Andrea Cristofaro, Collettivo Ciociaro Anticapitalista
Non so quanti operai dell’Ilva siano andati a votare alle primarie per i vari Bersani, Renzi e compagnia. Temo però che ve ne siano
andati parecchi. E già, perché
nell’Italia del 2012 esiste uno spaccato enorme fra politica e società
civile, e questo in Italia non produce una
rivolta contro il potere, ma produce l’esistenza di due mondo paralleli: uno, nel quale si muore, di fame, di
solitudine, di ingiustizie, di rabbia; e l’altro
nel quale si muore di partecipazione
comparsata, di passività, di rassegnazione. Siamo una società addormentata, nella quale esistono delle sacche di
resistenza, anche molto avanzata,
ma si tratta di sacche isolate a cui la società non si interessa come
dovrebbe: parlo del movimento No Tav, del No Dal
Molin, dei minatori del Sulcis,
della parte di movimento studentesco non controllato dalla Cgil, di
alcune lotte operaie, e poco altro ancora. Come
è possibile che un popolo attaccato
ferocemente dai poteri forti, dalla finanza, dai suoi stessi rappresentanti che siedono in parlamento; un
popolo che si vede togliere giorno
dopo giorno quei diritti che fino a pochi anni fa sembravano una cosa
così naturale che chiunque li avesse messi in
discussione sarebbe stato preso per
pazzo; un popolo che vede il proprio livello di qualità di vita scadere
inesorabilmente verso la fame: come è possibile
dicevo, che questo popolo invece
di scendere in piazza ed andare ad assediare il palazzo del potere, si
metta in fila disciplinatamente per andare a
dare il voto a Renzi o a Bersani, dopo
averlo dato anche a Vendola, Tabacci e Puppato? Come è possibile che
questo popolo magari si metterà in fila,
disciplinatamente, anche per le primarie
del Pdl? Certo che da un popolo che per venti anni si è tenuto Berlusconi ci si può attendere questo e altro, ma la
situazione odierna è ancora più
paradossale: Berlusconi almeno prometteva la luna e la gente gli credeva. Ora invece ci si trova davanti ad un
parlamento che sta apertamente facendo
della macelleria sociale la sua linea politica, in maniera del tutto
trasversale, e i partiti che compongono il
parlamento si candidano a governare l’Italia
anche nella prossima legislatura, promettendo non posti di lavoro o
l'abolizione della tassa sull’immondizia, ma
promettendo la continuazione della macelleria
sociale iniziata con Monti. E’ chiaro che la campagna elettorale prossima ventura non sarà rivolta agli elettori:
questi hanno già avuto il loro momento di gloria e di partecipazione, pagando
anche due euro di biglietto. La campagna
elettorale sarà rivolta al mercato, alle multinazionali, alle lobby
economiche, alle logge massoniche: sarà
semplicemente un continuo rassicurare questi soggetti della propria affidabilità e fedeltà alle ricette
imposte dalla BCE e dal FMI. E le
prossime saranno le elezioni più inutili che si siano mai svolte in Italia: tanto i sondaggi dicono chiaramente
che la prossima maggioranza
parlamentare sarà composta in gran parte dalle persone già presenti
ora in parlamento. La maggior parte delle
poltrone del parlamento ospiterà le stesse
chiappe per altri cinque anni, quindi nessun problema per la rielezione.
E chi non è d’accordo? Ce ne è anche per chi non
è d’accordo. Questo perché evidentemente
non sono bastate agli italiani le esperienze passate costituite da i vari Di Pietro, Berlusconi, Vendola, i
girotondi, i promotori dei referendum
sul maggioritario, soggetti che di volta in volta si presentavano
come i salvatori della patria promettendo
rinnovamento, volti nuovi, un nuovo modo
di fare politica, per lasciare poi tutto come l’avevano trovato, se non
peggio. Anche questa volta ci sono gli
innovatori: da Grillo agli arancioni passando per gli indignati. Grillo si rivolge ai giovani, al popolo
stufo dei partiti, a chi si
indigna per lo stipendio dei parlamentari ma magari non sa cosa è il fiscal compact, e rispetto al piano
industriale di Marchionne non si è
ancora fatta un’idea precisa “perché in fondo Marchionne non ha tutti i
torti”. La strategia di Grillo è
fondamentalmente quella di portare volti nuovi, argomento che basta a convincere una parte del popolo, ma non può
certo bastare a risolvere i grossi
problemi dell’Italia. I secondi, gli arancioni, si rivolgono invece a chi sul fiscal compact ha idee
abbastanza chiare, sa cosa è la
strategia di Marchionne, magari vorrebbe nazionalizzare le banche, l’Ilva o
l’Alcoa, ma propone loro una ricetta che non
prevede radicali cambiamenti nella società.
E si, perchè questa parte di popolo che si è ritrovata senza punti di
riferimento politici e non voterà
Pd-Sel-Pdl-Lega, potrebbe diventare pericolosa,
magari sommata a quell’altra parte di popolo che invece ormai il punto di riferimento politico non lo cerca neanche
più, come quel 52% di siciliani
che non ha votato alle ultime regionali: magari un giorno questi si
alzano e iniziano a ribellarsi al sistema.
Allora cosa c’è di meglio che dare uno
sfogo a questa rabbia repressa, in modo da evitarne l’accumulo fino allo scoppio? In modo da tenerla sotto controllo,
stando attenti a non fare danni allo
stato di cose presenti? Arancioni e M5S rappresentano allora le valvole
di sfogo della rabbia del popolo. Grillo non
permette neanche che i grillini partecipino
alle trasmissioni televisive, forse per paura di ciò che potrebbero
dire, e poi si lamenta dell’oscuramento di cui è
vittima il suo partito: ma il grande
rilievo datogli dai media fino alla vigilia delle primarie la dice lunga
su quanto il suo partito sia utile al disegno
reazionario dei poteri forti. Gli arancioni
sono invece il soggetto partorito da qualche decina di intellettuali
e di giudici, che fino all’altro ieri
frequentavano a pieno agio i comodi ambienti del Pd e di Sel, e molti dei quali hanno tranquillamente
partecipato alle primarie del Pd,
contro il quale vogliono dare a vedere di schierarsi. Il loro programma ancora non si sa, ma molti di loro
parlano di un programma già scritto:
la Costituzione. Penso che si finirà per ottenere un soggetto di sinistra radicalchic privo di radicamento, pronto a
confrontarsi costruttivamente con
la prossima maggioranza di centrosinistra e pronto spesso ad appoggiarne le ricette quando saranno un po’ meno
liberiste della media. Questo
nonostante i diversi operai che hanno partecipato e preso la parola all’assemblea
nazionale del 1 dicembre. Mi sembra sinceramente un’opzione poco
rivoluzionaria, che avrà per di più
l'effetto collaterale della distruzione del partito comunista ad oggi relativamente più grande in
Italia, il Prc. Ma tant’è: qui di rivoluzione non ne parla quasi
nessuno, ma ancora peggio, quasi nessuno
lavora per prepararla questa rivoluzione. E così non ci resta che dover
assistere al triste spettacolo del popolo
oppresso che fa la fila per entrare, pagando il biglietto, nello show organizzato dai suoi stessi oppressori.
Mi viene in mente chi va a fare la
comparsa tra il pubblico dei vari Forum o Ok il prezzo è giusto: con la differenza che probabilmente
questi ultimi vengono pagati, gli
elettori delle primarie invece pagano loro, un anticipo di quanto
pagheranno a causa delle decisioni prese dal
prossimo parlamento, qualunque esso sia.
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