Newsletter n° 7 del
Comitato Provinciale Acqua Pubblica di Frosinone
Mentre finalmente i
nostri sindaci sembrano concordi sulla necessità di dare il benservito ad Acea
Ato 5 S.p.A. ed assistiamo ad una generale levata di scudi contro la pretesa di
fusione in un’unica società di coloro che già separatamente così tanti danni
fanno.
Mentre da tre mesi la regione
Lazio, tra bilanci e rimpasti, ha
totalmente accantonato la definizione dei nuovi ambiti di bacino idrografico e le nuove regole di
governo degli stessi.
Mentre in rete e sui giornali c’è
chi si azzuffa in cerca di gloria o di poltrone.
Il governo “innovatore” va avanti
come un treno sfornando decreti sulla base di leggi delega profuse a piene mani da un Parlamento
che ha rinunciato in maniera vergognosa a fare il proprio lavoro.
Tra gli undici decreti sfornati
il 26 gennaio (e che diverranno legge dopo il parere – non vincolante – delle
commissioni parlamentari) c’è quello che definisce il Testo Unico sui servizi
pubblici locali di interesse economico generale, tra i quali rientra il
servizio idrico integrato.
In questa perla di modernità il
modello di gestione ideale qual’è?
Ma proprio quello che ci tocca
subire da quasi tre lustri e per il quale i nostri cari innovatori sono pronti
a fare carte false!
E sapete qual è un indice di
“virtuosità”? (Proprio questo termine viene usato)
Esattamente le fusioni, magari
per incorporazione dei gestori.
Mentre da noi c’è ancora
chi fa dell’acqua un pretesto per risse da cortile e per mediocri interessi
elettorali, governo nazionale e multiutility – che per noi significa ACEA
S.p.A. - procedono di concerto per conseguire il loro obiettivo condiviso:
dividere la gestione dell’acqua in Italia tra le quattro grandi: Acea, A2a, Iren
e Hera, in modo da assicurare a queste società di poter competere in maniera
aggressiva sui mercati mondiali.
Ma non si accontentano solo di
questo.
E’ necessario che, nell’interessa
dei gestori, il trattamento della “merce” acqua sia il più possibile
standardizzato, cioè occorre creare le condizioni perché siano i diversi
territori ad adattarsi ai modelli organizzativi e produttivi dei gestori in
modo da razzionalizzarne i costi.
E dell’interesse dei territori,
del diritto fondamentale di ogni persona all’acqua?
Questo rappresenta solo un
fastidioso accidente, il possibile, accettabile, danno collaterale in
un’operazione di alta finanza!
Questo decreto detta dei tempi
stringenti nel cui orizzonte è ancora possibile intervenire.
Prima che la fessura della
porta venga chiusa è indispensabile che la regione Lazio dia attuazione alla
legge 5/2014.
Se questo avverrà la visione di
una gestione partecipata dalle comunità e dai cittadini sarà salvaguardata, se
non avverrà, nella migliore delle
ipotesi nulla cambierà rispetto alla situazione attuale e se anche arriveremo
alla risoluzione del contratto con ACEA ATO 5 S.p.A., il nuovo gestore sarà
comunque una controllata di ACEA S.p.A.
Non abbiamo mesi, ma, forse,
settimane.
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