L’assemblea dei sindaci dall’Ato5 finalmente ha deciso il
destino dell’aumento tariffario per l’erogazione idrica, inerente il periodo
compreso fra il 2016 e il 2019. Dopo le passate interminabili sedute, in cui i
sindaci avevano fatto "ammuina", buttando la palla in tribuna senza decidere alcunché, stavolta il difficile
parto è avvenuto. Una posizione, in merito all’aumento tariffario del 9% più conguaglio da 77,5 milioni preteso da Acea, ha
visto la luce.
L’ultimo minuto dell’ultimo
giorno consentito è’ stata votata la
seguente mozione : Niente aumenti fino a
quando non avrà termine il periodo di messa in mora, precedente la fase di
rescissione contrattuale per inadempienza . Procedura che i sindaci dell’Ato5 decisero di attivare all’unanimità ad inizio anno. Il concetto è
lapalissiano. Se i primi cittadini hanno unanimemente constatato e deciso che Acea è inadempiente
nell’erogazione del servizio, grazie
anche alle risultanze tecniche e gestionali prodotte dalla Segreteria Tecnica
Operativa, è insano concedere un premiante aumento
della tariffa. L’emendamento prevede di
chiedere all’AEEGSI, autorità competente in materia, di concedere la sospensione dell' aumento della tariffa fino a quando Acea
non abbia dimostrato di potersi mettere in regola, o diversamente si verifichino le condizioni per la risoluzione contrattuale.
Una deliberazione sensata che costituisce un minimo sindacale. Infatti come rilevato dal Coordinamento Provinciale Acqua Pubblica, in cambio del servizio scadente offerto da Acea il 50%
della tariffa attuale sarebbe stata una contropartita più che onesta . Dunque
se la soluzione dei sindaci è apparsa almeno sensata, sarà stata votata all’unanimità.
Nemmeno per idea. 15 sindaci si sono
espressi negativamente, 2 si sono astenuti .
Quale forza politica avrà avuto l’ardire
di opporsi ad una soluzione favorevole
ai cittadini e contraria ad una multiutility privata? Sindaci appartenenti ad
uno schieramento espressione della peggiore fronda ultraliberista, strenui difensori degli interessi del
capitale finanziario cinicamente predatorio nei confronti dei cittadini.
Sindaci del Pd.
Infatti la proposta del congelamento degli aumenti è stata
avanzata e approvata da amministratori del centro destra, primo firmatario Nicola
Ottaviani sindaco di Frosinone. I guardiani dem del fortino hanno tentato una strenua difesa dei bastioni di Acea
ammonendo che se non fosse stato concesso almeno un’8% di aumento, il gestore avrebbe potuto impugnare la decisione. “La tariffa è una determinazione tecnica,
dunque i sindaci non possono congelarla. Annullando l’aumento si imbrogliano i
cittadini mettendoli a rischio dell’esborso di pesanti conguagli” Questa è stata la singolare valutazione del
sindaco di Ceprano, Marco Galli. Patetica e pericolosa l’esortazione del
sindaco di Veroli, Simone Cretaro, a rinviare ulteriormente
la decisione, in attesa della conclusione dalla procedura i messa in mora. Una
soluzione del genere avrebbe reso nulla una qualsiasi decisione perché assunta dopo la data del 2 settembre cioè fuori tempo massimo. Inoltre avrebbe permesso ad Acea di confermare il suo
aumento in assenza della deliberazione dei sindaci. L’abbandono dell’aula da parte dei soldatini piddini in forza ad Acea nella fase di
votazione, per far mancare il numero legale, è stata una sorta di “canguro” uscito male.
Di
questi esiti non c’è da meravigliarsi. Il Pd locale è perfettamente in linea
con Pd di Renzi. Nel decreto Sblocca
Italia, varato dal premier gigliato, è
prevista la costituzione di Ato molto estesi, con assemblee formate dai pochi
sindaci i quali hanno semplice diritto di tribuna, evitando così deliberazioni incresciose per le multiutilities private, come quella che l’assemblea dell’Ato5 si è permessa di
votare. Se andrà in porto il decreto Madia, oltre a diventare
impossibile, per un ente pubblico, acquisire la gestione dei servizi pubblici,
acqua compresa, verrà reintrodotta nella
determinazione della tariffa idrica, quella remunerazione del capitale
investito bocciata dal referendum del 2011.
Ancora peggio andrà se passerà
la riforma costituzionale targata
Renzi-Boschi. La quasi assoluta
prerogativa legislativa in capo al Governo, determinata dalla farraginosa
riforma del Parlamento che ne causerà il blocco deliberativo, e l’esercizio dell’interesse
nazionale sui provvedimenti di pertinenza locale che consentirà allo stesso Governo di decidere sopra la testa di
presidenti di Regione , sindaci e cittadini, permetterà all’Esecutivo di
tutelare completamente gli interessi di
Acea e di altre multinazionali, senza impedimenti di origine democratica. Lo svolgimento dell’assemblea dei
sindaci dell’Ato5 mostra come sia
necessario contrastare in ogni maniera le azioni del Pd nazionale e locale, a
cominciare dal referendum costituzionale. Votare No è un doveroso atto di resistenza civile.
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