Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 31 gennaio 2016

Tutto sono, meno che un ingenuo.

Severo Lutrario



Ho anche una memoria decisamente buona e fino a quando mi sorreggerà non c'è alcun pericolo che dimentichi chi, come e quando sulla vicenda dell'acqua ne ha fatte di cotte e di crude.
Non credo alle “folgorazioni sulla via di Damasco” e certe conversioni dell'ultim'ora le imputo a calcoli diversi rispetto ad un “tardivo ravvedimento”.
Ma sono una persona che le cose e le battaglie le fa perché sono giuste e devono portare ad un reale e concreto risultato che cambi sia la qualità della vita delle persone e sia in una qualche misura lo stesso loro modo di pensare.
E' questo che significa fare politica sociale, cioè agire perché la realtà concreta in cui ci è dato vivere si modifichi nella direzione che riteniamo migliore.
Per fare questo bisogna fare i conti con le istituzioni politiche ed amministrative che ci sono ed interagire con queste a prescindere dal giudizio politico ed umano che se ne ha, ed esclusivamente sulla base degli atti concreti posti in campo da queste istituzioni.
A chi si sfoga con il “sono tutti uguali”, “è tutto inutile”, “tanto faranno come al solito” voglio dire che rimandare la difesa di diritti e qualità della vita alla nemesi vendicatrice di una conquista elettorale delle istituzioni o all'assedio del palazzo con i forconi, si scontra con l'esperienza storica.
Banalmente, il momento più alto in cui in Italia la Costituzione materiale si è più avvicinata alla Costituzione repubblicana è stato nel biennio 1969-1970, in cui al governo del paese non c'era nessun rivoluzionario e nessun comitato di salute pubblica, ma nel paese reale i rapporti di forza erano tali da imporre a quelle istituzioni la riforma previdenziale e lo Statuto dei Lavoratori.
Io non sono un bilioso scontento, non sono un arruffapopolo col mal celato desiderio di entrare nelle istituzioni, io sono un rivoluzionario e vivo ogni ingiustizia nei confronti di chiunque come se fosse fatta a me e mi adopero, qui ed ora, per cancellarla.
Non sono nato ieri ma prendo atto che in pratica tutte le parti politiche ed istituzionali fino a ieri complici, silenti, accomodanti con ACEA ATO 5 S.p.A. si dichiarano oggi a favore della risoluzione del contratto.
Questo è il dato di fatto che interessa e lasciamo al gossip politico le baruffe su chi si accoda a chi e sull'entità delle rispettive rogne.
A noi preme e serve “capitalizzare” questa “convergenza astrale” sapendo perfettamente che la partita è tutt'altro che finita e che per giungere all'effettiva risoluzione passeranno mesi e per avere un nuovo gestore passeranno anni in cui quel che si definisce oggi potrà essere rimesso in discussione.
A noi serve che a questo risultato parziale segua il fatto che questo Consiglio Regionale (questo e non un altro futuro, scaturito dai nostri sogni e dalle nostre aspettative) dia attuazione alla legge regionale 5/2014 in modo da scongiurare che ACEA, cacciata dalla finestra, rientri dalla porta.
Per quelli che ritengono inutile tutto questo c'è solo una possibilità: domani, facciamo alle 15.00 (insomma dopo mangiato) forconi alla mano, potete fare un bell'assalto al palazzo d'inverno.

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