Il sito archeologico delle terme romane è salvo, come lo
skyline intorno alla villa comunale, per ora . L’esito del consiglio comunale di
ieri, dove avrebbe dovuto avere luogo la discussione e la
successiva votazione in merito ai
destini delle terme, ha determinato il ritiro da parte del vicesindaco Francesco Trina delle delibere urbanistiche. Fra esse spiccava la condanna ad oblio definitivo del
sito delle terme romane. Il consiglio
comunale di ieri ha segnato una tappa importante nell’evolversi della consiliatura
Ottaviani e, per certi versi, per la storia della società civile frusinate
. Mai prima d’ora il sindaco era mancato ad un consiglio comunale, mai prima d’ora
centinaia di persone avevano partecipato ai lavori, determinati a non far
passare la condanna morte delle terme romane. Si tratta di due fattori
importanti, il primo afferente alle dinamiche interne al consiglio, l’altro
relativo alla partecipazione politica della cittadinanza. Come detto, mai il
sindaco era mancato, forse aveva fiutato
l’aria non propriamente favorevole. Problemi di salute informava il presidente
del consiglio Franco Lunghi. Sia come
sia, porgiamo gli auguri di una pronta
guarigione al primo cittadino. Ai fatti sulla
poltrona di Ottaviani si è accomodato il vicesindaco Trina giunto anch’egli in ritardo. Inoltre il percorso con cui si è arrivati al ritiro delle delibere
ha denunciato più di qualche crepa nella coesione della maggioranza. Era noto come il gruppo
Frosinone nel cuore non fosse convinto
delle delibere, una carenza di documentazione tecnica non avrebbe permesso ai
consiglieri sodali di Marco Ferrara una valutazione compiuta. La domanda sorge spontanea, per quale motivo
tale documentazione sarebbe risultata sufficiente a tutti i gruppi di
maggioranza tranne che a Frosinone nel cuore? Un eccesso di scrupolo urbanistico da parte di
Ferrara &c., o l’esplicitazione del malumore per la scarsa rappresentanza
in giunta del gruppo e per la bizzarra
rotazione assessorile imposta dal sindaco? Resta il fatto che la proposta di
ritiro è arrivata proprio dai banchi di Frosinone nel cuore, in modo strano per
la verità. Prima Ferrara, ha proposto il ritiro delle delibere “7” e “9”, poi dopo pochi minuti ha coinvolto l’intera
pratica urbanistica. Segno questo di una certa confusione. Per altro, stavolta il soccorso rosso dalla minoranza, con l’eccezione probabile del consigliere
Tucci, non sarebbe arrivato così
massiccio come in altre occasioni. Ciò grazie anche ad un primo prezioso tentativo di connessione fra opposizione
sociale e opposizione politica. Un
altro scricchiolio indicativo è giunto
dalla forza con cui Luigi Benedetti , membro di spicco del cerchio magico
ottavianeo, si è opposto alla volontà del “suo” vicesindaco rispetto alla volontà di accogliere la richiesta di ritiro. Benedetti ha addirittura messo in dubbio la correttezza
istituzionale della decisione di Trina. Un atteggiamento per cui, a meno che non ci si trovi in presenza di uno
strategico gioco delle parti, risulta
evidente una crepa fra il cerchi
magico di Ottaviani ed il sostituto dell’inquisito
Fulvio De Santis. L’altro elemento che ha reso il consiglio comunale di ieri
una tappa storica per la comunità frusinate è stata la grande partecipazione
popolare. Mai si era vista la sala piena
di centinaia di persone, pronte a difendere il patrimonio archeologico, ma
anche culturale e sociale della propria città, dall’assalto della speculazione
fondiaria e finanziaria. Movimenti, associazioni e singoli cittadini, sono finalmente in marcia. Ricordiamo che
il ritiro delle delibere sull’assassinio delle terme romane è il secondo
risultato significativo ottenuto dalla lotta dei movimenti. Segue infatti l’altrettanto importante vittoria che ha determinato il ripristino dei fondi, di provenienza Cassa Depositi e Prestiti, alla sua originaria
finalità: l’ampliamento del museo
archeologico. Finanziamenti che senza la mobilitazione sociale sarebbero stati
impiegati per il nuovo stadio. Siamo forse in presenza di un significativo
cambio di scenario. Di fronte a dinamiche disgregatrici che stanno minando la coesione della maggioranza, si
sta costruendo una opposizione sociale fatta di cittadini più consapevoli,
attivi, coesi, determinati a riprendersi
la propria città per sottrarla alle stantie e venefiche combutte fra potentati
finanziari e loro esecutori amministrativi. E’ giunto il momento di conficcarsi
nelle crepe, scardinare questo
dispositivo perverso. Ma per farlo è necessario continuare nella lotta che non prevede
solo la partecipazione ai consigli comunali o alle manifestazioni di piazza. E’ fondamentale
affiancare a tali azioni momenti di apprendimento e approfondimento delle dinamiche
istituzionali, ma soprattutto di confronto fra tutti i cittadini coinvolti.
Personalmente ricordo momenti aspri nelle riunioni che abbiamo tenuto per
organizzare le attività. Spesso si è sfiorata la rottura. Ma il tutto si è poi
ricomposto nella consapevolezza che se si vuole cambiare veramente la città è
necessario il contributo di tutti. Avanti dunque con fermezza e senza indugi.
La strada da fare è ancora lunga e tortuosa.
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