Patrizia Cammarata
L’immagine degli immigrati a Ventimiglia, la loro richiesta di varcare il confine, lo sgombero avvenuto con la forza, ci parla di più questioni: ci parla di un mondo in cui il capitalismo impera, creando disuguaglianze sociali, devastazioni ambientali e guerre, costringendo milioni di persone a lasciare il proprio Paese e la propria casa alla ricerca della sopravvivenza e di un futuro; ci parla di un’Europa dei padroni e delle banche in cui le frontiere, oggi più che mai, rappresentano veri e propri muri con i quali emarginare e dividere i popoli e al contempo difendere i forzieri di pochi capitalisti; ci parla del trucco antico, ma sempre pericoloso per i salariati di tutto il mondo, attraverso il quale il potere e suoi servi cercano di dividere i poveri e i disperati fra loro, i disoccupati nativi contro chi fugge dalla guerra, gli sfrattati delle nostre città dai bombardati di Siria, Irak, Palestina; ci parla della menzogna, una menzogna che con la parola “invasione” tenta di fare leva sulla paura, una paura per l’arrivo di qualche migliaio di persone a fronte di una situazione mondiale che conta milioni di sfollati, di rifugiati, di donne, uomini, bambini costretti alla fuga a cause delle guerre, per la mancanza di cibo e acqua, per l’assenza di una speranza di futuro, come accade agli eritrei, etiopi, somali, fermi sugli scogli di Ventimiglia.
Le leggi dell’Europa dei padroni
Il governo francese respinge i “clandestini” provenienti dall’Italia. Una prassi che avviene in seguito al cosiddetto “Accordo di Chambery“, un trattato bilaterale tra Italia e Francia firmato nel 1997 che permette di respingere reciprocamente gli immigrati irregolari che provengono dal territorio di un altro Paese. Quest’accordo sembra essere in contraddizione con altri accordi, quelli di Schengen, norme vantate come lo strumento per abolire le frontiere interne all’Unione Europea. Riferendosi agli accordi di Schengen diverse voci si sono levate a gridare all’illegalità per quanto riguarda i controlli di frontiera messi in atto dal governo francese 24 ore su 24; un rimbalzo di dichiarazioni e di critiche, come quelle nei confronti del governo italiano, che, secondo il governo francese, non applicherebbe le regole imposte dall’Unione Europea sull’identificazione degli immigrati attraverso il rilevamento delle impronte digitali.
Fiumi d’inchiostro e ore di salotti televisivi si sono consumati su quest’apparente contraddizione in seno al capitalismo europeo.
Fiumi d’inchiostro e ore di salotti televisivi si sono consumati su quest’apparente contraddizione in seno al capitalismo europeo.
L’invasione inventata
Perfino il rappresentante di un’organizzazione interna al sistema, come la Caritas, ha denunciato l’invenzione dell’invasione. Oliviero Forti, responsabile Immigrazione della Caritas, il 16 giugno scorso ha dichiarato: "Quello che sta accadendo oggi a Ventimiglia è lo stesso che abbiamo visto succedere già nel 2011 con le stesse dinamiche. Si sta creando un caso europeo per alcune decine di migranti, ma la vicenda altrove non troverebbe spazio nemmeno tra le notizie di un giornale locale. Ora, invece, queste poche decine di migranti catalizzano l'attenzione di un'Europa ripiegata su stessa che cerca di difendere strenuamente quei confini che pensavamo aver superato con Schengen" (1).
E’ chiaro che le imprese europee vogliono mettere le mani sempre di più sulle risorse naturali dell’Africa e al contempo il capitale avverte la necessità di organizzarsi per la repressione, perché i vari governi locali non sono risultati all’altezza, come hanno dimostrato nel recente passato le rivoluzioni del Nord Africa e del Medio Oriente. E adesso la Tunisia, nuovamente percorsa da continui scioperi, potrebbe rappresentare un segnale inquietante.
La cosiddetta democratica e libera Unione Europea, tanto decantata dai suoi sostenitori, non permette a poche migliaia di persone di varcare un confine, sta costruendo muri e profitti per chi è dentro il business della guerra, il business al quale il capitalismo in crisi storicamente non ha mai potuto rinunciare: navi, aerei da combattimento, mezzi finanziari triplicati per Frontex, Triton e Poseidon, interventi di servizi segreti e compagnie militari private in tutti “i paesi d’origine delle migrazioni”, costruzione dei campi di detenzione.
In Italia, mentre rappresentanti e ministri dei partiti coinvolti in tutte le indagini per corruzione e mafia, blaterano della necessità di “distruggere le organizzazioni criminali”, si lavora al contempo per incrementare gli interessi economici dei padroni dell’Unione Europea che sono più che mai impegnati a continuare la redditizia operazione di rendere sempre più difficile l’ingresso in Europa, ancora più capillari i controlli, con al contempo l’obiettivo di terrorizzare e disciplinare al silenzio e al duro lavoro sfruttato, illegale, l’esercito dei disoccupati formato da chi sopravvive ai respingimenti e alle espulsioni.
Inoltre, quello che sta avvenendo, con i governatori delle regioni del Nord d’Italia che si rifiutano di accogliere i profughi e con il consenso elettorale ottenuto dalla Lega di Salvini, dimostra in modo inconfutabile che i profughi servono. Servono, non solo ad ottenere voti, ma servono soprattutto per indicare ai licenziati e agli sfrattati nativi un facile capo espiatorio, servono a legittimare forze razziste e d’estrema destra che storicamente sono utili ai capitalisti nel momento in cui la classe lavoratrice potrebbe organizzarsi per voler riprendersi quello che le spetta.
Si diffonde la notizia fra la classe lavoratrice europea, alla quale in ogni Paese si sta tagliando il salario, la sanità, lo stato sociale, che, per i Paesi europei, i profughi sono un costo troppo elevato da sopportare, e al contempo si organizzano gli amici per contare i soldi che arriveranno proprio grazie agli immigrati, com’è stato evidente in Italia con lo scandalo di Mafia Capitale: un investimento economico e politico molto vantaggioso non solo per le associazioni illegali ma anche per i circuiti legali (chiese, associazioni, onlus) che su di loro fanno affari, con la gestione dei “centri d’accoglienza”, documentazione legate all’immigrazione, ecc...
E’ chiaro che le imprese europee vogliono mettere le mani sempre di più sulle risorse naturali dell’Africa e al contempo il capitale avverte la necessità di organizzarsi per la repressione, perché i vari governi locali non sono risultati all’altezza, come hanno dimostrato nel recente passato le rivoluzioni del Nord Africa e del Medio Oriente. E adesso la Tunisia, nuovamente percorsa da continui scioperi, potrebbe rappresentare un segnale inquietante.
La cosiddetta democratica e libera Unione Europea, tanto decantata dai suoi sostenitori, non permette a poche migliaia di persone di varcare un confine, sta costruendo muri e profitti per chi è dentro il business della guerra, il business al quale il capitalismo in crisi storicamente non ha mai potuto rinunciare: navi, aerei da combattimento, mezzi finanziari triplicati per Frontex, Triton e Poseidon, interventi di servizi segreti e compagnie militari private in tutti “i paesi d’origine delle migrazioni”, costruzione dei campi di detenzione.
In Italia, mentre rappresentanti e ministri dei partiti coinvolti in tutte le indagini per corruzione e mafia, blaterano della necessità di “distruggere le organizzazioni criminali”, si lavora al contempo per incrementare gli interessi economici dei padroni dell’Unione Europea che sono più che mai impegnati a continuare la redditizia operazione di rendere sempre più difficile l’ingresso in Europa, ancora più capillari i controlli, con al contempo l’obiettivo di terrorizzare e disciplinare al silenzio e al duro lavoro sfruttato, illegale, l’esercito dei disoccupati formato da chi sopravvive ai respingimenti e alle espulsioni.
Inoltre, quello che sta avvenendo, con i governatori delle regioni del Nord d’Italia che si rifiutano di accogliere i profughi e con il consenso elettorale ottenuto dalla Lega di Salvini, dimostra in modo inconfutabile che i profughi servono. Servono, non solo ad ottenere voti, ma servono soprattutto per indicare ai licenziati e agli sfrattati nativi un facile capo espiatorio, servono a legittimare forze razziste e d’estrema destra che storicamente sono utili ai capitalisti nel momento in cui la classe lavoratrice potrebbe organizzarsi per voler riprendersi quello che le spetta.
Si diffonde la notizia fra la classe lavoratrice europea, alla quale in ogni Paese si sta tagliando il salario, la sanità, lo stato sociale, che, per i Paesi europei, i profughi sono un costo troppo elevato da sopportare, e al contempo si organizzano gli amici per contare i soldi che arriveranno proprio grazie agli immigrati, com’è stato evidente in Italia con lo scandalo di Mafia Capitale: un investimento economico e politico molto vantaggioso non solo per le associazioni illegali ma anche per i circuiti legali (chiese, associazioni, onlus) che su di loro fanno affari, con la gestione dei “centri d’accoglienza”, documentazione legate all’immigrazione, ecc...
La vera invasione: quella del capitale!
L’invasione non è certo quella dei migranti che arrivano nei barconi. I 1700 migranti morti dall’inizio dell’anno mentre cercavano di raggiungere l’Italia non ci parlano di un’invasione ma di una tragedia umana che ha come origine il sistema economico nel quale siamo costretti a vivere.
La vera “invasione” sulle proprie vite, la vera barbarie, la incontrano ogni giorno i lavoratori e le lavoratrici licenziati, i disoccupati, chi muore per mancanza di cure mediche, le famiglie sfrattate. Questa guerra quotidiana fatta di tagli ai salari, alla scuola, alla sanità, questa guerra sociale che ci parla di disoccupazione, di violenza, d’inquinamento ambientale, di morti sul lavoro, è condotta contro le masse popolari d’Europa proprio dagli stessi che gridano all’invasione davanti agli occhi smarriti e impauriti dei bambini, delle donne e degli uomini migranti che arrivano dal mare, rischiando la propria vita e quella dei propri figli, lasciando il proprio Paese ridotto allo stremo da guerre, carestie, malattie, dalle devastazioni ambientali provocate dagli interessi delle grandi aziende capitaliste europee e dalle multinazionali. I padroni gridano all’invasione per preparare il loro esercito, per militarizzare le città, per alzare i muri, per prepararsi a difendere le loro casseforti non dalle donne, dagli uomini, dai bambini irakeni, siriani, palestinesi, etiopi, e di tutti quelli provenienti dai Paesi poveri e in guerra che arrivano in Europa disarmati, ma da tutti noi, dalla classe lavoratrice sfruttata e impoverita, dalle masse popolari europee che potrebbero decidere di organizzarsi e respingere l’attacco in corso che, come sta succedendo in Grecia in modo più evidente che altrove, si abbatte sui lavoratori per salvare le banche.
E’ necessario non cadere nel tranello e, alle parole d’ordine razziste della Lega di Matteo Salvini, alle politiche di gestione dell’immigrazione di carattere militare come quella attuata dal governo italiano, è necessario rispondere con le parole d’ordine dell’abbattimento di tutti i muri e di tutte le frontiere, per la solidarietà internazionalista dei popoli contro il capitalismo e la sua barbarie !
La vera “invasione” sulle proprie vite, la vera barbarie, la incontrano ogni giorno i lavoratori e le lavoratrici licenziati, i disoccupati, chi muore per mancanza di cure mediche, le famiglie sfrattate. Questa guerra quotidiana fatta di tagli ai salari, alla scuola, alla sanità, questa guerra sociale che ci parla di disoccupazione, di violenza, d’inquinamento ambientale, di morti sul lavoro, è condotta contro le masse popolari d’Europa proprio dagli stessi che gridano all’invasione davanti agli occhi smarriti e impauriti dei bambini, delle donne e degli uomini migranti che arrivano dal mare, rischiando la propria vita e quella dei propri figli, lasciando il proprio Paese ridotto allo stremo da guerre, carestie, malattie, dalle devastazioni ambientali provocate dagli interessi delle grandi aziende capitaliste europee e dalle multinazionali. I padroni gridano all’invasione per preparare il loro esercito, per militarizzare le città, per alzare i muri, per prepararsi a difendere le loro casseforti non dalle donne, dagli uomini, dai bambini irakeni, siriani, palestinesi, etiopi, e di tutti quelli provenienti dai Paesi poveri e in guerra che arrivano in Europa disarmati, ma da tutti noi, dalla classe lavoratrice sfruttata e impoverita, dalle masse popolari europee che potrebbero decidere di organizzarsi e respingere l’attacco in corso che, come sta succedendo in Grecia in modo più evidente che altrove, si abbatte sui lavoratori per salvare le banche.
E’ necessario non cadere nel tranello e, alle parole d’ordine razziste della Lega di Matteo Salvini, alle politiche di gestione dell’immigrazione di carattere militare come quella attuata dal governo italiano, è necessario rispondere con le parole d’ordine dell’abbattimento di tutti i muri e di tutte le frontiere, per la solidarietà internazionalista dei popoli contro il capitalismo e la sua barbarie !
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