sindacali e politiche che avrebbero dovuto difendere i
lavoratori, li hanno abbandonati a loro stessi. La direzione della
CGIL ha prima concertato coi governi di Centrosinistra le politiche
antioperaie, e poi ha consentito al governo Monti le peggiori misure contro
lavoro e pensioni (pur di coprire il PD di Bersani). Le sinistre cosiddette
“radicali” prima hanno votato (unite) guerre e sacrifici in cambio di ministeri
nei governi di centrosinistra e poi hanno finito col rifugiarsi (divise) sotto
il comando del PD o dei pubblici ministeri (Ingroia), sino a cancellare
l'autonomia delle ragioni del lavoro e la propria stessa riconoscibilità
elettorale.
C'è
da stupirsi se una disperazione sociale, allo sbando, si affida al primo
ciarlatano, magari ottimo comiziante, e pure “simpatico”?
Ricostruire
una rappresentanza indipendente del lavoro, per un'alternativa alla dittatura
degli industriali e delle banche: questa è la vera necessità. Unire lavoratori,
precari, disoccupati in una mobilitazione straordinaria: senza di questo le
condizioni sociali di milioni di lavoratori e di giovani continueranno a
peggiorare. Perché il sistema capitalistico non ha più niente da offrire ma
solo da togliere, chiunque governi (Berlusconi, Monti, Bersani.. o
Grillo-Casaleggio).
Solo
i lavoratori possono costruire, con la propria forza, un'alternativa vera,
imponendo un proprio governo che rovesci il capitale finanziario e riorganizzi
alla radice l'intera società. Senza una lotta per questa prospettiva, i
lavoratori resteranno divisi, senza difese e senza risultati. E nella loro
disperazione inzupperanno il pane, a proprio vantaggio, padroni e truffatori di
ogni specie. Magari comici.
Ricostruire
tra i lavoratori la coscienza dei propri interessi, della propria forza, della
necessità di una soluzione anticapitalista, è la ragione d'essere del Partito
Comunista dei Lavoratori (PCL). E’ solo per questo che ci siamo presentati
alle elezioni, ed è solo per questo che una sia pur modesta avanguardia di
lavoratori e giovani ha sostenuto le nostre liste.
Certo: siamo un piccolo
partito, dentro un maremoto, che nuota contro corrente. Ma siamo l'unico
partito della sinistra che non si è mai compromesso con politiche antioperaie.
L'unico che non si subordina né al PD, né ai magistrati, né ai comici guru. L'unico
che si batte, in ogni lotta, per una prospettiva di governo dei lavoratori e di
rivoluzione sociale: la sola rivoluzione vera per eliminare sfruttamento,
miseria, disoccupazione e corruzione
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