Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 2 febbraio 2016

La bidonVILLA post moderna

Luciano Granieri




Nella città più inquinata d’Italia, l’orrido è diventato  categoria estetica imperante. In particolare nella parte bassa di Frosinone, ogni spazio, anche il più  piccolo, deve essere riempito con palazzi, palazzetti, muri, rispettando evidentemente la categoria estetica sopra citata.  L’operazione sta dando i  suoi frutti,  l’omogeneità del quadro urbanistico della città è praticamente assicurato, rispettando rigorosamente l’estetica dell’orrido. 

Ma! Esiste e resiste imperterrito un edificio all’espandersi di questa nouvelle vague urbanistica. E’ la Villa Comunale. La sua armoniosa architettura settecentesca, con la torretta di origine medioevale, fa a cazzotti con l’estetica dell’orrido, inoltre trattasi di luogo pubblico, di proprietà dei cittadini. Quale insulto all’omogeneità urbanistica della città  più inquinata d’Italia, e alla vulgata della giunta guidata dall’azzeccagarbugli abbelatore,  novello Superciuk , per cui  di pubblico, nel paesotto  che lo ha acclamato podestà, non  deve rimanere nemmeno  la più piccola pietruzza.  

Abbattere la Villa COMUNALE PUBBLICA, sarebbe l’ideale, ma per l’acquisizione del consenso è mossa azzardata. Però  per l’abbelatore sindaco di Frosinone (ormai la qualifica di rottamatore è abbondantemente passata di moda),  occultare l’edificio settecentesco abbelandolo con  orrendi capannoni in  pvc si è rivelata la soluzione ideale. E’ dalle feste di Natale che la Villa Comunale è circondata da orrendi capannoni i quali  ne inibiscono la vista ai cittadini. La bidonville post-moderna finalmente contribuisce a ristabilire l’omogeneità urbanistica fondata sull’estetica dell’orrido. L’armonizzazione con le altre brutture della città più inquinata d’Italia è finalmente ristabilita. 

I cittadini s'indignano nel veder deturpata l’unica zona decente della zona  bassa, per altro pubblica e quindi a loro destinata?  Non importa, per l’azzecagarbugli  abbelatore, essere eletti a primo cittadino, non significa avere il mandato per governare Frosinone, ma diventare direttamente proprietario  del  Capoluogo, tanto da  disporne a piacimento come se fosse una dependance di casa sua.

Nella bidonville postmoderna in pvc  pare si terrà il gran ballo in maschera di Carnevale. Un evento di beneficenza i cui proventi andranno alla Comunità di S.Egidio. La classica occasione per consentire ai notabili speculatori  della città, bacino elettorale dell’azzeccagarbugli  abbelatore, di lavarsi la coscienza sfoggiando la loro costosa mise a fronte dell’obolo donato in beneficenza. 

Resiste però  davanti alla sede del Comune in Piazza VI Dicembre, una bidonville meno moderna, diremmo quasi arcaica, tanto da meritare l’appellativo di  “tenda” che non occulta nulla. Li  dentro, non spocchiosi notabili, ma lavoratori, a cui l’azzeccagarbugli abbelatore ha sottratto il posto di lavoro, tanto da indurre qualcuno a tentare il suicidio,  vogliono  tornare in possesso di ciò che gli è stato sottratto per favorire i benefattori della Comunità di S.Egidio. Non chiedono   elemosina, men che meno alla Comunità di S.Egidio,  ma pretendono  la dignità di tornare ad essere cittadini. Quella tenda, se ci fate caso, è  architettonicamente e moralmente,  molto più bella della bidonville postmoderna che abbela la Villa Comunale. 

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