Nella città più inquinata d’Italia, l’orrido è diventato categoria estetica imperante. In particolare
nella parte bassa di Frosinone, ogni spazio, anche il più piccolo, deve essere riempito con palazzi,
palazzetti, muri, rispettando evidentemente la categoria estetica sopra citata.
L’operazione sta dando i suoi frutti, l’omogeneità del quadro
urbanistico della città è praticamente assicurato, rispettando rigorosamente l’estetica
dell’orrido.
Ma! Esiste e resiste imperterrito un edificio all’espandersi di questa nouvelle vague urbanistica. E’ la Villa
Comunale. La sua armoniosa architettura settecentesca, con la torretta di origine
medioevale, fa a cazzotti con l’estetica dell’orrido, inoltre trattasi di luogo
pubblico, di proprietà dei cittadini. Quale insulto all’omogeneità urbanistica della
città più inquinata d’Italia, e alla
vulgata della giunta guidata dall’azzeccagarbugli abbelatore, novello Superciuk , per cui di pubblico, nel paesotto che lo ha acclamato podestà, non deve rimanere nemmeno la più piccola pietruzza.
Abbattere la Villa COMUNALE PUBBLICA, sarebbe
l’ideale, ma per l’acquisizione del consenso è mossa azzardata. Però per l’abbelatore sindaco di Frosinone (ormai
la qualifica di rottamatore è abbondantemente passata di moda), occultare l’edificio settecentesco abbelandolo
con orrendi capannoni in pvc si è rivelata la soluzione ideale. E’
dalle feste di Natale che la Villa Comunale è circondata da orrendi capannoni i
quali ne inibiscono la vista ai cittadini.
La bidonville post-moderna finalmente contribuisce a ristabilire l’omogeneità
urbanistica fondata sull’estetica dell’orrido. L’armonizzazione con le altre
brutture della città più inquinata d’Italia è finalmente ristabilita.
I
cittadini s'indignano nel veder deturpata l’unica zona decente della zona
bassa, per altro pubblica e quindi a
loro destinata? Non importa, per l’azzecagarbugli
abbelatore, essere eletti a primo
cittadino, non significa avere il mandato per governare Frosinone, ma diventare
direttamente proprietario del Capoluogo, tanto da disporne a piacimento come se fosse una dependance di casa sua.
Nella bidonville postmoderna in pvc pare si terrà il gran ballo in maschera di
Carnevale. Un evento di beneficenza i cui proventi andranno alla Comunità di
S.Egidio. La classica occasione per consentire ai notabili speculatori della città, bacino elettorale dell’azzeccagarbugli abbelatore, di lavarsi la coscienza sfoggiando la loro costosa mise a fronte
dell’obolo donato in beneficenza.
Resiste però
davanti alla sede del Comune in Piazza VI Dicembre, una bidonville meno
moderna, diremmo quasi arcaica, tanto da meritare l’appellativo di “tenda” che non occulta nulla. Li dentro, non spocchiosi
notabili, ma lavoratori, a cui l’azzeccagarbugli abbelatore ha sottratto il
posto di lavoro, tanto da indurre qualcuno a tentare il suicidio, vogliono tornare in possesso di ciò che gli è stato
sottratto per favorire i benefattori della Comunità di S.Egidio. Non chiedono elemosina, men che meno alla Comunità di
S.Egidio, ma pretendono la dignità di tornare ad essere cittadini.
Quella tenda, se ci fate caso, è architettonicamente e moralmente, molto più bella della bidonville postmoderna
che abbela la Villa Comunale.
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