Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 29 novembre 2011

Iperrealismo

 La "Barbara Frigerio Contemporary Art" mi ha invitato alla mostra di Ilaria Morganti dal titolo "Cars". L'esposizione  si terrà a Milano in Via Fatebenefratelli n.13  dal 1 dicembre 2011 al 5 gennaio 2012.  Quasi sicuramente non potrò esserci, ma  per coloro che si troveranno a Milano in quel periodo e vorranno visitare la mostra il recapito telefonico è 02 36593924. Come è consuetudine la presentazione delle opere di Ilaria è costruita secondo una video clip commentata da un brano musicale. Stavolta ho scelto una sfavillante esecuzione del classico di Miles Davis  "So What"  i musicisti sono  : Wayne Shorter al sax tenore,  Ron Carter al contrabbasso, Tony Williams alla batteria, l' inossidabile Herbie Hancock al piano, e uno straordinario Wallace Rooney alla tromba. Prima della clip pubblico un testo della stessa Ilaria  

Luc Girello.




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Il mio campo di indagine è da sempre il linguaggio della pittura, posto in discussione sul concetto di illusionismo. Ciò che  ho perseguito è stato il procedimento concettuale che l’opera fa scattare nella mente dell’osservatore e non il suo valore in quanto forma. Ho voluto dare il risultato della riflessione sul territorio della conoscenza, relativa alla natura stessa della pittura e di quello che mostra. L’intento della minuziosa pittura utilizzata non è stato quello di portare al suo limite estremo la raffigurazione, ma quello di metterla in discussione nei suoi stessi presupposti. Da un realismo di già misurati risultati (si pensi alle opere di vecchia datazione) sono passata al convenzionalismo dello stesso in termini tecnici, giungendo ad un’astrazione realista. Questo modo di pensare ciò che rappresentano le mie immagini è scaturito dalla riflessione incentrata sull’Iperrealismo, corrente artistica  americana degli anni ’70 quale punto di partenza del mio interesse storico. L’Iperrealismo è situato all’estremità di una linea virtuale entro la quale si trovano tutte le modalità espressive e le possibili configurazioni del “fare pittorico”. Opposta ad essa, nell’altra estremità della linea, è collocata l’astrazione più totale; due forme d’arte, dunque, agli antipodi. Se questa linea fosse ricondotta ad un cerchio, tuttavia, questi antipodi verrebbero a toccarsi, congiunti nel loro essere e nella loro fattispecie. È per questo che  rivendico la natura astratta dell’Iperrealismo e la convenzionalità sistemica dei segni che determinano le figure, a loro volta realiste. I soggetti scelti provengono dalla particolare attenzione su alcuni aspetti della realtà: dettagli  ravvicinati di automobili, spesso in degrado, palloncini neri incatenati l’un l’altro da una rete, lampadine ad incandescenza, palloni usurati dal gioco. Sono tutti particolari di un mondo che parla di passato, a volte in modo anche nostalgico, di cose utilizzate e poi buttate, residui di vita che portano con sé il passaggio umano, tracce indelebili del quotidiano vivere. Il momento più creativo avviene durante lo scatto fotografico, tramite che utilizzo per portare il mondo esterno nel mio studio di pittura, dove elaboro mentalmente e poi visivamente il materiale a disposizione. Non si tratta mai di una semplice copia di una fotografia, ma di una rivisitazione emozionale di ciò che mi attrae e che suscita in me curiosità. Ho una particolare predisposizione ad analizzare il particolare, tanto nella vita quanto nella pittura. È per questo che nei miei quadri ogni piccola fattezza è accuratamente messa a fuoco, potenziata rispetto alla fotografia, che spesso annulla peculiarità importanti. Rendendomi conto, poi, che la realtà dipinta nelle sue dimensioni reali rende l’impatto visivo destabilizzante e che la pittura sembra volersi sostituire alla realtà stessa (anche se i bordi circoscrivono questa sensazione), nelle ultime opere c’è una certa ostinazione nella creazione di immagini su grandi formati. L’arte è diletto, piacere, divertimento; tutto ciò lo ritrovo nella pittura e ancor più nell’idea di vedere il persistere di un’attività manuale rispetto ad un’epoca super-meccanizzata, in cui tutto è tecnologico. 
Ilaria Morganti 

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