Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 8 dicembre 2012

Il ritorno di Berlusconi. Arma di distrazione di massa

Luciano Granieri


Dunque il governo Monti è arrivato al capolinea. Dopo due ore d’incontro  con il Presidente della Repubblica, il Presidente del consiglio ha annunciato che subito dopo l’approvazione delle leggi di bilancio, necessarie per evitare l’esercizio provvisorio, si dimetterà perché considera le dichiarazioni di Angelino Alfano rese in parlamento, alla stessa stregua di una mozione di sfiducia. E’ evidente la volontà di Mario Monti di non voler cuocere sulla graticola delle mattane di Silvio Berlusconi, né vuole consentire al Pdl di basare  la campagna elettorale sulle ultime battute, lacrime e sangue,  del governo dei tecnici. A questo punto è chiaro che presto si andrà al voto, al più tardi agli inizi del marzo prossimo. Contestualmente alla decisione di Monti, Berlusconi ha ratificato ufficialmente  la sua ennesima candidatura a Presidente del Consiglio alla guida del Popolo delle libertà. I sondaggi disastrosi , una preoccupante mollezza dei suoi sottoposti  nel proporre il quarto grado di giudizio nei processi  che lo riguardano, il rischio concreto che la legge sull’incandidabilità  dei condannati potesse arrivare in porto, ha convinto Berlusconi  a tentare ancora una volta la scalata al governo del Paese.  Anche perché le condizioni  esangui dello stato sociale  offrono la formidabile occasione di impostare la campagne elettorale sulla rabbia della gente, sempre più impoverita dai saccheggi imposti dalla troika e dalla Bce. E’ evidente che il cavaliere punta sulla memoria corta degli elettori,  i quali sicuramente avranno dimenticato  che la lettera della BCE è stata recapitata all’allora ministro di Berlusconi Tremonti e non a Monti , e che il Pdl fino a ieri ha votato tutte le norme che hanno distrutto  lo stato sociale. Chi pensa però che la ridiscesa in campo di Berlusconi e le dimissioni di Monti possano costituire un pericolo per la dittatura del capitale finanziario, prende un grosso abbaglio. Il ritorno del cavaliere  è una manna per banchieri e speculatori finanziari.  Lo spauracchio  Berlusconi ha già allertato i partiti riformisti, anestesisti del conflitto sociale. Contro il signore di Arcore è necessario sin da subito organizzare una  risposta adeguata.  Ovvero l’organizzazione di un fronte più o meno favorevole alle politiche del governo Monti.  E la riposta non può che passare attraverso l’alleanza fra Pd e i centristi. Le farneticazioni di Sel contro il governo dei banchieri , e tutte le altre forze della sinistra, cosiddetta alternativa, che si sono apertamente schierate contro l’agenda della Bce, tacciano perchè ancora una volta il nemico da battere è Berlusconi e non le politiche neo liberiste. E’ una situazione emergenziale simile a scenari conseguenti  ad eventi  traumatici come terremoti e altre sciagure, in cui al sorgere di un’urgenza vitale si  deve derogare  a situazioni già definite per percorrere una strada diversa, immediata, che necessariamente deve stravolgere il percorso pianificato .  In questo caso per combattere il pericolo berlusconiano, Bersani dovrà buttare a mare il risultato delle primarie,  l’alleanza con Vendola  e con il Pdci, e assumere come compagni di lotta i centristi di Casini e finanche  Italia futura di Montezemolo. Già alcuni esponenti Piddini di area teodem  si sono espressi a favore di questo esito  .  La ridiscesa in campo di Berlusconi quindi provocherà un consolidamento del fronte pro Monti, e dunque pro banche, depurando i partiti riformisti  da pericolose fronde contrarie al neo liberismo che pure albergano nel grande garage riformista.  Qualcuno potrà obbiettare che a questo ragionamento manca l’ipotesi che il nano di Arcore possa vincere veramente  le elezioni.  La  relativa tranquillità con cui la finanza internazionale ha appreso la notizia della candidatura di Berlusconi,  è il segno certo che nessun analista finanziario crede in una nuova vittoria del Pdl.  Il susseguirsi degli  scandali,  i casi Ruby, Fiorito, Minetti etc. etc., secondo la finanza internazionale, dovrebbero essere macigni sulla strada della rielezione  di Berlusconi. Ma se il  farlocco popolo italiano, come già in passato più volte dimostrato, si facesse abbindolare ancora una volta dalle stregonerie del presidente del Milan eleggendolo di nuovo a capo del Governo?  Niente paura.  Due o tre giorni di tiro al piccione sulle azioni Fininvest, potrebbero essere sufficienti, come già accaduto a disarcionare il malcapitato cavaliere da Palazzo Chigi,  e sancire, questa volta in maniera quasi irreversibile, lo strapotere del capitale finanziario. Quindi non cadiamo nell’ennesima trappola. L’emergenza Berlusconi  è necessaria al  regime capitalista per disarticolare la rabbia popolare veicolandola  verso il sostegno ad un nuovo falso   paladino della giustizia sociale che non avrà  alcuna possibilità di riaffermarsi .  E’ necessario non  farsi distrarre da nuovi-vecchi nemici, ma continuare la lotta contro il potere capitalista vero e unico responsabile della crisi economica e sociale che sta devastando il paese.




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