Il decreto sui servizi pubblici locali, attuativo della cosiddetta legge Madia di riforma della Pubblica Amministrazione, se approvato nella versione attuale porterà alla cancellazione dell'esito referendario del 2011 e quindi alla definitiva privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni.
Attualmente è all'esame delle Commissioni parlamentari competenti le quali devono esprimere il proprio parere prima che torni al Consiglio dei Ministri per l'approvazione definitiva che deve avvenire entro inizio Agosto.
La discussione nelle Commissioni di Camera e Senato, però, procede molto a rilento.
Ciò rischia di impedire un serio esame del provvedimento e lo svolgimento di un ciclo di audizioni da parte delle realtà interessate.
Così facendo si rischia di arrivare all'espressione di un parere già precostituito.
Inoltre, nei prossimi giorni saranno consegnate al Parlamento centinaia di migliaia di firme a sostegno di una petizione popolare con cui si richiede il ritiro del decreto.
Diviene, dunque, opportuno fare pressione su tutti i parlamentari affinchè si svolga un dibattito reale e approfondito, per richiedere il ritiro del decreto e la sua riscrittura radicale.
Pertanto, il 5, 6, e 7 luglio inviamo tutt* una mail allegando l'analisi delle violazione del referendum e le proposte di modifica del decreto e ribadendo: "NO al decreto Madia sui servizi pubblici, NO alla privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni!"
Di seguito e al seguente link il testo della mail che si propone di inviare ai parlamentari (con allegati gli indirizzari email e gli altri documenti).
OGGETTO: "NO al decreto Madia sui servizi pubblici, NO alla privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni!"
Gentile Parlamentare,
in questi giorni sarà chiamato ad esprimersi sullo schema di decreto legislativo di esercizio di una delle deleghe legislative di cui alla l. n. 124 del 2015 (c.d. Legge Madia) recante “Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale”.
Si tratta di un provvedimento con cui si dichiara esplicitamente la volontà di rilanciare i processi di privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, a partire dal servizio idrico, cancellando definitivamente l'esito referendario del 2011 e violando il principio fissato dalla legge delega (art. 19, comma 1, lett. c) in cui si stabilisce che si deve tenere conto di tale esito.
- si vieta la gestione pubblica dei servizi a rete (tramite azienda speciale e in economia), si rende residuale la gestione "in house" e si favorisce quella privata attraverso la gara (articoli 7, 10 e 33);
- si ripristina l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano abrogato con il 2° quesito referendario (articolo 25);
- si rende possibile la cessione della proprietà delle reti e degli impianti (articolo 9).
Le ricordo, infine, che nei prossimi giorni saranno depositate presso i Presidenti di Camera e Senato centinaia di migliaia di firme a sostegno di una petizione popolare con cui si richiede il ritiro di questo decreto.
Per queste ragioni esigo che:
- si svolga un approfondito dibattito su tale provvedimento nelle Commissioni parlamentari competenti;
- si svolga un serio ciclo di audizioni di tutte le realtà interessate, tra cui il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, tra i promotori dei referendum del 2011;
- si esprima un parere contrario e si ritiri questo decreto che contraddice la volontà popolare e la Costituzione;
- si chieda al Ministro Madia e al Consiglio dei Ministri di riscrivere il decreto secondo le proposte allegate alla presente così da renderlo compatibile con l'esito referendario.
Cordiali saluti.
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