Sull'onda delle rivoluzioni arabe e della nuova fiammata di lotta di classe in Europa (Grecia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, ecc.) le lotte operaie cominciano a farsi sentire anche nel nostro Paese. I dispensatori di illusioni – dai ministri ai burocrati sindacali – che invitano gli operai ad “aspettare” tempi migliori e li convincono ad accettare accordi che prevedono licenziamenti di massa (magari camuffati dietro la facciata della “mobilità” o della “cassa integrazione straordinaria”), in queste ore hanno trovato la giusta risposta alle loro manovre truffaldine. Mentre Fincantieri ha presentato un piano che prevede più di 2500 licenziamenti e la chiusura degli stabilimenti di Sestri Ponente (Genova) e Castellammare di Stabia (Napoli), cui si aggiunge un drastico ridimensionamento dello stabilimento di Riva Trigoso (Genova), la rabbia operaia non si è fatta attendere.
Castellammare: gli operai occupano il Municipio e bloccano la Statale
Già nella tarda serata di lunedì 23 maggio gli operai del cantiere di Castellammare, a centinaia, hanno assediato la sede del Comune. Nonostante il dispiegamento di poliziotti pronti ad usare i manganelli contro chi rivendica il diritto a un posto di lavoro, decine di operai sono riusciti ad entrare nel municipio e a occupare per diverse ore l’edificio. Gli operai hanno dimostrato di capire perfettamente da che parte stanno i rappresentanti delle istituzioni locali: significativamente, hanno costretto sindaco, capitano dei carabinieri e vicesindaco a restare asserragliati nei loro uffici. Dopo mesi di vuoti proclami e inviti alla calma da parte dei rappresentanti delle istituzioni, oggi gli operai chiedono, giustamente, il conto: è l’espressione di una giusta rabbia contro chi, per mesi, ha dispensato menzogne (e continua a dispensarne: il sindaco ha avuto il coraggio di liquidare la protesta operaia come frutto di "infiltrazioni della camorra”!). La protesta operaia si è poi riversata sulla dtatale sorrentina, dove il traffico è stato bloccato da centinaia di manifestanti per diverse ore.
Già nella tarda serata di lunedì 23 maggio gli operai del cantiere di Castellammare, a centinaia, hanno assediato la sede del Comune. Nonostante il dispiegamento di poliziotti pronti ad usare i manganelli contro chi rivendica il diritto a un posto di lavoro, decine di operai sono riusciti ad entrare nel municipio e a occupare per diverse ore l’edificio. Gli operai hanno dimostrato di capire perfettamente da che parte stanno i rappresentanti delle istituzioni locali: significativamente, hanno costretto sindaco, capitano dei carabinieri e vicesindaco a restare asserragliati nei loro uffici. Dopo mesi di vuoti proclami e inviti alla calma da parte dei rappresentanti delle istituzioni, oggi gli operai chiedono, giustamente, il conto: è l’espressione di una giusta rabbia contro chi, per mesi, ha dispensato menzogne (e continua a dispensarne: il sindaco ha avuto il coraggio di liquidare la protesta operaia come frutto di "infiltrazioni della camorra”!). La protesta operaia si è poi riversata sulla dtatale sorrentina, dove il traffico è stato bloccato da centinaia di manifestanti per diverse ore.
Genova: prefettura sotto assedio!
La giusta rabbia operaia è esplosa anche a Genova dove, martedì mattina, centinaia di operai della Fincantieri hanno rotto le file di un corteo sindacale “istituzionale” – guidato dal sindaco di Genova e da altri rappresentanti delle istituzioni – e hanno cercato di assaltare il palazzo della prefettura, che, per l’occasione, era presidiato dai poliziotti in assetto antisommossa. Un operaio, di fronte ai manganelli della polizia, ha commentato ironicamente: “Ecco l’attenzione dello Stato che abbiamo ricevuto”. Ma gli operai non si sono lasciati intimorire: hanno prima gridato la loro rabbia contro l’amministratore delegato dell’azienda, Giuseppe Bono, e contro il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani. Subito dopo hanno tentato di sfondare il cordone della polizia, rivendicando il loro diritto a un posto di lavoro. La reazione da parte dei poliziotti è stata violenta: alcuni operai sono rimasti feriti. Ma i lavoratori in lotta hanno dimostrato di essere in grado di organizzare l’autodifesa e non si sono lasciati intimorire.
La giusta rabbia operaia è esplosa anche a Genova dove, martedì mattina, centinaia di operai della Fincantieri hanno rotto le file di un corteo sindacale “istituzionale” – guidato dal sindaco di Genova e da altri rappresentanti delle istituzioni – e hanno cercato di assaltare il palazzo della prefettura, che, per l’occasione, era presidiato dai poliziotti in assetto antisommossa. Un operaio, di fronte ai manganelli della polizia, ha commentato ironicamente: “Ecco l’attenzione dello Stato che abbiamo ricevuto”. Ma gli operai non si sono lasciati intimorire: hanno prima gridato la loro rabbia contro l’amministratore delegato dell’azienda, Giuseppe Bono, e contro il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani. Subito dopo hanno tentato di sfondare il cordone della polizia, rivendicando il loro diritto a un posto di lavoro. La reazione da parte dei poliziotti è stata violenta: alcuni operai sono rimasti feriti. Ma i lavoratori in lotta hanno dimostrato di essere in grado di organizzare l’autodifesa e non si sono lasciati intimorire.
Occupazione dell’azienda e controllo operaio: l’unica risposta alla crisi Esprimiamo pieno appoggio alla lotta degli operai del gruppo Fincantieri: una lotta che deve diventare d’esempio per tutti gli operai che oggi rischiano il posto di lavoro. Le promesse da parte di ministri e amministratori, gli accordi al ribasso siglati dai burocrati sindacali e dai loro portaborse (accordi che prevedono ammortizzatori sociali e mobilità), gli inviti alla “calma” e “all’attesa di tempi migliori” ora, anche agli occhi degli operai, si presentano per quello che sono: dei veri e propri imbrogli, utili solo a frammentare e placare le lotte, negli interessi dei profitti dei padroni. Gli operai della Fincantieri oggi dimostrano a tutta la classe lavoratrice come si risponde ai licenziamenti e alla chiusura degli stabilimenti: con la resistenza operaia, con la lotta dura, con la legittima difesa organizzata contro la violenza dei padroni e del loro Stato.
Le direzioni sindacali (della Uilm e della Fim, ma anche quelle della Fiom), dopo aver alimentato illusioni tra i lavoratori e dopo aver prorogato la lotta, oggi annunciano... sole 8 ore di sciopero! Nel momento in cui sarebbe necessario proclamare uno sciopero prolungato in tutti gli stabilimenti del gruppo, con occupazione delle fabbriche, l’annuncio di 8 ore di sciopero appare tragicamente ridicolo. Il 6 giugno è previsto un nuovo incontro tra azienda e sindacati: gli operai hanno in queste ore dimostrato che sono disposti a lottare fino a quel momento. E’ necessario alzare il livello dello scontro: gli scioperi simbolici di poche ore o di una sola giornata, come l’esperienza insegna, possono portare solo a una vittoria per il padrone, con l’imposizione dei licenziamenti.
Le direzioni sindacali (della Uilm e della Fim, ma anche quelle della Fiom), dopo aver alimentato illusioni tra i lavoratori e dopo aver prorogato la lotta, oggi annunciano... sole 8 ore di sciopero! Nel momento in cui sarebbe necessario proclamare uno sciopero prolungato in tutti gli stabilimenti del gruppo, con occupazione delle fabbriche, l’annuncio di 8 ore di sciopero appare tragicamente ridicolo. Il 6 giugno è previsto un nuovo incontro tra azienda e sindacati: gli operai hanno in queste ore dimostrato che sono disposti a lottare fino a quel momento. E’ necessario alzare il livello dello scontro: gli scioperi simbolici di poche ore o di una sola giornata, come l’esperienza insegna, possono portare solo a una vittoria per il padrone, con l’imposizione dei licenziamenti.
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