Dunque il governo Monti è arrivato al capolinea. Dopo due
ore d’incontro con il Presidente della
Repubblica, il Presidente del consiglio ha annunciato che subito dopo
l’approvazione delle leggi di bilancio, necessarie per evitare l’esercizio
provvisorio, si dimetterà perché considera le dichiarazioni di Angelino Alfano
rese in parlamento, alla stessa stregua di una mozione di sfiducia. E’ evidente
la volontà di Mario Monti di non voler cuocere sulla graticola delle mattane di
Silvio Berlusconi, né vuole consentire al Pdl di basare la campagna elettorale sulle ultime battute,
lacrime e sangue, del governo dei
tecnici. A questo punto è chiaro che presto si andrà al voto, al più tardi agli
inizi del marzo prossimo. Contestualmente alla decisione di Monti, Berlusconi
ha ratificato ufficialmente la sua
ennesima candidatura a Presidente del Consiglio alla guida del Popolo delle
libertà. I sondaggi disastrosi , una preoccupante mollezza dei suoi sottoposti nel
proporre il quarto grado di giudizio nei processi che lo riguardano, il rischio concreto che la
legge sull’incandidabilità dei condannati
potesse arrivare in porto, ha convinto Berlusconi a tentare ancora una volta la scalata al
governo del Paese. Anche perché le
condizioni esangui dello stato sociale offrono la formidabile occasione di impostare
la campagne elettorale sulla rabbia della gente, sempre più impoverita dai
saccheggi imposti dalla troika e dalla Bce. E’ evidente che il cavaliere punta
sulla memoria corta degli elettori, i
quali sicuramente avranno dimenticato che
la lettera della BCE è stata recapitata all’allora ministro di Berlusconi
Tremonti e non a Monti , e che il Pdl fino a ieri ha votato tutte le norme che hanno distrutto lo stato sociale. Chi pensa però che la ridiscesa in campo di Berlusconi e le
dimissioni di Monti possano costituire un pericolo per la dittatura del
capitale finanziario, prende un grosso abbaglio. Il ritorno del cavaliere è una manna per banchieri e speculatori
finanziari. Lo spauracchio Berlusconi ha già allertato i partiti
riformisti, anestesisti del conflitto sociale. Contro il signore di Arcore è
necessario sin da subito organizzare una
risposta adeguata. Ovvero
l’organizzazione di un fronte più o meno favorevole alle politiche del governo
Monti. E la riposta non può che passare
attraverso l’alleanza fra Pd e i centristi. Le farneticazioni di Sel contro il
governo dei banchieri , e tutte le altre forze della sinistra, cosiddetta
alternativa, che si sono apertamente schierate contro l’agenda della Bce,
tacciano perchè ancora una volta il nemico da battere è Berlusconi e non le
politiche neo liberiste. E’ una situazione emergenziale simile a scenari
conseguenti ad eventi traumatici come terremoti e altre sciagure,
in cui al sorgere di un’urgenza vitale si
deve derogare a situazioni già definite per percorrere una strada
diversa, immediata, che necessariamente deve stravolgere il percorso pianificato
. In questo caso per combattere il
pericolo berlusconiano, Bersani dovrà buttare a mare il risultato delle
primarie, l’alleanza con Vendola e con il Pdci, e assumere come compagni di
lotta i centristi di Casini e finanche
Italia futura di Montezemolo. Già alcuni esponenti Piddini di area
teodem si sono espressi a favore di questo esito . La
ridiscesa in campo di Berlusconi quindi provocherà un consolidamento del fronte
pro Monti, e dunque pro banche, depurando i partiti riformisti da pericolose fronde contrarie al neo
liberismo che pure albergano nel grande garage riformista. Qualcuno potrà obbiettare che a questo
ragionamento manca l’ipotesi che il nano di Arcore possa vincere veramente le elezioni.
La relativa tranquillità con cui
la finanza internazionale ha appreso la notizia della candidatura di
Berlusconi, è il segno certo che nessun
analista finanziario crede in una nuova vittoria del Pdl. Il susseguirsi degli scandali,
i casi Ruby, Fiorito, Minetti etc. etc., secondo la finanza internazionale,
dovrebbero essere macigni sulla strada della rielezione di Berlusconi. Ma se il farlocco popolo italiano, come già in passato
più volte dimostrato, si facesse abbindolare ancora una volta dalle stregonerie
del presidente del Milan eleggendolo di nuovo a capo del Governo? Niente paura.
Due o tre giorni di tiro al piccione sulle azioni Fininvest, potrebbero
essere sufficienti, come già accaduto a disarcionare il malcapitato cavaliere
da Palazzo Chigi, e sancire, questa
volta in maniera quasi irreversibile, lo strapotere del capitale finanziario.
Quindi non cadiamo nell’ennesima trappola. L’emergenza Berlusconi è necessaria al regime capitalista per disarticolare la
rabbia popolare veicolandola verso il sostegno
ad un nuovo falso paladino della giustizia
sociale che non avrà alcuna possibilità
di riaffermarsi . E’ necessario non farsi distrarre da nuovi-vecchi nemici, ma
continuare la lotta contro il potere capitalista vero e unico responsabile
della crisi economica e sociale che sta devastando il paese.
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