Francesco Notarcola -
Presidente dell’Osservatorio Peppino Impastato e presidente onorario dell’AIPA
Mentre il sindaco e gli assessori si del Capoluogo si
attardano a contare l copie di
Inchiesta-quotidiano che si vendono in Città, l ’ospedale “Fabrizio
Spaziani” marcia, ormai dai tempi del nuovo Atto
aziendale, verso un’inarrestabile declassazione
che umilia gli operatori sanitari che vi lavorano e i cittadini dell’intera
provincia di Frosinone.
La dirigenza della ASL
stupisce sempre di più per la sua
efficienza e per la sua
tempestività. Dopo la macchina per urodinamica per curare
l’incontinenza, ferma da cinque o sei anni, perché non si riesce ad
acquistare le “Linee per il passaggio
dell’acqua”, pur essendoci il parere favorevole del commissario della asl dal mese
dicembre 2015, è ora il turno della
dermatologia.
Com’è noto nell’Atto aziendale della ASL non è prevista una
UOC Unità (Operativi Complessa ) di dermatologia. Il Sindaco di Frosinone, approvando l’Atto,
non ha voluto e saputo difendere nemmeno una specializzazione di cui era
direttore il Presidente del Consiglio
comunale. All’interno del nosocomio “Fabrizio Spaziani” opera, però, un
ambulatorio diretto da due medici.
A questa struttura si
rivolgono ogni anno circa 6.000 cittadini e si realizzano circa 600 interventi di chirurgia
dermatologica. Si gestiscono,inoltre, servizi
importanti: fototerapia per la cura della psoriasi e delle malattie
veneree, ambulatorio medico e chirurgico , cura per gli ustionati, osservazione dei nei, ecc.
Per l’osservazione dei nei
esiste una macchina chiamata “Videodermatoscopio”. Ebbene questo importante strumento di lavoro
e di cura, dal mese di dicembre dello
scorso anno si rompe continuamente. Viene riparato e si rompe. La lista di attesa cresce, circa un anno,
mentre i pazienti aspettano.
Se si considera che, quando la macchina funziona vengono
visitati e diagnosticati 14 pazienti ogni settimana, in 52 settimane le persone interessate ammontano a 728. Se la
macchina non funziona i pazienti si rivolgono altrove con grave danno per le
finanze della ASL e degli stessi pazienti.
Ma a chi conviene cercare di mantenere in funzione un
macchinario che si rompe continuamente e che crea inefficienza e spreco di
denaro e di lavoro professionale? Qualcuno ci guadagna?
Ma non sarebbe opportuno e necessario valorizzare e
rilanciare questa branca di attività visto la mole di lavoro e la richiesta crescente
anche perché da Roma a Caserta
non esistono strutture sanitarie dermatologiche?
Inoltre, sarebbe anche opportuno conoscere a quale struttura
sanitaria sono accreditate le attività ospedaliere svolte dall’ambulatorio
di dermatologia.
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