Il segretario Provinciale PdCi Oreste Della Posta
Ormai dovrebbe
essere chiaro a tutti che la situazione tragica dello stabilimento Fiat di
Cassino, dove in questo mese di gennaio si lavorerà solo quattro giorni, è aggravata
dal fatto che non si prevede per il futuro né la produzione di nuovi modelli,
né men che meno la bozza di un piano industriale. Se questa situazione dovesse
permanere, appare chiaro che lo stabilimento ha dinanzi a se un futuro incerto.
In questo quadro è allarmante ciò che emerge dall’esperienza delle varie multinazionali,
le quali ritengono che i siti produttivi si possono salvare solo se utilizzano
gli impianti per oltre il 50% delle potenzialità produttive. Applicando tale
regola alla Fiat di Cassino, è possibile notare che la produzione attuale è
molto al di sotto delle potenzialità dello stabilimento, circa 1800 vetture al
giorno, e oltretutto palesemente al di sotto del 50%. E’ evidente che a questo
ritmo lo stabilimento non può reggere. Nella tragica prospettiva di chiusura
della stabilimento, non si perderebbero solo i 3900 lavoratori, ma si
determinerebbe altresì il crollo economico di un’intera area geografica.
Occorre non perdere altro tempo in discussioni inutili, capziose e fuorvianti,
ma andare al nocciolo della questione. E’ evidente a tutti che per incidere sul
problema Fiat occorre un forte intervento del governo unico in grado di
condizionare le scelte dell’azienda. In questo quadro i Comunisti ritengono che
tutte le forze sindacali e politiche devono chiedere l’intervento del governo
sulla vertenza dello stabilimento Fiat di Cassino. Di tale richiesta deve farsi
carico, in modo ferreo e determinato, la Regione Lazio tramite il suo
governatore Zingaretti. E’ oltremodo necessario un grande movimento di lotta
che lanci l’allarme Fiat e che veda tutti i cittadini partecipi, perché se lo
stabilimento dovesse chiudere, si impoverirebbe il commercio, l’artigianato e
persino la normale convivenza civile e sociale subirebbe un duro colpo. Un
appello pressante per far sì che sisvolga un’azione incisiva sul governo, va
fatto ai nostri senatori e deputati, potrebbe essere anche una buona occasione
per riavvicinare i cittadini, ormai disillusi e facile preda dei populismi,
alle istituzioni.
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